C’è chi dice, rumors d’oltremanica, che quella di Hillary sia stata solo una prova generale. Che in fondo chi stia già studiando da President sia proprio Michelle Obama, otto anni da inquilina alla Casa Bianca le abbiano dato strumenti e competenza per candidarsi al dopo/Trump. E basta vedersi “Ti amo Presidente”, ( in inglese “Southside with you“) sul loro primo incontro: lui, sbarbatello, fresco di dottorato a Harvard, lei già affermata avvocato del miglior studio legale di Chicago dove Barack va a fare uno stage. Lei odiosetta quanto basta per dirgli in faccia: “Non mi fidanzerò mai e poi mai con te…”. Le cose sappiamo sono andate diversamente.
Premio Cairo: per Urbano Primo si spalancano le porte del meneghino Palazzo Reale e davanti a cortigiane e giullari di corte UC stacca un assegno di 25mila euro e lo consegna al vincitore del Premio dedicato all’arte contemporanea Paolo Bini, di Salerno ( Forza Sud!). Accompagnata dal “vicerè” Giuseppe Ferrauto, fiuto ineccepibile del Grande Manager, la corte in ghingheri, dopo il sollazzo visivo delle opere esposte degli artisti, tutti rigorosamente under 40, passa al banchetto. Parola al sindaco, Giuseppe Sala, ed è la consacrazione di Urbano, Re sole (di Milano). All’ingresso ressa e malumori per chi cerca d’imbucarsi senza invito: lei non sa chi sono io… E anche se lo sapessi chissene, vorrebbe rispondere Lara Cecere, irremovibile responsabile della comunicazione, che lascia fuori un bel mucchietto a bocca asciutta.
Per la cronaca, era l’edizione numero 17 del Premio Cairo. Ma UC non è superstizioso. Anzi ad averla la sua costellazione di stelle sopra di noi.
Di tecnica anti/imbucamento bisognerebbe andare a scuola da Raffaella Rocco che per il compleanno di papà Mimmo, ha organizzato una “Woodstock” in miniatura sotto il cielo stellato di Marechiaro, vecchio borgo di pescatori all’ombra del Vesuvio. Insiema a mamma Annapaola hanno chattato forsennatamente per ricordare agli ospiti di portare il documento d’identità anche se l’agognato invito era fatto in un cartonage impossibile da replicare. Gli irrinunciabili fino all’ultimo hanno cercato di usare falsi profili su Facebook, ci hanno provato anche con quello della senatrice Eva Longo! Un cartellone tipo quelli delle autostrade americane regolamenta la kilometrica fila all’ingresso della villa.
Gli ospiti, solo quelli quelli che hanno superato il primo servizio d’ordine, passano al secondo controllo dove vengono “marchiati” con timbro indelebile sulla mano. Finalmente si attraversa un tunnel di luce laser verde fluorescente. Set fotografico con jeeppone vintage e surf in bella mostra e consegna di gadget hippeggianti. Immediatamente sulla sinistra un carosello multicolor ruota a tutto tondo. Il parco di casa sembra la succursale della Coachella, il più famoso rock festival in California (in scena dal 1979). Oltre mille invitati da ogni dove convocati da Raffaella, mente creativa della società di eventi Great & Co, e dal figlio Salvo che a Los Angeles fa un mucchio di cose fra cui il direttore della fotografia. Mentre il set decorator, Luca Pasquarella, ha progettato intorno a un pioppo gigante il palco per la tribute band “Red hot Chili Peppers” e subito comincia il delirio. Scatenatissimi i senatori rockettari Nitto Francesco Palma e Tito di Maggio. Nessun regalo, nessuno sponsor, richiesto solo un contributo di beneficenza.