Israele accoglie con soddisfazione l’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca. Dopo le tensioni degli ultimi mesi con Washington e soprattutto con Barack Obama, Benyamin Netanyahu ha espresso soddisfazione per il risultato del voto. Trump “è un amico sincero dello stato di Israele. Agiremo insieme per portare avanti la sicurezza, la stabilità e la pace nella nostra regione”, ha detto il premier israeliano. “Il forte legame tra Usa e Israele si basa su valori, interessi e destino comuni. Sono sicuro che Trump ed io – ha concluso – continueremo a rafforzare l’alleanza speciale tra i due Paesi e la eleveremo a nuove vette”. Cime che non erano state toccate con la precedente amministrazione: il capo del governo israeliano si era scontrato diverse volte con l’ex presidente Usa. L’ultimo motivo di tensione era stato il discorso che Netanyahu aveva tenuto al congresso Usa senza che Obama fosse presente.
“E’ finita l’era dello Stato palestinese”, ha commentato Naftali Bennett, ministro dell’Educazione e leader del partito di destra religiosa ‘Focolare ebraico‘, movimento dei coloni. “La sua vittoria – ha aggiunto – è una formidabile occasione di Israele per annunciare l’immediata revoca del concetto di uno Stato palestinese nel cuore della nostra terra, che va direttamente contro la nostra sicurezza contro la giustezza della nostra causa”. “Questa – ha proseguito Bennett- è la concezione del presidente eletto così come compare nel suo programma politico e di sicuro deve essere la sua politica”.
Anche il sindaco di Gerusalemme Nir Barkat ha salutato l’elezione a presidente del magnate americano, augurando che il neo-presidente Usa “trasferisca l’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme“, come promesso in campagna elettorale.
Ma da Israele si alzano anche altre voci. “È la prosecuzione di uno Tsunami sociale, economico e di governo visto in molti paesi e che porterà cambiamenti anche in Israele”. Ha detto il leader dell’opposizione israeliana, il laburista Isaac Herzog per il quale “le elezioni Usa sono il seguito di una tendenza mondiale di disgusto delle vecchie élite di governo ed esprimono la volontà di un cambiamento netto e chiaro”.