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Essere felici non è “tirare avanti”, ma guardare negli occhi la vita

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La felicità, questa sconosciuta! La felicità è un atto politico rivoluzionario. Si può fare politica in mille modi, si può prendere la tessera di un partito e impegnarsi attivamente, si può fare cittadinanza consapevole, ci si può informare, si può andare a votare, e tante altre sfumature che ora non staremo a elencare perché siamo impegnati a essere felici.

Il primo atto politico da fare per avvicinarsi alla felicità è eliminare l’odioso “Si tira avanti”. Bisogna veramente smetterla di rispondere a chi ci chiede come stiamo con questo “Si tira avanti”. Vivere è un’occasione veramente unica, resurrezione permettendo, e già questa unicità dovrebbe darci un brivido.

Quindi consiglio questa sequela di risposte la prossima volta che vi domanderanno “Come stai?”: “Sono felice, felice quasi da stare male, sono felice di avere un sistema nervoso – se avessi un sistema sereno sarei meno felice – sono felice di avere un apparato genitale e sono felice in egual misura che anche gli altri abbiano un apparato genitale; sono felice di muovermi, di respirare; sono felice di guardare negli occhi la vita, sono felice di avere “le pupille gustative”, sono felice di aiutare gli altri, e sono felice anche quando sto male perché ci sono le farmacie, e quando starò malissimo sarò ugualmente felice che finisca per sempre il mio male, il mio dolore, e anche la mia felicità”.

Ora, capisco che ci sono tanti impedimenti alla felicità legati alle ingiustizie sociali, alle guerre, alla miseria, alla malattia e alla crudeltà dell’uomo, ma questo non deve essere un alibi per rinunciare alla felicità, per smettere di lottare. La felicità consiste proprio in questa lotta costante e si può lottare anche eliminando il “si tira avanti”, bisogna iniziare con un si tira “avanticidio”! Avanti non c’è proprio nulla, solo un precipizio. E anche precipitare in fondo è una forma di felicità: è come volare, ma senza ali.

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