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Elezioni Usa 2016, il trionfo di Trump e la fine del politically correct

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Ha vinto l’imprevedibile e l’imprevisto, compreso l’elettorato che ha votato Trump contro eserciti di esperti, opinion leader, sondaggisti e le loro previsioni in netta controtendenza rispetto al sentire del famoso the people, la gente cosiddetta comune. Il nobel Paul Krugman, nel suo editoriale sul New York Times di oggi titolato Questo nostro paese sconosciuto, ammette senza mezzi termini d’aver sbagliato e di non aver capito in che paese vive.

Donald Trump, niente di più né di meno di un liberal newyorkese che ben sintetizza l’atipica e anomala mentalità di quella operosa e licenziosa città, ha conquistato la Casa Bianca e il Congresso sia alla Camera che al Senato, riuscendo a convincere persino la comunità ispanica soprattutto della Florida dove gli ispanici, pur in grande numero, sono comunque una minoranza rispetto a quella dei bianchi.

E così, contro ogni previsione, un outsider contrario all’establishment politico e mass mediale, riuscendo a portare alle urne elettori che non vi si recavano, ha vinto persino negli Stati tradizionalmente democratici – nonostante i suoi 200 milioni di finanziamento contro gli 800 conseguiti dalla Clinton – avendo contro anche lo stesso partito repubblicano, tanto è vero che Bush junior e signora hanno dichiarato d’aver votato scheda bianca – ha vinto contro le classi alte alleate alle minoranze radical chic, e quindi contro l’establishment nazionale e transnazionale, nonché contro l’intervento del Papa, al quale i cattolici americani hanno reagito premiando il diabolico, l’inconsueto e il politicamente scorretto Trump.

Tornando al nostro ex bel paesino, già antiamericano e poi filoamericano che più di così, sarà interessante continuare ad ascoltare e riascoltare tutti gli impavidi che, nelle vesti di grandi esperti, di esimi specialisti e di allarmati e allarmanti giornalisti e/o opinionisti i quali, nonostante la patente debacle, continueranno inchiavardati ai loro pulpiti a deliziarci con le loro analisi, i loro dibattiti i loro talk show e le loro previsioni sballate, distanti anni luce da quel che pensa il famoso the people, la gente comune, vale a dire il popolo cosiddetto bue che però, per loro somma disgrazia, tale non è.

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