Pensionati che bruciano le lettere con cui il governo annuncia nuovi tagli, uno sciopero generale proclamato per il prossimo 8 dicembre e la sensazione che questa volta una pensione da 34 euro sia davvero troppo poco per chi da sei anni combatte con nuove tasse e prestiti infiniti.
Mentre a giorni sono attesi gli emissari della troika per ridisegnare strategie e analisi sui (mancati?) progressi ellenici, i pensionati greci scendono di nuovo in piazza Syntagma, per protestare contro la riforma Katrugalos che ridefinisce in toto il sistema ellenico del welfare e, quindi, anche l’entità degli assegni mensili. Diecimila pensionati si sono ritrovati nel centro della capitale greca in quella piazza simbolo di crisi e di scioperi per bruciare le lettere con cui il ministro del lavoro Katrugalos, padre della riforma sponsorizzata dalla troika, annuncia il taglio dei contributi previdenziali in busta.
Circa 250mila persone sono toccate da questo nuovo taglio, dopo aver subito altre tre sforbiciate dall’inizio della crisi ad oggi, e con migliaia di pensionati che dopo due anni dalla cessazione dell’attività lavorativa non hanno ancora ricevuto la liquidazione, che presumibilmente sarà come minimo decurtata del 30%. Alla testa dei manifestanti c’è il combattivo presidente della Federazione dei pensionati, Koubouris, incredulo davanti all’ipotesi che un governo di sinistra possa tagliare le pensioni.
Prima di incitare la folla a bruciare le lettere dice al megafono che le pensioni integrative sono diminuite già dell’ 82%, mentre quelle principali del 45%, senza contare che tredicesime e quattordicesime sono ormai abolite. Di contro aumentano senza sosta le spese dei cittadini per servizi essenziali come spesa sociale, salute, prodotti farmaceutici, esami specialistici. Per 250mila beneficiari le riduzioni contenute nella riforma Katrugalos (che pare però non siano ancora sufficienti alla troika) sono in vigore dal giugno scorso.
Tagli che in alcuni fondi hanno raggiunto e superato il 50%. L’assurdo è che ad esempio riguardo all’Eteam, un fondo complementare, dopo il ricalcolo alcuni pensionati percepiscono un assegno di 144,68 euro anziché 511,20. Ma quei 144 euro a causa dei prelievi una tantum o di conteggi su arretrati e conguagli, scendono ulteriormente a 71,50 euro. E non è tutto, perché sui media ellenici troneggia il caso di un pensionato che prende solo 34,75 euro.
La marcia di protesta, seppur pacifica, si è conclusa con il falò simbolico delle lettere fin sotto la sede del ministero del lavoro, con la richiesta avanzata al gabinetto del ministro di un incontro chiarificatore anche di pochi minuti, che però è stato negato dall’esponente di Syriza. Tra l’altro nello stesso dicastero, delicatissimo perché destinatario del 90% delle riforme, al massimo entro la prossima settimana i creditori internazionali torneranno per verificare se i requisiti richiesti ad Atene siano stati rispettati dal governo, che deve subire anche l’attacco delle opposizioni, che invocano a gran voce nuove elezioni per l’inizio del 2017.
Uno scenario su cui si abbatte l’ambigua previsione della Bers (Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo) relativa al tasso di crescita dell’economia greca nella seconda metà del 2016: sarà probabilmente positivo. Per il 2017 il report della Bers prevede che il ritmo del Pil greco raggiungerà il 2%. Un segnale incoraggiante di quest’anno è il positivo contributo degli investimenti fissi alla crescita, osserva la Banca, mentre gli altri componenti dei conti nazionali come i consumi privati, quelli pubblici e le esportazioni nette, fanno segnare nuovamente un picco verso il basso.
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