Sono di origine marchigiana e la distruzione di questi giorni mi tocca nel profondo. Tanti amici sfollati, case lesionate, produttori sul lastrico.
La ricostruzione sarà lunga e faticosa, lo sappiamo tutti. Occorre partire dalla emergenza degli sfollati, poi ricostruire case, scuole, strutture pubbliche e chiese (usando criteri antisismici), ricostruire il tessuto economico e infine cercare di far ripartire il turismo.
Nella ricostruzione, un domani, non dimentichiamo di implementare la mobilità sostenibile. Le Marche ne hanno bisogno, come tutta l’Italia, in particolare il Centro o il Sud, dove è più carente. La gente ha diritto a muoversi senza dover sempre prendere l’auto. Aumentare le linee di bus, aumentare le coincidenze con i treni, aumentare le navette che collegano i luoghi turistici, dare incentivi a chi compra bici elettriche, aumentare le piste ciclabili in pianura e laddove possibile. Darebbe un grande impulso anche al turismo.
La Quadrilatero, la superstrada che ha mangiato terreni fertili, bucato montagne, col solo vantaggio di far risparmiare appena 15 minuti di tempo a chi si vuole recare a Foligno, è costata a Stato, Regione, Province, Camere di Commercio, circa due miliardi. Non sarebbe stato più sensato spendere quei soldi per aumentare le linee di bus, per fare ciclabili, per migliorare ferrovie (e magari mettere a norma antisismica varie strutture)?
Nelle Marche anche prima del sisma c’erano interi paesini scollegati dai mezzi pubblici. Nel mio paese d’origine, Montefano, in provincia di Macerata, d’estate, non c’è una sola linea di bus per arrivare al mare. Montefiore, frazione di Recanati, piccolo e bellissimo borgo medioevale, è scollegato per tre mesi l’anno dal suo comune (che dista 10 km). Chi vuole andare a Recanati, d’estate, ci può andare solo in auto. La linea di bus Ancona-Macerata è attiva solo nei giorni feriali. Di domenica non è prevista nessuna corsa, con buona pace dei turisti. Quando ho sollevato il problema mi è stato risposto: “A che serve? Hanno tutti l’auto!” Quest’estate prima del terremoto, ho provato ad andare ai Monti Sibillini senz’auto: è stato davvero difficile, da Macerata per arrivare a Visso e Ussita, nel cuore del Parco, non ci sono corse la mattina, solo nel pomeriggio: ci vogliono circa tre ore coi mezzi pubblici, mentre una sola ora in auto. La maggior parte dei sentieri del Club alpino italiano (Cai) descritti nella mappa dei Monti Sibillini partono da luoghi raggiungibili solo in auto. Per il futuro, sarebbe bello organizzare insieme al Parco nazionale dei Sibillini e al Cai percorsi che si possano fare anche senz’auto, coinvolgendo le strutture ricettive.
Secondo il rapporto Euromobility 2014 negli ultimi anni in 37 città italiane su 50 l’offerta di trasporto pubblico si è ridotta.
Eppure la ricostruzione è anche questo: puntare a un futuro di mobilità sostenibile, per far rifiorire le Marche e non solo.