Siamo abituati ad abituarci a tutto. Perciò le pagine dei giornali si riempiono di esortazioni a vedere il bicchiere mezzo pieno, a mettersi al passo con i tempi, con la modernità, il cambiamento, la rottamazione delle élite. Quanti commentatori anche del Fatto Quotidiano nei giorni scorsi mettevano sullo stesso piano Hillary e Donald? Serviti. Il masochismo della sinistra non ha limiti. Benvenuti nell’era post-democratica. Da Trump a Farage e May, da Putin a Orban, da Kaczynski a Berlusconi, da Renzi a Erdogan, in Occidente è ormai tutto un brulicare di ‘uomini del fare’ insofferenti delle mediazioni, affaccendati a deportare stranieri, smantellare Costituzioni, mettere sotto controllo TV, Parlamenti, Corti Supreme, la selezione dei candidati (se non aboliscono le elezioni), ecc. E ci si mette anche l’Unione Europea: detta modifiche costituzionali che tolgono diritti, censura sentenze delle Corti Costituzionali, vieta referendum, ecc.
Il tutto è motivato dalla presenza di untori, nemici del popolo: ambientalisti, messicani, europei poco British, amerikani, immigranti siriani, russi, comunisti, gufi, professoroni, curdi, giornalisti, dipendenti pubblici, keynesiani, sindacalisti… Per proteggerci dai quali i leader chiedono voti e ‘mani libere’… dalla democrazia liberale di Montesquieu e dalla separazione dei poteri, ‘che non consente di decidere’ (come gli pare) dietro le quinte. E dalla globalizzazione, che richiede velocità, uh che novità! “Nel mio primo Manifesto (1909) io dichiarai: la magnificenza del mondo s’è arricchita di una bellezza nuova, la bellezza della velocità. Dopo l’arte dinamica la nuova religione-morale della velocità nasce in quest’anno futurista della nostra grande guerra liberatrice… Bisogna perseguitare, frustare, torturare tutti coloro che peccano contro la velocità… La lentezza, avendo per essenza l’analisi razionale… è naturalmente immonda. Noi crediamo in un nuovo bene: la velocità, e in un nuovo male: la lentezza” (Marinetti).
Ma quel che è successo in America non è ‘Che vuoi che sia!’. È una catastrofe planetaria a lento svolgimento, ed improvvise accelerazioni, nonostante i toni prevedibilmente più pacati del Trump Presidente rispetto al candidato. In America, perderanno l’assistenza sanitaria, la possibilità per molti stranieri di vivere in pace, il buon governo; cresceranno le disuguaglianze sociali, le tensioni razziali, i rischi di recessione; gli attacchi alla democrazia, alla legalità, e ai diritti umani. Nel mondo, faranno catastrofici passi indietro gli accordi contro il grave surriscaldamento planetario, il commercio internazionale, la difesa e la sua coesione dell’Occidente, l’appeal dei suoi valori, l’Onu, la non proliferazione nucleare, la prevenzione delle epidemie da parte dell’Oms, la stabilità delle democrazie.
La gente ha dimenticato le lezioni del 1914-1970. A quali drammi conduce l’ascesa di personaggi autoritari e l’erosione della democrazia liberale. A quale progresso e benessere conducono istituzioni nazionali libere da protettorati, caratterizzate da forti controlli sugli eletti, da incentivi a formare ampie coalizioni parlamentari (in rappresentanza di interessi vasti e diffusi). Quanto importanti sono le organizzazioni internazionali per favorire la cooperazione. Oggi si vuole tutto e subito, e senza sforzo. È l’età delle aspettative infinite, dei padri deboli e dei figli prepotenti, sempre immaturi. Il mondo si fa violento: gli anelli deboli sono i primi a rischiare. Indossare l’elmetto, prego.