Oggi ricorre il 50° anniversario dell’alluvione che sconvolse Firenze, provocando 17 vittime nella sola città e travolgendo uno dei luoghi simbolo della cultura italiana nel mondo, insieme alle sue opere dal valore inestimabile.
“Firenze 66 – Dopo l’alluvione” è un’indagine, vissuta attraverso le testimonianze dirette dei protagonisti, il commento degli esperti e una meticolosa ricerca di immagini e documenti d’archivio, sui segni profondi che la forza distruttrice dell’Arno ha inferto a Firenze e alla vita dei fiorentini, ma è anche il racconto dell’impegno nel recupero del patrimonio che ha fatto della città un cantiere di eccellenza e di innovazione nelle tecniche del restauro, oltre che il ricordo di una delle più grandi manifestazioni di solidarietà e di partecipazione internazionale cui si sia mai assistito nella storia.
Nei giorni della catastrofe furono centinaia di “Angeli del Fango”, giovani volontari poco più che diciottenni, ad accorrere a Firenze da tutto il mondo per contribuire al salvataggio della città e del suo patrimonio culturale, affiancando i fiorentini in un enorme sforzo alimentato dalla solidarietà reciproca. Si trattò a tutti gli effetti della prima grande mobilitazione giovanile spontanea del Dopoguerra, in cui tanti ragazzi, animati da una comune passione per l’arte, superarono i confini e le divisioni della Guerra Fredda per mettere in salvo un patrimonio che ritenevano appartenere a tutta l’umanità. Questo clima di collaborazione e solidarietà internazionale andò avanti anche nella fase di ricostruzione, con una campagna di aiuti che coinvolse numerosi paesi e una titanica opera di recupero e messa in sicurezza del patrimonio che ha segnato la vita della città nei decenni successivi.