Sogesid, controllata dal ministero dell'Economia, deriva l'80% dei ricavi da quello guidato da Gianluca Galletti, a cui offre "supporto e assistenza tecnica". Incassando fino a 700 euro per ogni giorno di lavoro dei suoi esperti. Lo scorso anno l'ad Staderini ha approfittato degli sgravi per aumentare i dipendenti stabili del 446%. Sullo sfondo la censura della Corte dei Conti e le indagini sugli ex vertici per interventi ambientali mai realizzati
Alla faccia della “amministrazione sobria”. C’è una società pubblica, la Sogesid, interamente controllata dal ministero del Tesoro e dal 2007 braccio operativo di quello dell’Ambiente, che lo scorso anno ha assunto 353 persone vedendo aumentare i propri dipendenti a tempo indeterminato, al netto di alcuni pensionamenti, del 446%: da 81 a 443. A che cosa serve quell’esercito di impiegati? A tappare i buchi dell’organico del dicastero guidato da Gian Luca Galletti, che per il loro “supporto” e la loro “assistenza tecnica” in settori che vanno dalle bonifiche alla tutela delle risorse idriche, passando per la gestione dei rifiuti e il dissesto idrogeologico, arriva a pagare fino a 700 euro al giorno a persona. Questo nonostante le ripetute censure della Corte dei Conti sull’abitudine del ministero di aggirare il blocco delle assunzioni ricorrendo a costoso personale esterno. Nel 2015 Sogesid ha incassato per questa via più di 13 milioni, l’80% dei suoi ricavi. Non è comunque bastato per risollevarne il risultato operativo, negativo per 191mila euro, mentre l’utile di esercizio di 216mila euro è stato determinato interamente da proventi finanziari. Ciliegina sulla torta, l’ex numero uno di Sogesid, l’ex direttore generale e un ex manager sono finiti nel registro degli indagati nell’ambito dell’inchiesta su una bonifica mai realizzata. Intanto, come dimostra un recente rapporto, i lavori di risanamento delle grandi aree contaminate in giro per l’Italia restano in alto mare.
La convenzione con Galletti: fino a 700 euro al giorno per un esperto di Sogesid – Nell’agosto 2014, per scelta di Galletti, al vertice della società è stato nominato Marco Staderini, ex ad della romana Acea ed ex consigliere della Rai e delle Fs, vicino al leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini. Sotto la gestione dell’ingegner Staderini, che guadagna 111mila euro l’anno come compenso fisso più un premio variabile fino a 36mila euro in caso di “raggiungimento integrale degli obiettivi annuali”, Sogesid ha firmato con lo stesso Galletti una nuova, ricca convenzione quadro. Gli estremi li descrive la Corte dei Conti nella relazione sulla gestione finanziaria dell’azienda depositata il 21 aprile 2016: “Il costo del personale adibito ad attività di supporto delle direzioni generali del ministero, anziché essere meramente rimborsato secondo il criterio adottato in passato del ribaltamento dei costi, sarà invece liquidato sotto forma di compensi orari, (…) secondo tariffe convenzionali che vanno da 171,92 euro per giornata per un addetto esecutivo a 695,68 per un esperto senior (laureato con oltre 20 anni di esperienza). A tali somme si aggiunge una percentuale di spese generali“. E l’Iva.
La Corte dei Conti: “Mezzo improprio per far fronte a problemi di organico” – Insomma, il ministero, nonostante i 600 dipendenti in organico, ha evidentemente assoluto bisogno del supporto degli esperti di Sogesid. Che del resto, come rivendica il numero uno nella relazione sulla gestione dello scorso esercizio, è un “router tecnico attendibile e qualificato nel processo di transizione del Paese dalla brown economy alla green economy”. Galletti ha per questo deciso di ignorare un precedente richiamo dei magistrati contabili, che in una determina su Sogesid datata maggio 2014 scrivevano: “Talvolta gli oggetti degli incarichi corrispondono a mansioni interne all’organizzazione o attinenti all’ordinario svolgimento dei compiti istituzionali del ministero dell’Ambiente, traducendosi in sostanza in un mezzo improprio per far fronte a problemi di organico“. E ancora: “Le convenzioni per tali attività di supporto agli uffici del Ministero costituiscono un anomalo fattore di aggravamento dei costi del personale per esigenze cui il ministero dell’Ambiente dovrebbe far fronte mediante il proprio organico”. Sogesid, dal canto suo, davanti alle nuove lucrative tariffe che le vengono riconosciute per mettere a disposizione i suoi addetti ha pensato bene di assumerne qualcuno in più.
Quelle 350 assunzioni. Ma a tutele crescenti: “Così meno rischi per l’azienda” – Il caso ha voluto che proprio nel 2015 entrassero in vigore il Jobs Act e gli sgravi contributivi per le assunzioni a tempo indeterminato. “Si è pertanto provveduto”, si legge
Interpellato da ilfattoquotidiano.it, Staderini ha rivendicato che “sono stati fatti concorsi con commissioni esterne e che i nuovi assunti lavorano non solo per il ministero ma anche “per altre realtà, per esempio le Regioni, e fanno attività all’estero sempre in tema ambientale, perché all’Italia sono riconosciute grandi capacità tecniche in questo campo”. Che tipo di attività? “Iniziative sulla gestione del ciclo idrico e delle bonifiche, progettazione preliminare, pianificazione…”. Quanto alla convenzione con il ministero, “non ha comportato incrementi dei compensi, si è solo stabilito di riconoscere un costo giornaliero in base allo stipendio medio delle varie fasce retributive del contratto per il settore gas-acqua. In ogni caso per noi non ci sono margini di utile, visto che siamo una società in house”.
Spese per il personale su del 54%. E risultato operativo a -191mila euro – Resta il fatto che con il boom dei dipendenti le spese per il personale sono lievitate a 13,7 milioni di euro contro gli 8,9 milioni del 2014 (+54%). Altri 200mila euro sono stati accantonati per “future premialità da erogare al personale”. E la spending review imposta alle partecipate pubbliche dal decreto 66 del 2014 (quello che ha introdotto il bonus Irpef di 80 euro)? Grazie all’aumento del valore della produzione e al miglioramento del risultato operativo, che è rimasto comunque negativo per 191mila euro ma l’anno prima era addirittura a -6,2 milioni, Sogesid ha potuto autoridursi gli obiettivi di risparmio. E invece che ridurre i costi di 969mila euro si è limitata a 747mila euro.
L’ex numero uno indagato per presunta truffa in una bonifica. L’ex dg coinvolto in un’altra inchiesta – Ben 10,8 milioni sono stati comunque spesi, lo scorso anno, per prestazioni professionali e servizi specialistici. Tra i numerosi consulenti, come sottolineato in un’interrogazione parlamentare della senatrice Paola Nugnes firmata da altri dieci parlamentari pentastellati, c’era fino al 2014 anche Gianfranco Mascazzini, dal 2007 al 2010 direttore generale dell’Ambiente, a processo per la mancata bonifica dell’area dell’ex Italsider di Bagnoli e indagato per una presunta truffa ai danni dello Stato per la finta bonifica della laguna di Grado e Marano, in Friuli Venezia Giulia, dove secondo la procura di Roma nel 2002 era stata dichiarata una inesistente emergenza ambientale (che era invece limitata all’area dell’ex Caffaro di Torviscosa, in provincia di Udine). Insieme a lui sono stati iscritti nel registro degli indagati anche Vincenzo Assenza, fino al 2014 presidente e amministratore delegato di Sogesid, e l’ex direttore generale Fausto Melli. Melli e l’ex membro del cda Luciano Capobianco sono stati coinvolti anche nell’inchiesta sulle irregolarità nello smaltimento dei rifiuti pericolosi e nella bonifica dell’area ex Sisas, tra Pioltello e Rodano in provincia di Milano. Melli, essendo coinvolto in un processo penale per motivi attinenti allo svolgimento delle sue funzioni, ha dato le dimissioni.
Bonifiche in alto mare: avanzamento dei lavori inferiore al 20% – Dal 2011 Sogesid è “soggetto attuatore degli interventi di bonifica dei siti inquinati”. Come emerge dal bilancio 2015, ha lavori in corso nei siti di interesse nazionale (Sin) di Campania, Puglia e Lombardia, mentre in passato ha redatto progetti per quelli di Orbetello, Piombino, La Spezia e Livorno, Marano e Grado (quello finito nel mirino della magistratura). Per valutare i risultati raggiunti viene in soccorso un recentissimo rapporto di Confindustria: ne emerge che sui 39 “siti di interesse nazionale”, cioè le grandi aree contaminate italiane in attesa di risanamento, escludendo quello di Casale Monferrato lo stato di avanzamento dei lavori è inferiore al 20% “a fronte di un’area contaminata di circa il 60% per cui è stato attuato il piano di caratterizzazione”, cioè il primo livello di analisti dei terreni, che precede il progetto vero e proprio.
Rispetto alle 353 tra assunzioni e stabilizzazioni fatte nel 2015, è lo stesso Staderini nella sua Relazione sulla gestione a spiegare che l’infornata è stata resa possibile “con l’entrata in vigore del Job Act L.183/2014 e la successiva legge di Stabilità del 2015”. Entrando nel merito, nella sua lettera Staderini invita chi scrive a “confrontare i dati correttamente”. Sostenendo che prima dell’infornata che ha fatto aumentare del 446% i contratti di lavoro a tempo indeterminato “le risorse specialistiche necessarie per garantire lo stesso livello di servizio avevano contratti di natura diversa”. Ebbene, guardiamo ancora i dati contenuti nella Relazione firmata dal presidente e amministratore delegato, che supponiamo siano corretti: al 31/12/2014 i contratti a tempo determinato erano solo 59. La stessa relazione spiega che tra i 353 assunti in pianta stabile ci sono 115 i lavoratori che erano stati “già selezionati con procedure concorsuali e che svolgevano attività di collaborazione a progetto o di natura professionale” e l’anno scorso sono stati stabilizzati. Gli altri sono stati assunti ex novo, ovviamente dopo un concorso. A questo proposito Staderini rivendica che le selezioni pubbliche sono state così “ben condotte che non hanno causato alcun ricorso amministrativo”. Per la precisione, va detto che sempre nel documento a sua firma si legge che “si è avuto un solo ricorso avverso i risultati delle selezioni”. L’altro confronto che Staderini invita a fare riguarda i costi per consulenze e altre tipologie di contratti, che presumibilmente avrebbero dovuto ridursi di molto visto il travaso degli ex collaboratori tra i lavoratori stabili. Ma le spese sostenute per l’acquisizione di servizi sono calate, tra 2014 e 2015, solo di un milione di euro, a fronte dell’aumento del 54% delle spese per il personale.
Non merita commenti l’inciso in cui si allude al fatto che chi scrive “non sembra aver avuto problemi di precariato”.
Passiamo agli obiettivi di risparmio richiesti dal decreto 66/2014: anche in questo caso è la stessa relazione sulla gestione 2015 a dare conto del fatto che “per effetto della crescita del valore della produzione 2015 (…) la società rientra nella fattispecie prevista dal comma 7-bis dell’art. 20” dello stesso decreto, stando al quale “in caso di incremento del valore della produzione almeno pari al 10 per cento rispetto all’anno 2013, le società di cui al comma 1 possono realizzare gli obiettivi del presente articolo con modalità alternative, purché tali da determinare un miglioramento del risultato operativo”. Di conseguenza Sogesid ha potuto ridurre i costi operativi di soli 747.716 euro contro i 969.614 euro imposti dal comma 1 dell’articolo 20 del decreto.
Quanto al ruolo della società negli interventi preliminari alla messa in sicurezza dei Siti di interesse nazionale ai fini della bonifica, Sogesid è stato soggetto attuatore o esecutore di attività relative ad alcune delle zone inquinate più problematiche d’Italia: da Brindisi a Taranto, da Napoli a Livorno alle aree del bresciano contaminate dalla Caffaro. Passando per la laguna di Grado e Marano, sul cui piano di risanamento è in corso un’inchiesta che coinvolge anche il predecessore di Staderini.
Prendiamo atto, infine, che secondo l’ingegner Staderini riferire – senza alcun commento – a quanto ammonta lo stipendio dei vertici di una società pubblica costituisce “facile scandalismo”.