Dopo la chiusura dell’inchiesta sul tesoretto nel controsoffitto per Fabrizio Corona arriva un altro guaio. La Guardia di Finanza di Milano ha sequestrato la sua casa in Via de Cristoforis a Milano. Il provvedimento è stato deciso dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Milano che ha accolto la richiesta del procuratore aggiunto Ilda Boccassini e dal pm Paolo Storari, i quali hanno appena chiuso l’inchiesta nei confronti dell’ex agente fotografico per intestazione fittizia di beni, frode fiscale e violazione delle norme patrimoniali in relazione alle misure di prevenzione. Il valore stimato dell’abitazione è di circa 2,5 milioni di euro. Secondo le indagini l’immobile sarebbe stato acquisito e poi intestato a un prestanome con soldi della società fallita dell’ex re dei paparazzi. 

Corona è tornato in carcere meno di un mese fa con l’accusa di intestazione fittizia di beni mentre era in affidamento in prova ai servizi sociali. Nell’avviso di conclusione indagini gli sono state contestate anche altre due nuove accuse: la frode fiscale e la violazione delle norme patrimoniali relative alla misure di prevenzione. Inoltre, secondo quanto riporta l’Ansa, alcuni dei “clienti” dell’ex ‘fotografo dei vip’, tra cui titolari di discoteche e locali notturni, avrebbero escluso a verbale di aver pagato in nero e cash Corona per le sue serate. Questa è la versione difensiva con cui l’ex agente fotografico ha spiegato quel mare di soldi, quasi 3 milioni di euro in contanti, trovati in un controsoffitto e in dei conti in Austria.

Lo scorso 10 ottobre, erano stati sequestrati oltre 1,7 milioni di euro in contanti trovati nel controsoffitto di una casa intestata a Francesca Persi, sua storica collaboratrice (anche per lei la Procura ha chiuso l’inchiesta), formalmente titolare dell’agenzia Atena, che si occupa di promozione e eventi, ma, secondo l’accusa, presunta “prestanome” di Corona. Quei soldi, stando agli atti dell’indagine, sono un importo di “entità doppia” rispetto “all’ammontare dei redditi netti risultanti dalle dichiarazioni Irpef” “negli ultimi nove anni”.

Corona si è sempre difeso, sia davanti al gip Paolo Guidi che davanti al Riesame che ha confermato la misura cautelare, sostenendo che quei contanti e anche quelli depositati su due conti in Austria, e portati da Persi con un’attività’ di “spallonaggio”, sono soldi guadagnati in modo lecito – il presunto ‘nero’ delle sue serate nei locali – sui quali non ha pagato le tasse, ma è ancora in tempo per farlo. Alcuni titolari di locali, però, sentiti dagli inquirenti, lo avrebbero smentito sul punto. Nell’atto di chiusura, assieme all’intestazione fittizia di beni, gli è stata contestata anche la “sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte” e la violazione di alcune norme sulle misure di prevenzione a cui era sottoposto. Per lui l’8 novembre, infine, è fissata anche l’udienza davanti al Tribunale di Sorveglianza che dovrà decidere se revocare o meno l’affidamento in prova ai servizi sociali che gli era stato concesso nell’estate del 2015.

Proprio sulla questione affidamento è intervenuto Don Mazzi, che lo aveva accolto quando gli era stata concessa la misura alternativa: “Corona caro, prima di tutto non venire da me perché sono troppo buono e mi hai fregato” ha scritto il sacerdote a Corona, come ha rivelato lo stesso fondatore della Fondazione Exodus intervistato nel corso di una trasmissione di RTL 102.5. “Più che pentito per averlo accolto, mi sono arrabbiato – ha spiegato Don Mazzi – mi pare di essere stato imbrogliato. Forse peccando di superbia ero convinto che non avesse voglia di fregarmi e invece, forse, c’è stato un periodo in cui si è convinto di non fregarmi, ma dopo è venuto fuori ancora il Corona. Io sono arrabbiato che sia in galera – ha proseguito – la galera a Corona e a persone così non serve, bisogna che trovi un altro luogo e, soprattutto, un po’ più di pazienza, è stato troppo poco con me”. “Intanto ho detto che si cerchi un altro, che Don Mazzi ha da fare – ha concluso – io sono apertissimo a dieci casi anche peggiori di lui, perché Corona è in effetti un caso mass-mediatico, ma non avete idea di che casi ho seguito e che sto seguendo e cosa ho nelle mie comunità, perché forse sono diventato l’unico prete che ancora prende questi casi”.

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