Dopo la Brexit, Trump. Un altro segnale forte giunge d’Oltreoceano. E’ auspicabile che questa onda anomala possa giungere anche sulle nostre coste entro il 4 dicembre, in modo da evitare lo stupro della Costituzione voluto da banche speculative come la Jp Morgan. L’elezione di Trump è un segnale di rigetto verso il vigente sistema oligarchico che viene passato per democrazia, quindi va accolta con interesse questa domanda di rottura con il pensiero unico dominante; ma Trump è davvero l’uomo in grado di incanalare questo importante segnale sociale?
Per comprendere la vittoria di Trump è fondamentale analizzare gli otto anni della presidenza Obama. Una presidenza che ha palesato come, nonostante le buone intenzioni, la politica negli Usa (e quindi nel mondo) sia succube dei potentati economico finanziari. Nonostante le promesse, Obama non ha depotenziato la lobby delle armi che mietono tante vittime negli Usa e ancora oggi è possibile acquistare un fucile come se fosse un hamburger da McDonald’s.
Discorso analogo con la potente lobby del junk food, legislativamente non è intervenuto e Michelle si è dovuta accontentare dell’orto biologico alla Casa Bianca. Obama, nonostante fosse stato insignito del Nobel per la Pace, ha perseverato con le guerre e avviato la produzione dei famigerati droni. Il popolo statunitense, con il voto a Trump ha manifestato la propria contrarietà alla politica che non riesce a imporsi ma è succube di certi poteri che Hillary Clinton ben rappresentava.
Un altro motivo importante per cui molti di quegli elettori americani, che di solito non si recano alle urne, sono andati a votare Trump è stato per ripudiare le nefaste conseguenze della globalizzazione neoliberista. Una globalizzazione che ha avvantaggiato solo le multinazionali e impoverito i lavoratori. Una rabbia sociale che in Occidente nessun partito di sinistra è riuscito a incanalare.
Negli ultimi anni molte aziende hanno spostato la loro produzione ove il costo del lavoro è più basso e questo, oltre ad aver determinato forme di schiavitù moderne (si pensi ad alcune fabbriche lager del sud est asiatico), ha generato disoccupazione in Occidente e conflittualità sociale tra immigrati disposti a produrre a un costo inferiore.
Ciò che è davvero raccapricciante è che, tranne rarissime eccezioni, la quasi totalità degli organi di informazione si è schierato contro Trump per avvantaggiare Clinton, maschera sorridente che celava gli interessi dei potentati economico finanziari. L’elezione di Trump è stata anche un voto contro i mass media che continuano a fare gli interessi delle élite e non quelle dei cittadini. Molti giornalisti si sono soffermati in maniera parossistica sulle presunte amanti di Trump, sul ciuffo arancione, ma hanno celato ai cittadini tante verità scomode relative a Hillary Clinton.
Con l’elezione di Trump si è evitato un probabile conflitto tra Russia e Usa. La politica estera di Hillary Clinton sarebbe stata intransigente. Aveva dichiarato che in Siria andava imposta un no-fly zone, una scelta che avrebbe rotto equilibri già precari con la Russia. Del resto lei votò, pur essendo democratica, per la guerra all’Iraq e spinse per intervenire in Libia.
Tuttavia, se si è scansata una guerra atomica, con Trump si potrebbe andare incontro all’ecatombe ambientale. Il Tycoon sostiene che i cambiamenti climatici siano una fantasia degli ambientalisti, in realtà ci sono nutriti studi scientifici, a partire di quello dell’Ipcc dell’Onu, che affermano che se continuiamo a usare l’atmosfera come una pattumiera, perseverando a gettare Co2, le temperature in questo secolo saliranno fino a cinque, sei gradi.
Quest’elezione di Trump deve far riflettere soprattutto le élite europee che tengono in ostaggio i popoli in un’unione monetaria che sembra un acquario dove il pesce grande mangia quello piccolo. Ma soprattutto la vittoria di Trump è un’occasione per i mass media e la politica di acquisire una propria dignità e indipendenza e fare davvero gli interessi dei cittadini e non delle élite.