Preferisce un caffè o una fugace fellatio? L’ardimentoso progetto bar di monsieur Bradley Charvet dovrebbe vedere la luce entro la fine del 2016. Siamo a Ginevra, Svizzera, e quello che i quotidiani elvetici hanno battezzato, con la raffinatezza che contraddistingue la lingua francofona, ‘cafè pipe’, sorgerà nel ricco centro città. Prezzario: 60 franchi svizzeri per il caffè e 65 per il latte macchiato. Sandwich e qualche pasticcino per accompagnare il servizio al cliente, orari d’apertura dalle 6 del mattino alle 20. L’idea di Charvet, nome fittizio per proteggere la privacy, è stata lanciata qualche mese fa, quando il “café pipe” avrebbe dovuto fornire l’espresso accompagnato da una fellatio. “Cinque, dieci minuti di relax e la giornata parte a meraviglia”, spiegò Charvet a luglio 2016. “Gli studi hanno dimostrato che gli uomini sono molto più efficienti della media al lavoro dopo essere stati “soddisfatti” durante la mattina. Per la Svizzera questa sarebbe un’idea davvero innovativa”.
L’imprenditore svizzero si è voluto rifare agli omologhi locali thailandesi, i cosiddetti BJ Bar di Bangkok; ma se a priori nessun impedimento legale è parso all’inizio essere previsto per l’apertura del locale, proprio in una città come Ginevra che da diversi anni si è messa a fare concorrenza ad Amsterdam in tema di prostituzione ed escort al “chiuso”, durante l’estate la portavoce del Dipartimento di Sicurezza e dell’Economia del cantone ginevrino ha spiegato che “tutte le prestazioni sessuali a pagamento sono vietate negli spazi pubblici ai sensi della legge su ristorazioni e bevande”. E il “cafè pipe” di Charvet ci rientrerebbe in pieno.
“Troppe complicazioni”, avrebbe esclamato l’uomo d’affari svizzero, già al comando del sito www.facegirl.ch, autentica bibbia del sesso in bordelli o abitazioni private situate nel brulicare di stradine che attorniano le sponde del lago di Ginevra e l’imboccatura del Rodano. Ecco allora la nuova virata dell’autunno. Niente più fellatio accoppiata alla tazzina di caffè. Ai clienti del suo futuro bar Charvet fornirà una semplice ma altrettanto intensa seduta masturbatoria. E per non offendere la clientela femminile, pare che sia già partita la richiesta d’acquisto di una decina di signorine robot, probabilmente dall’azienda leader del settore statunitense, Real Doll. “Costano tra i 2mila e i tremila dollari l’una, ma il prezzo per un caffè e un latte macchiato rimarranno identici a quelli lanciati mesi fa”, ha spiegato Charvet. “Certo verrà meno il calore umano di una donna in carne ed ossa, ma se ne guadagnerà in termini di malattie sessualmente trasmissibili”.
“Sarà uno choc culturale non da poco, ma l’idea mi sembra davvero divertente e a suo modo sexy”, ha spiegato la signora Lisa, proprietaria del Venusia, uno dei saloni di massaggio erotico più rinomati di Ginevra, intervistata dal quotidiano Le Matin. Sempre sul giornale svizzero viene riportata una previsione di David Levy, specialista britannico nel campo dell’intelligenza artificiale, autore di “Love and sex with robot”: i rapporti sessuali tra umani e robot saranno comuni in tutti i modi nel 2050. A tutt’oggi, però, confermano gli uffici cantonali, non è stata depositata alcuna domanda per aprire un “café pipe” a Ginevra. Se son rose, comunque, fioriranno.