Del patteggiamento, che arriva in un processo tranche di quello a Mafia Capitale, fa parte anche il pagamento di 250mila euro (pari alla corruzione della quale è accusato) che l’ex capo di gabinetto dell’allora sindaco di Roma, Valter Veltroni, ha messo a disposizione. La decisione è stata presa dalla giudice Flavia Costantini
L’ex componente del tavolo di coordinamento sugli immigrati del Viminale, Luca Odevaine, ha patteggiato una pena a due anni e otto mesi per la vicenda che riguarda i vertici della cooperativa la Cascina accusati, insieme allo stesso Odevaine, di corruzione per l’aggiudicazione di un appalto per la gestione del Centro assistenza richiedenti asilo di Mineo. Del patteggiamento, che arriva in un processo tranche di quello a Mafia Capitale, fa parte anche il pagamento di 250mila euro (pari alla corruzione della quale è accusato) che l’ex capo di gabinetto dell’allora sindaco di Roma, Valter Veltroni, ha messo a disposizione. La decisione è stata presa dalla giudice Flavia Costantini.
Il 7 gennaio scorso, il tribunale di Roma aveva accettato un’altra richiesta di patteggiamento arrivata da quattro ex dirigenti della cooperativa La Cascina nell’ambito della stessa inchiesta. Francesco Ferrara, Domenico Cammisa, Salvatore Menolascina, Carmelo Parabita stanno scontando dai due anni e otto mesi ai due anni e sei mesi di detenzione per aver corrotto Luca Odevaine. Secondo gli inquirenti i quattro avrebbero pagato per ottenere l’appalto per la gestione del Cara di Mineo. Odevaine resta imputato nel maxiprocesso, attualmente in corso nell’aula bunker di Rebibbia, per un episodio di corruzione che vede coinvolto anche Salvatore Buzzi, l’imprenditore delle cooperative romane ritenuto il capo del cosiddetto mondo di mezzo. La difesa di Buzzi ha chiesto di patteggiare ma dalla Procura è sempre arrivato parere negativo.
L’imputato accusato di aver truccato il bando da 100 milioni di euro per la gestione del Cara di Mineo: Odevaine faceva infatti della commissione che avrebbe affidato la gara. La mia parte? Era di 10mila euro al mese anche se la richiesta complessiva era di 20 mila euro. Ma non erano solo per me: mi servivano per le cooperative sociali che presiedevo”, aveva detto davanti ai pm. In pratica Odevaine concordava i bandi di gare con le coop che poi li avrebbero vinti, “vendendo la sua funzione”, essendo in grado – sempre per gli inquirenti – di ritagliarsi “aree di influenza crescenti”. Odevaine ha parlato anche della prima gara d’appalto milionaria per gestire Mineo, una gara che Odevaine racconta senza mezzi termini di avere praticamente truccato. “Il bando – ha detto – era scritto in modo da rendere certa la vittoria dell’Associazione temporanea d’imprese”.