Secondo i sindacati di categoria "sono a rischio almeno 20mila posti di lavoro sia nel settore postale che nel finanziario". A Cagliari e Torino dipendenti in corteo e a Palermo sono giunti 30 pullman da tutte le provincie siciliane. A Roma previsto presidio davanti al ministero dell'Economia
Sciopero generale per i lavoratori di Poste italiane, che venerdì 4 novembre incrociano le braccia insieme ai dipendenti della scuola. I sindacati SlpCisl, SlcCgil, FailpCisal, ConfsalCom e UglCom lo hanno proclamato per protestare contro “i rischi di una ulteriore privatizzazione di Poste Italiane e sulle conseguenti ricadute occupazionali: sono a rischio almeno 20mila posti di lavoro sia nel settore postale che nel finanziario”. Sono previste manifestazioni in diverse città. A Roma ci sarà un presidio di fronte al ministero dell’Economia.
“Dopo lo sciopero del 23 maggio scorso in Lombardia, lo sciopero dell’Emilia Romagna, i conflitti di lavoro e gli scioperi degli straordinari in tutte le regioni, a sostegno delle ragioni che hanno portato a questi ultimi mesi di aspra conflittualità, le segreterie nazionali hanno chiesto la mobilitazione nazionale a tutti i dipendenti”, si legge in un volantino sindacale. “La decisione del consiglio dei ministri di quotare in Borsa un ulteriore 29,7% e del conferimento a Cassa Depositi e Prestiti del rimanente 35% del capitale, con l’uscita definitiva del Ministero dell’Economia dall’azionariato dell’azienda, muta completamente gli assetti societari e il controllo pubblico. Una decisione assunta a breve distanza dal primo collocamento azionario di oltre il 30% effettuato ad ottobre 2015″. Secondo le sigle la privatizzazione ha “il solo fine di fare cassa e recuperare qualche miliardo di euro per lenire il debito pubblico, ma non tiene in considerazione il ruolo sociale svolto da Poste Italiane sull’intero territorio. Già ora si assiste ai reiterati interventi di chiusura degli Uffici Postali nelle zone più disagiate e al recapito della corrispondenza a giorni alterni, scelta contestata recentemente dal Parlamento Europeo, compromettendo qualità del servizio offerto e la garanzia del servizio universale”, sottolineano i sindacati polemizzando con una delle scelte del piano industriale della società.
Cagliari, oltre 5oo dipendenti in piazza – Oltre 750 tagli, chiusura di uffici nelle zone più disagiate con limitazioni nel recapito della corrispondenza. In Sardegna il piano di privatizzazione aziendale avrà conseguenze più gravi che nelle altre regioni. A Cagliari sono arrivati, da tutta la Regione, oltre 500 manifestanti. I lavoratori in sciopero chiedono, in particolare, il ritiro del decreto sulla privatizzazione. “Questo provvedimento – ha dichiarato il segretario regionale di Slp-Cisl, Timoteo Baralla – deve avvenire al più presto: il 51% deve restare in mano pubblica, al Tesoro“. Nell’isola, ha aggiunto, “pagheremmo un prezzo altissimo anche per i grandi problemi che riguardano il trasporto e i collegamenti nell’interno”. Secondo Antonello Zedda (Slc-Cgil), “questa privatizzazione è stata programmata in modo sotterraneo, senza dibattito pubblico. Le istituzioni devono capire che la ricaduta sarà molto pesante e che saranno colpiti i cittadini più deboli”. Sinora, secondo fonti sindacali, l’adesione allo sciopero in Sardegna è stata dell’80%: per oggi saranno garantiti solo i servizi relativi a telegrammi, raccomandate e assicurate. I manifestanti hanno protestato sotto il palazzo del Consiglio regionale, ed i rappresentanti sindacali ricevuti dai capigruppo.
Palermo e Torino, cortei “contro la privatizzazione” – Una trentina, secondo gli organizzatori, i pullman arrivati a Palermo da tutte le province oltre ai lavoratori arrivati con mezzi propri. Secondo i sindacati, infatti, “salteranno le attività poco redditizie: dagli uffici postali nei piccoli Comuni al recapito nei piccoli centri”. Sul tappeto anche altre criticità: dalla “disorganizzazione per la quale assai spesso gli utenti ricevono la posta in ritardo ai ritardi ingiustificati nella trasformazione da part time a full time di mille ragazzi”. In Sicilia i dipendenti delle Poste sono oltre 10mila, 140mila in tutta Italia. Manifestano anche i lavoratori postali a Torino, davanti alla sede del Consiglio regionale del Piemonte. L’adesione – secondo i sindacati – è del 60% e sono chiusi moltissimi dei 1.350 uffici postali presenti su tutto il territorio regionale.
“Il Comune e la Città metropolitana di Palermo sono a fianco dei lavoratori di Poste Italiane oggi in sciopero. La scelta dell’azienda di ridurre drasticamente il servizio di recapito della corrispondenza nella nostra città è del tutto incomprensibile. Palermo è l’unica fra i grandi Comuni senza la consegna giornaliera con un taglio del servizio che ne danneggia pesantemente la qualità oltre che determinare gravissime ripercussioni occupazionali”. A dirlo è il sindaco del capoluogo siciliano, Leoluca Orlando.
Liguria, sospeso Consiglio regionale e il presidente incontra i dipendenti – Il governatore ligure Giovanni Toti ha deciso di incontrare una delegazione dei lavoratori di Poste, in sciopero a Genova. Questa mattina i dipendenti genovesi sono scesi in piazza, oltre 400 persone in un corteo che ha attraversato le vie della città e che si concluderà davanti alla Prefettura. I sindacati sono preoccupati per le ricadute occupazionali, in particolare per le province di Genova e Savona.