Vale la pena di riepilogare alcune importanti prese di posizione di questi ultimi giorni sul tema degli immigrati, perché esse possono aiutare a sdrammatizzare il problema ed a contrastare le reazioni irrazionali e le posizioni xenofobe ancora malauguratamente diffuse in Italia. Fra le più recenti, il comportamento degli abitanti di Goro – un paesino in provincia di Ferrara – che hanno impedito di accogliere dodici donne, fra cui una incinta, nella struttura individuata dal prefetto. Fra le seconde, oltre ai ripetuti anatemi della Lega, una dichiarazione farneticante dell’onorevole Gasparri che ha invitato alla “disobbedienza civile” i militari impegnati nel soccorso in mare dei migranti.
La dichiarazione più netta è quella di monsignor Bruno Forte, arcivescovo metropolita di Chieti e Vasto: “Rivediamo le definizioni che usiamo dare ai migranti: quella di dividerli in due categorie distinte è una definizione puramente teorica. Dire che esistono i profughi da una parte e i migranti economici dall’altra, non ha senso. Sono tutte persone che scappano, dalla guerra e dalla fame. Non cambia. Fuggono. L’accoglienza perciò è un dovere. E questo vale per tutta l’Europa”.
Lancia un allarme Romano Prodi: “Gli arrivi di migranti non compensano la fuga dei nostri giovani all’estero. Gli italiani residenti all’estero erano 3 milioni e 100mila nel 2006, 4 milioni e 600 mila nel 2015, con un aumento del 50% in 9 anni. Il saldo fra entrate (in Italia) ed uscite (dall’Italia) è negativo”.
Nel libro Tutto quello che vorreste sapere sull’immigrazione, Giampiero Dalla Zuanna e Stefano Allievi sostengono che per evitare in Italia il calo della popolazione in età lavorativa dovrebbero entrare 325mila immigrati l’anno.
Parlano con i numeri Emma Bonino e i Radicali:
– Dei 16 milioni complessivi di migranti, solo 1,3 milioni sono nei 28 paesi della Ue (8,3% in totale, fra cui l’Italia allo 0,7%). Molto più numerosi gli immigrati ospitati da paesi extra UE, in particolare Turchia, Libano e Giordania;
– Sui 500 milioni di abitanti della Ue, solo il 7% è costituito da immigrati;
– I paesi più ostili sono quelli, come l’Ungheria, che hanno il minor numero di immigrati;
– I profughi assistiti in tutta Italia sono attualmente 170 mila, cui si aggiungono 20mila minori;
– I costi complessivi per gli immigrati in Italia, fra sicurezza e assistenza, non superano il 2% della spesa pubblica. In cambio, i contributi dei lavoratori immigrati raggiungono gli 11 miliardi, pari a 640mila pensioni italiane.
Finora, nel 2016, sono morti in mare 3.750 migranti: un pessimo record.
Di fronte a questa tragedia, in cui lo Stato italiano e le autonomie locali, salvo eccezioni, stanno dando una lezione di civiltà e di carità all’Europa, risalta ancora di più lo scarsissimo impegno della Chiesa, al di là delle parole buone di Papa Francesco e delle sue promesse. Fra queste, l’impegno del Papa ad ospitare in ogni parrocchia almeno quattro migranti. Cosa ne è stato? E perché il Vaticano non apre, per questi infelicissimi essere umani, qualcuno dei suoi innumerevoli palazzi vuoti?
Essendo il figlio di Ettore Troilo, fondatore e comandante della Brigata Maiella, nel giugno del 2006 fui invitato a presentare un documentario sulla guerra in Abruzzo. Mi stupì leggere che assieme a me avrebbe presentato il filmato Bruno Forte, arcivescovo metropolita di Chieti e Vasto, che conoscevo solo di nome. Forte fece un intervento splendido, esaltando – assieme a quello dei partigiani della “Maiella” – il coraggio e lo spirito di sacrificio degli abruzzesi nei mesi tremendi della occupazione nazista, dandomi così l’ispirazione per chiedere l’assegnazione di una medaglia d’Oro al popolo abruzzese. Un intervento, il suo, colto e molto “di sinistra”. Alcuni autorevoli amici abruzzesi mi dissero allora che Forte – uno dei più qualificati teologi italiani – era molto stimato in Vaticano, che lo si riteneva destinato ad una folgorante carriera, e che molti lo ritenevano fra i pochi italiani che potessero aspirare al Pontificato. A Forte – nel corso di questi anni – sono stati affidati incarichi importanti, come quello di “segretario speciale del Sinodo delle Famiglie” ma il suo “grado” resta quello di Monsignore e la sua area di influenza quella periferia (senza nulla togliere alla mia provincia di origine) di Chieti e Vasto.
Mentre a Roma impazzano i vari Bertone, con i loro attici sfarzosi, e prevalgono, malgrado le chiacchiere del Papa, le posizioni più arretrate sui temi dei diritti civili, come dimostra la prima uscita del nuovo Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, Monsignor Paglia, che in un libro sul fine vita accusa i sostenitori della eutanasia: vogliono liberarsi dei familiari vecchi e malati.
Grazie, Monsignor Forte, continui così.