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Trump, dopo l’elezione il bando contro i musulmani sparisce dal sito. Poi riappare

Il miliardario è da tempo sotto la lente di ingrandimento dei media e così non è passato inosservato ai giornalisti di Independent che la controversa proposta di bandire l’ingresso agli islamici negli Usa è scomparsa e poi riapparsa a meno di 24 ore dalla vittoria. L'idea, per combattere il terrorismo, è stato uno dei suoi cavalli di battaglia in campagna elettorale, e ha scatenato accuse di islamofobia e di razzismo
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I toni concilianti del suo discorso da presidente avevano già fatto pensare che Donald Trump, a Casa Bianca acciuffata, qualcosa avrebbe dovuto cambiare. Soprattutto per quel principio di realtà che, per esempio, davanti a Barack Obama di cui aveva detto pesta e corna, gli ha fatto dichiarare di essere onorato dell’incontro. Senza contare i ringraziamenti, nel suo first speech, per Clinton fino al giorno prima definita “crooked Hillary”.

Il miliardario è da tempo sotto la lente di ingrandimento dei media e così non è passato inosservato ai giornalisti di Independent e di altre testate come il Washington Post che la controversa e criticatissima proposta di bandire l’ingresso ai musulmani negli Usa è scomparsa e poi riapparsa, a meno di 24 ore dalla vittoria, dal sito ufficiale. L’idea, per combattere il terrorismo, è stata uno dei suoi cavalli di battaglia in campagna elettorale, e ha scatenato nei suoi confronti accuse di islamofobia e di razzismo. La proposta, fatta il 7 dicembre del 2015 dopo l’attacco terroristico a San Bernardino, in California, puntava a “prevenire l’immigrazione dei musulmani”, con “un bando totale al loro ingresso negli Usa”.

Secondo i media mentre milioni di americani lo sceglievano con nuovo Commander in chief  (i due terzi dei maschi bianchi non laureati ha votato per lui) – il link che portava alla pagina con le sue dichiarazioni misteriosamente ha cominciato ad aprire una pagina in cui si chiedeva agli elettori di donare per la sua campagna (Qui il link). Nel permalink della pagina si legge ancora https://www.donaldjtrump.com/press-releases/donald-j.-trump-statement-on-preventing-muslim-immigration, ma sulla pagina compare una grande scritta “THANK YOU FOR YOUR SUPPORT”.  Quindi prima di essere una pagina per donare era una pagina dove si poteva leggere il suo discorso. sito-trump

Trump del resto in campagna elettorale ha sfruttato o cercato di sfruttare tutta una serie di episodi di terrorismo proprio per guadagnare consensi in quella fascia di americani che negli stranieri in genere e nei musulmani in particolare individua un nemico per la propria incolumità; e il fatto che in alcuni casi gli attentatori provenissero da stati in cui gli Usa sono intervenuti militarmente (Pakistan per San Bernardino, Afghanistan per Orlando, Somalia per il Minnesota), potrebbe aver portato i voti della paura nelle sue urne. Proprio questa inclinazione islamofoba la candidata democratica lo aveva definito “il miglior reclutatore” dell’Isis, ma Trump fino a poche ore fa non aveva ritirato una parola dei suoi attacchi contro i musulmani.

Non può essere dimenticata neanche la polemica innescata dall’allora candidato repubblicano contro i genitori di un soldato americano di fede musulmana morto in Iraq.  La coppia, che poi era comparsa sul palco dell’ex First Lady, aveva accusato Trump di non rispettare la Costituzione americana. A risultati ufficiali sulla stampa araba poi sono comparsi commenti che evidenziano la “pericolosità” dell’atteggiamento di Trump e la cronaca riporta anche la notizia di due studentesse musulmane, aggredite e derubate da uomini che invocavano il repubblicaano e le sue politiche anti-Islam. Aggressioni che la polizia non ha esitato a classificare come reati di odio. A una delle vittime è stato anche strappato il velo dalla testa. Entrambe le aggressione inoltre sono avvenute in campus universitari; una a San Diego, l’altro nell’Università della Louisiana a Lafayette.

Ma perché la sparata contro i musulmani è stata oscurata? Potrebbe aver giocato un ruolo in questo cambio di verso di Trump non solo l’incontro al Campidoglio di Washington con Obama ma anche al Congresso con il presidente della Camera Paul Ryan che lo ha guidato lungo i corridoi e nelle stanze della politica di cui il miliardario durante la campagna elettorale si era vantato di essere digiuno. Durante il rush finale per la Casa Bianca i media, soprattutto statunitensi, avevano sottoposto al fact checking le affermazioni di entrambi i candidati e i due terzi di quelle del tycoon risultano false, errate o parzialmente inesatte. A questa lista si potrà aggiungere anche la prima promessa non mantenuta.

Aggiornamento dell’articolo alle ore 22.45 del 10 novembre 2016

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