Secondo i flussi elettorali elaborati da Edison Research per il National Election Pool, i 2/3 degli uomini bianchi che non sono andati al college hanno scelto il palazzinaro di New York: 67% contro 28%, il margine più ampio nella categoria dal 1980. Per nulla spaventati dal razzismo trasudato dal miliardario, afroamericani e "latinos" hanno votato per Hillary meno di quanto non avessero fatto per Barack Obama. Ancora: le frasi sessiste pronunciate dal repubblicano non hanno spostato di nulla il voto delle donne in favore dell'ex first lady
Sono stati i maschi bianchi non laureati a decretare la vittoria di Donald Trump. Ma non solo. Hanno contribuito anche gli ispanici e gli afroamericani che, per nulla spaventati dal razzismo trasudato dal miliardario, hanno votato per Hillary Clinton meno di quanto non avessero fatto per Barack Obama (che nel 2012 ha conquistato 65.915.795. Ancora: le frasi sessiste pronunciate dal candidato repubblicano non hanno spostato di nulla il voto delle donne in favore dell’ex first lady. Lo dicono i dati raccolti tramite exit poll da Edison Research per il National Election Pool, consorzio di testate giornalistiche composto da ABC News, Associated Press, CBSNews, CNN, Fox News e NBC News. Un primo dato è quello del numero complessivo di voti: il presidente uscente alla sua seconda elezione nel 2012 ha avuto 65.915.795 voti, mentre Hillary ne ha avuti poco più di 60 milioni.
I 2/3 dei maschi bianchi non laureati hanno scelto Trump – Il loro ritratto lo schizza magistralmente Giampiero Gramaglia nell’analisi pubblicata sull’edizione cartacea del Fatto Quotidiano: sono i cosiddetti rednecks, lavoratori a basso reddito degli Stati del Sud illustrati così nell’immaginario popolare per il collo rosso scottato dal sole, e i blue collar, gli operai delle fabbriche manifatturiere del MidWest protagonisti di uno dei più noti spot tv del whiskey del Tennessee degli anni ’80 e ’90.
Le interviste, realizzate su un campione di 24.537 elettori in 350 seggi sparsi per gli Usa, dicono che, in generale, Trump ha convinto gli uomini. Il 53% dei maschi americani ha scelto il miliardario newyorkese (il 7% in più di quelli che nel 2012 votarono per Mitt Romney contro Obama, che 4 anni prima aveva superato John McCain per un solo punto), contro il 41% che ha votato per l’ex segretario di Stato. Ma mentre la maggior parte di quelli laureati ha scelto Hillary (52%-43%), i 2/3 dei maschi bianchi che non sono andati al college hanno votato per il palazzinaro di New York: 67% contro 28%: il margine più ampio nella categoria dal 1980. Anche nelle due scorse presidenziali i non graduates males scelsero i repubblicani, seppur con margini molto più ridotti: 61%-36% nel 2012, 58%-40% nel 2008. Ma il miliardario ha vinto anche nel campo dei bianchi che hanno frequentato il college: 49% contro il 45% dell’avversaria.
Le minacce di deportazione di Trump non hanno spaventato gli ispanici – “Gli ispanici mi amano“, disse in un’intervista concessa nel luglio del 2015 alla Cnn. La storia non gli ha dato ragione, ma le frasi razziste che Trump avrebbe poi inanellato in campagna elettorale contro la categoria non hanno prodotto effetti evidenti. Gli exit poll dicono che Hillary Clinton ha raccolto il 65% dei voti degli ispanici, il 2% in meno di Obama nel 2008 e ben il 6% in meno del 2012, quando il presidente uscente raccolse il 71% delle preferenze dei latinos. Martedì il 29% di questi ultimi hanno scelto Trump, meno di quanti ne convinse McCain nel 2008 (31%) ma più di quelli che scelsero Romney 4 anni fa: il 27%. Cosa significa? Che le minacce di deportazione degli immigrati e le espressioni razziste proferite negli ultimi mesi dal presidente eletto non hanno spostato voti in favore di Hillary.
Né il razzismo strisciante del tycoon ha spostato il voto afroamericano – Uno come Trump, appoggiato da Ku Klux Klan e da una galassia di gruppi neo-nazi e suprematisti, avrebbe potuto spaventare i neri d’America, si potrebbe pensare. Sì, ma non fino al punto da aiutare Hillary Clinton. Secondo le rilevazioni di Edison Research, l’88% della popolazione di colore ha votato per l’ex first lady, contro l’8% che ha scelto Trump. E fin qui nulla di sorprendente. Sorprende, invece, che la percentuale di coloro che hanno scelto il partito Democratico è rimasta pressoché invariata rispetto alle ultime due presidenziali: nel 2012 Obama raccolse l’87% del voto nero, nel 2008 (quando il senatore di Chicago era la novità dirompente) aveva votato per lui il 91% della popolazione di colore.
Le frasi sessiste di Trump sulle donne? Non hanno aiutato Hillary – Sembrava che con il video del 2005 in cui Trump si lasciava andare a commenti volgari sulle donne (ad esempio, “quando sei famoso con le donne puoi fare quello che vuoi”) il Washington Post avesse calato la pietra tombale sulla corsa del miliardario per la presidenza. In molti pensarono che quelle frasi avrebbero spinto molte donne a votare per Hillary. I flussi di voto smentiscono categoricamente questa tesi. Martedì l’ex first lady ha incassato il 54% del voto femminile contro il 42% del sessista Donald, risultato più basso di quello fatto registrare da Obama nelle ultime due presidenziali: il 55% nel 2012 e il 56% nel 2008.
Neanche i giovanissimi hanno premiato la Clinton – Pur avendo ampiamente battuto il rivale, Hillary ha collezionato risultati peggiori di Obama anche tra i giovani. Nella fascia d’età tra i 18 e i 29 anni il 55% ha scelto la democratica, il 37% il repubblicano, ma il presidente uscente fece meglio sia nel 2012 che nel 2008: 60% contro il 36% di Romney, 66% contro il 32% di McCain.
(Ha collaborato Gianni Rosini)