Un blitz “antiterrorismo” contro parlamentari del partito pro-curdo, social media bloccati e un’autobomba a Diyarbakir, la più grande città turca a prevalenza curda. Sono le notizie che arrivano questa mattina dalla Turchia e che stanno allarmando le istituzioni europee. Il ministero degli Interni di Ankara ha fatto sapere che alcuni parlamentari del Partito popolare democratico (Hdp) sono stati arrestati. L’ordine d’arresto riguarda i presidenti Selahattin Demirtas (nella foto) e Figen Yuksekdag e altri vertici. In totale sono dodici. Una vera e propria decimazione. 

Dal carcere il leader del partito filo-curdo Demirtas dice che “siamo di fronte a un altro stadio del colpo di Stato civile in corso sotto la guida del governo e del Palazzo (del presidente Recep Tayyip Erdogan, ndr). Io e i miei colleghi continueremo a resistere dovunque e sempre contro questo golpe fuorilegge”. Un “segnale spaventoso sulle condizioni del pluralismo politico in Turchia” afferma il presidente dell’Europarlamento Martin Schulz. Che aggiunge che le ultime iniziative del governo di Ankara “mettono in discussione la sostenibilità delle relazioni tra Ue e Turchia“. “Demirtas, Yuksekdag e gli altri parlamentari del partito Hdp sono dei legittimi e democratici rappresentati della società turca. Inoltre, l’Hdp è il terzo partito per rappresentati eletti nell’assemblea nazionale. Gli ultimi eventi devono essere trattati con urgenza”. Intanto il ministro degli Esteri turco si scaglia contro le reazioni delle istituzioni europee all’arresto degli esponenti dell’Hdp. “Non accettiamo lezioni dall’Europa – dice Mevlut Cavusoglu – in particolare sullo stato di diritto”, accusando tra l’altro diversi Paesi europei di “dare un sostegno molto forte al Pkk” curdo, considerato un’organizzazione terroristica sia dalla Turchia che dall’Ue. Le parole del ministro sono arrivate dopo una sua telefonata all’Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini.

L’arresto dei deputati curdi in Turchia “compromette la democrazia parlamentare in Turchia e rende ancora più tesa la situazione nel sud est del Paese” scrivono in una dichiarazione congiunta, Mogherini e il commissario Johannes Hahn che esprimono la “profonda preoccupazione” dell’Unione europea. Intanto la polizia turca ha respinto con la forza gruppi di manifestanti a Istanbul, nella capitale Ankara e a Diyarbakir che protestavano. Diverse manifestazioni sono inoltre state impedite in tutto il paese.

Arrestato Demirtas, al Fatto disse: “Ci hanno tolto immunità”
Demirtas, intervistato dal Fattoquotidiano.it lo scorso 29 maggio, aveva denunciato la cancellazione dell’immunità per i parlamentari indagati. Alla domanda se avesse paura di essere arrestato il parlamentare rispose: “Nessuno vorrebbe finire dietro le sbarre perché colpevole di perseguire la democrazia, la giustizia, l’uguaglianza e la libertà. Ma se esaminiamo gli ultimi 50 anni di sforzi democratici in Turchia, vediamo che chiunque si sia speso per questa causa ha dovuto pagarne il prezzo. È nella natura di questa lotta e noi continueremo a portarla avanti, pienamente consapevoli di tutto ciò. È inevitabile che qualche volta gli individui, e alcune volte intere comunità, paghino questo prezzo nella ricerca dei diritti, della libertà e dell’uguaglianza”. Il governo turco accusa l’Hdp di essere il braccio politico del fuorilegge Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), ma il movimento politico ha sempre replicato che si tratta di accuse lontane dalla verità: “Siamo certamente un punto di riferimento nella lotta per ottenere i diritti fondamentali a lungo negati al popolo curdo e portare la democrazia in Turchia. Siamo sempre stati dalla parte dei diritti del popolo curdo, una lotta storica”. Demirtas è riuscito a twittare prima di essere portato via dai poliziotti. Considerato l'”Obama curdo” è sempre stato per il presidente Recep Tayyip Erdogan l’avversario più insidioso. Piombato al centro della scena politica nel 2014, conquistando quasi il 10% di voti alle presidenziali, il 43enne ex avvocato per i diritti umani ha saputo sparigliare le carte di un’opposizione stanca e sfiduciata dopo oltre un decennio di batoste nelle urne. Nel suo Hdp, nato dalle ceneri dei vecchi partiti curdi, ha scavalcato i confini etnici, allargando la base elettorale alle minoranze religiose – dagli aleviti ai cristiani – e alle donne, senza trascurare gruppi di sinistra e Lgbt.

L’appello dei portavoce: “Aiutateci”, bloccati i social
Mentre tutto questo accadeva il gruppo di monitoraggio Turkey Blocks ha denunciato che l’accesso ai principali social media è stato bloccato nella notte. Facebook, Twitter e Youtube risultano inaccessibili dall’1.20 ora locale. Restrizioni sono state imposte anche ai servizi di messaggistica di WhatsApp e Instagram, per la prima volta a livello nazionale negli ultimi anni. Secondo Turkey Blocks, l’oscuramento è legato proprio all’arresto dei parlamentari. I social hanno cominciato a tornare alla normalità solo in tarda mattinata. Gli arresti “resteranno come una macchia nera nella storia della Turchia e della politica” dice li portavoce dell’Hdp, Ayhan Bilgen, facendo appello al sostegno dei “circoli democratici, della società civile e dell’opinione pubblica internazionale” in un videomessaggio registrato davanti alla sede centrale del partito ad Ankara, dopo che “è stato impedito alla stampa di venire” per una conferenza stampa, convocata stamani dopo gli arresti. “Non rappresentano solo un golpe, ma anche un tentativo di dividere il Paese. Il Parlamento è stato bombardato un’altra volta” dichiara Sezgin Tanrikulu, deputato del partito socialdemocratico Chp, principale forza di opposizione in Turchia al presidente Recep Tayyip Erdogan. Anche il vice premier del governo regionale del Kurdistan iracheno, Qubad Talabani, condanna i provvedimenti: “La pace e il dialogo sono l’unica strada per superare le divergenze”, prosegue Talabani, figlio dell’ex presidente iracheno Jalal Talabani. 

Autobomba a Diyarbakir, “9 morti e 30 feriti”
Intanto dopo gli arresti un’esplosione si è verificata questa mattina a Diyarbakir, la più grande città turca a prevalenza curda. L’agenzia di stampa privata Dogan afferma che diverse ambulanze sono state inviate sul luogo. La deflagrazione, vicino a un edificio della polizia, sarebbe stata causata da un’autobomba: secondo la Cnn Turk, i feriti potrebbero essere una trentina. “Alcune persone, tra cui poliziotti e civili, sono martiri” dice il ministro della Giustizia di Ankara, Bekir Bozdag, con un’espressione usata in Turchia per indicare le vittime di attacchi terroristici. Secondo il premier Binali Yildirim le vittime sono nove di cui “sei civili”. Come avviene frequentemente in casi simili, l’autorità radiotelevisiva ha imposto una censura sulla notizia. È nel Tribunale di questa città che è stato portato Demirtas. Il giudice ha deciso di convalidare il fermo. Convalidato il fermo anche di Yuksekdag. 

I deputati curdi sono stati fermati grazie all’entrata in vigore della legge che ha rimosso l’immunità parlamentare, per essersi rifiutati di presentarsi spontaneamente davanti ai giudici. “Lo stato d’emergenza è un meccanismo essenziale per sradicare completamente la minaccia posta dai gulenisti. Non possiamo combatterla con nessun altro meccanismo” ha detto in un’intervista a Hurriyet il ministro turco per gli Affari Europei, Omer Celik, suggerendo un’ulteriore estensione dopo la scadenza prevista a gennaio dei 6 mesi già proclamati.

Palazzo Chigi: “Inacettabile uso politico della legge su immunità”
Fonti di Palazzo Chigi rendono noto che il premier Matteo Renzi sta seguendo con grande preoccupazione gli eventi delle ultime ore in Turchia. Le stesse fonti ritengono “inaccettabile il possibile uso politico della nuova legislazione sull’immunità parlamentare”. “Preoccupato per l’arresto stanotte di Demirtas e altri deputati Hdp in Turchia. L’Italia chiede il rispetto dei diritti dell’opposizione parlamentare” è il tweet del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni dopo gli arresti di stanotte dei deputati pro curdi.

Il ministero degli Esteri tedesco ha convocato l’incaricato d’affari turco. “Gli arresti notturni di politici e deputati della partito curdo Hdp sono, dal punto di vista del ministro degli Esteri, un ulteriore drastico aggravamento della situazione”, si afferma nella nota. La “minaccia del terrorismo” e l’affrontare il “tentativo di putsch” “non può servire come giustificazione” per azzittire l’opposizione politica “o addirittura metterla dietro le sbarre”. Centinaia di curdi sono scesi in piazza in varie città della Germania per manifestare. Le proteste sono avvenute in simultanea a Colonia, Essen, Dortmund, Bielefeld, Brema, Münster, Amburgo e Berlino, con gruppi di 100-200 persone. Contro gli arresti hanno alzato la voce anche il leader dei Verdi tedesco e rappresentante della comunità turco-tedesca Cem Özdemir, che ha chiesto alle altre formazioni politiche tedesche di “agire”. “Tutti i partiti rappresentanti al Bundestag – ha detto – devono agire insieme”. Ad Ankara intanto sono stati registrati scontri tra manifestanti e polizia. 

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