A proposito della vittoria di Trump, adesso i giornali americani fanno il mea culpa per avere perso quel contatto con la realtà che avrebbe permesso loro di vedere l’America profonda. Perdita di contatto che già Michael Moore aveva segnalato da diversi mesi.

Il contatto con la realtà, avrebbe aiutato i giornali a raccontare gli americani, ma soprattutto avrebbe potuto aiutare i democratici a vincere le elezioni. Se i democratici avessero visto le condizioni di quell’America, se avessero visto la scarsa eredità lasciata degli ultimi due mandati presidenziali, se avessero visto che Hillary Clinton somiglia troppo a un uomo di potere con una lunga storia politica per dare anche solo una speranza di cambiamento, allora avrebbero fatto un’altra strategia e avrebbero scelto un altro candidato.

Ma il contatto con la realtà è possibile solo alla condizione che non si abbiano interessi. Interessi interni, paura ad affrontare le cose, solitamente brutte, ma anche interessi esterni, di parte, tanto per capirci. Interessi di parte, le parti forti, di potere, preoccupati a loro volta di possibili cambiamenti, o troppo impegnati a controllare lo stato delle cose. In presenza di interessi, si cerca di controllare il più possibile il sistema perché i propri interessi di parte possano essere raggiunti. Questo controllo viene chiamato stabilità, governabilità, ovvero tentativo, se non di azzeramento, sicuramente di riduzione delle variabili in campo.

Questa parte rappresentava la Clinton. Una sorta di presidente-fantoccio, un Talbot Yance, simulacro visibile solo in video, che fa da schermo a chi detiene realmente il potere, in un mondo in cui le persone sono divise in due classi distinte, quelli a conoscenza della verità e quelli che vivono nella menzogna, dei romanzi di fantascienza di Philip K. Dick I simulacri e de La penultima verità, entrambi del 1964.

E l’altra parte, quelli che in queste dinamiche sono solo lavoratori, consumatori o semplici pedine, che valore hanno avuto? Chi li ha ascoltati? Chi li ha rappresentati? Li doveva per forza rappresentare Donald Trump?

Forse no, se qualcuno avesse letto Philip Dick, o avesse visto quello che nel 2000 i Simpsons hanno narrato. Già, ma i Simpsons sono cartoon e la fantascienza è fantascienza, mica realtà. Così adesso l’America, che fa il cinema e anche la realtà, ha un presidente vero tratto da una storia fantastica.

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