Assessore o assessora? Consigliere o consigliera? Dopo le battaglie della presidente della Camera Laura Boldrini nei palazzi romani, il dibattito sulla declinazione al femminile delle cariche istituzionali sbarca a Palazzo Marino, sede del comune di Milano. E finisce per fare litigare soprattutto loro, le donne. Che si scontrano dal fronte del “chissenefrega, ci sono cose più importanti” a quello del classico “la forma è sostanza”. Aula delle commissioni consiliari, che per l’occasione ne ospita due in seduta congiunta: Pari opportunità e Affari costituzionali. Tema: “Linguaggio di genere nelle istituzioni”, ovvero come modificare statuto comunale e regolamenti in modo da tener conto di evoluzioni nel parlato peraltro già sdoganate dall’Accademia della Crusca.

Svolgimento. Parte Silvia Sardone di Forza Italia: “Chiamatemi come volete, a me non interessa. Chiedo però di risparmiare i soldi per modificare i documenti che mi riguardano e la targa fuori dal mio ufficio, perché non credo che ai cittadini interessi che noi discutiamo di ‘consigliera’ o ‘sindaca’ coi loro soldi. Potevamo risparmiare 2.500 euro per una seduta su questo tema. Questa è solo propaganda e ideologia”. Mugugni in aula, qualche botta e risposta con le consigliere della maggioranza di centrosinistra. Rilancia Patrizia Bedori del M5S, che insieme al collega Simone Sollazzo decide di abbandonare la seduta: “Non ci sembra affatto normale né rispettoso nei confronti dei cittadini che 22 persone vengano fatte riunire e quindi pagate con un gettone di circa 120 euro lordi per discutere per ore di quello che è già un diritto. Le commissioni dovrebbero riunirsi per discutere dei problemi della città e dei milanesi e per trovarvi una soluzione, non per rispondere a quelle che sono questioni solo politiche o, peggio ancora, personali di singoli consiglieri, anzi singole consigliere. Sarebbe stato più semplice ed economico fare una delibera di giunta sul tema”. Ragioni che spingono Bedori e Sollazzo ad andarsene, rinunciando al gettone di presenza. A quel punto salta fuori la leghista Silvia Molteni a proporre che “tutti i consiglieri rinuncino al gettone di presenza”. Ogni tanto tocca a qualche consigliere uomo dire la sua, come al direttore di Tempi Luigi Amicone (Forza Italia): “Sbagliato imporre un vocabolario politicamente corretto, ma la democrazia ha i suoi costi”. Oppure Matteo Forte di Milano Popolare, che mette sul tavolo un’altra riflessione: “Mentre si chiedono titoli al femminile per sottolineare le differenze, in altri atti come le unioni civili le differenze si cancellano”.

Compatte le donne del Pd: “Questa commissione ha tutta la dignità per riunirsi – sostiene Simonetta D’Amico -. Il linguaggio è importante e le idee passano anche attraverso l’uso delle parole”. E Diana De Marchi, presidente della commissione Pari opportunità: “La proposta concreta è di cambiare il regolamento e lo statuto del comune per inserire un linguaggio più consono perché la forma è sostanza, come certificato anche dall’Accademia della Crusca”. Per poi stuzzicare gli esponenti del M5S: “Il numero di gettoni percepiti per le commissioni ha un limite mensile – dice De Marchi – quindi rinunciare a un gettone non cambia quanto ci si ritrova in busta”. All’indomani dei litigi interviene pure Anita Sonego, l’ex consigliera della lista Sinistra per Pisapia che ha preceduto De Marchi alla presidenza delle Pari Opportunità: “Io avevo proposto di affrontare la questione con modifiche a livello amministrativo. Non c’è bisogno di discuterne per ore in commissione. Tanto più che lo statuto che ora si vuole modificare è stato approvato dalla maggioranza di centrosinistra negli ultimi mesi della scorsa consigliatura”.

Ah, prima che la disputa cominciasse, in aula c’è stato tempo per la relazione introduttiva di Marina Cosi dell’associazione di giornaliste Giulia, esperta sul tema del linguaggio di genere. E qui ne è venuta fuori una bella bocciatura alla vicesindaca Anna Scavuzzo e alle colleghe di giunta Roberta Cocco e Roberta Guaineri. Come sono le loro biografie sul sito del comune? Con le qualifiche non declinate al femminile, errore da matita blu.

@gigi_gno

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