2013 – Diamo un nome al futuro
Anche la quarta Leopolda arriva alla fine di una campagna per le primarie, questa volta per scegliere il segretario, carica alla quale si candidano anche Cuperlo e Civati. L’edizione è condotta da una deputata, Maria Elena Boschi. Ci sono migliaia di persone, come sempre. E Renzi, galvanizzato e galvanizzatore, attacca più una parte del Pd che il governo al quale i suoi non partecipano. Nel senso che il governo Letta proprio lo ignora. Chiama alla rivoluzione, quella “della
semplicità”. “La vera strada – attacca – è la semplicità: parlare chiaro a tutti, non avere la puzza sotto il naso, parlare di politica in maniera semplice”. Inizia a chiedere riforme, una legge elettorale nuova, in modo che non si facciano più “larghe intese e inciuci”. La ricetta è: riforma del bicameralismo, della giustizia, del Titolo V e del sistema elettorale (che vuole uguale a quello dei sindaci). “E poi facciamo il punto tra un anno”. Ma passano 3 mesi e – dopo aver vinto le primarie di partito – conquista Palazzo Chigi nel modo consegnato alla storia. Berlusconi? Solita risposta: “Qui si parla di futuro”. Frase diventata celebre (e poi molto rinfacciata col senno di poi): “La sinistra che non cambia si chiama destra”. E ancora: “Essere di sinistra non è parlare di lavoro ma è creare un posto di lavoro in più. Credo che sia qualcosa di sinistra se c’è un posto di lavoro in più e non uno in meno”. L’anno dopo il suo governo riformerà l’articolo 18.