Alberto Veronesi racconta gli ultimi giorni del padre: "Non ha voluto essere ricoverato, nessun prolungamento". Tra coloro che hanno reso omaggio all'oncologo, morto a 90 anni, anche molti suoi ex pazienti, ma anche il sindaco Sala e il ministro Lorenzin. Domani cerimonia laica, interverrà anche Emma Bonino
“Non ha voluto essere ricoverato, non ha voluto nessun prolungamento, ha voluto andarsene e questo è stato inevitabile. Se n’è andato in maniera naturale. A raccontare gli ultimi giorni di Umberto Veronesi, morto a 90 anni due giorni fa è il figlio Alberto alla camera ardente che ha aperto stamani con numerosi milanesi in coda per dare l’ultimo saluto all’oncologo. “In fondo mio padre ha sempre predicato l’eutanasia, cioè il diritto di non soffrire – continua Alberto Veronesi – In qualche modo non ha voluto essere curato alla fine. Nessuno pensava che ci sarebbe stato un decorso così rapido, pensavamo addirittura di festeggiare i suoi 91 anni il 28 novembre. Invece, adesso, ricordiamo l’ultimo compleanno in cui ha raccontato tutta la sua vita”.
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Milanesi doc e d’adozione, ma anche tante persone di passaggio nel capoluogo lombardo: sono numerosi i cittadini che già al mattino si sono messi in coda davanti a Palazzo Marino, sede del Comune di Milano, per dare l’ultimo saluto allo scienziato. Molti tra questi sono suoi ex pazienti. Tra coloro che hanno portato il loro saluto alla famiglia la ballerina Carla Fracci, l’ex presidente del tribunale Livia Pomodoro, il sindaco Giuseppe Sala (che ha proclamato il lutto cittadino l’11 novembre) e il ministro della Salute Beatrice Lorenzin. La camera ardente resterà aperta fino alle 22.30, in attesa della cerimonia di commemorazione civile di domani, venerdì 11 novembre, alle 11. Durante la cerimonia è previsto anche un omaggio musicale, come ha spiegato lo stesso Alberto che è musicista e direttore d’orchestra. I brani, scelti dal figlio, sono Il chiaro di luna di Beethoven e Tu che di gel sei cinta dalla Turandot, “la canzone di Liù prima di ammazzarsi” come ha spiegato Alberto Veronesi. Alla cerimonia per volere della famiglia è previsto anche un intervento di Emma Bonino. “Purtroppo mio fratello Paolo non è qui oggi perché sta operando – ha aggiunto Alberto Veronesi – e come sapete operare non è una cosa a cui si deroga, perché ha a che fare con la vita delle persone”. “Sempre con il sorriso per tutti. E’ stato un uomo grande, grande. Per tutti, per l’umanità”. La ballerina Carla Fracci ricorda così l’oncologo Umberto Veronesi, all’uscita dalla camera ardente allestita a Palazzo Marino, sede del Comune di Milano. Fracci era con il marito, il quale ha definito l’oncologo “un uomo del futuro”. “Ha creato e lasciato molto – ha aggiunto l’artista Fracci – Ha aiutato l’umanità. E’ stato così vicino a tutti, sempre sorridente. Questa è la cosa straordinaria di quest’uomo, la sua intelligenza, il suo genio. E’ una grande perdita”.
Sala: “Veronesi è stato molto amato dai milanesi”
Il sindaco Giuseppe Sala racconta di aver visto alla camera ardente “la Milano sobria che soffre con dignità, silenziosa. E’ proprio la rappresentazione della nostra città”. “Veronesi – continua Sala – è sempre stato molto amato. Io di lui ho sempre ammirato la capacità di esprimere un’opinione anche originale, ma sempre pensata, coraggiosa. Sapevo che Umberto stava male, immagino le difficoltà, ma 3 o 4 giorni prima di morire ancora faceva interviste ed era in grado di lanciare messaggi. Per tutta la vita non ha mai rinunciato a svolgere una funzione di guida coraggiosa”. Sala torna anche sul suo rapporto più personale con Veronesi, per via della sua malattia, in particolare sul supporto morale, oltre che medico, che Veronesi gli ha dato quando ha dovuto affrontare il cancro alcuni anni fa. “Quando ho avuto la diagnosi di cancro mi ha rassicurato perché alla fine una persona malata ha bisogno di essere rassicurato dalla medicina – ha ricordato a margine della camera ardente -. Io contavo su me stesso però mi sentivo molto protetto, lui in questo era veramente molto bravo”. In quei momenti “mi ricordo quando mi disse: ‘questo è il mio numero di telefono quando hai bisogno chiamami’. Io ero una persona qualunque, non che ora non lo sia”. “Alla fine è questo che fa la differenza perché quando si è malati ci sono momenti di tranquillità e paura e poter contare sulle parole, al di la delle cure, è molto importante”, ha concluso.
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Alla camera ardente di Palazzo Marino ha reso omaggio a Veronesi anche il ministro della Salute Beatrice Lorenzin che si è intrattenuta in particolare con la moglie Sultana Razon. Veronesi, ha detto, “è stato tante cose: un grande uomo, innanzitutto, uno scienziato straordinario e uno straordinario ministro della Salute. Io l’ho conosciuto, è una persona con cui mi sono molto confrontata”. Umberto Veronesi “è stata una persona di una grandissima umanità e venire qui per me era naturale – ha aggiunto – per rendergli omaggio come ministro della Salute, come grande scienziato e per tutte le cose che lui ha cominciato e che dobbiamo portare avanti”. Il ministro ha ricordato le “grandi battaglie” di Veronesi, quella per la prevenzione e per la ricerca scientifica, “il pensiero che lui ha sempre avuto per le donne, per l’umanizzazione delle cure, per sconfiggere il cancro”. A chi ha fatto notare al ministro della Salute che Veronesi è stato un difensore della laicità e ha portato avanti battaglie anche a favore dell’eutanasia il ministro ha risposto che “lui ha avuto le sue idee e le ha sempre tutte portate avanti con la fierezza che lo ha contraddistinto. Poi, su alcune cose, uno poteva trovarsi o meno d’accordo, ma sicuramente c’è sempre stata una massima sintonia sul primato della scienza, del metodo scientifico e sulla necessità di dare speranza e umanità alla professione medica e alle cure e ai pazienti”.
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“A me piace una frase che non piace a molti preti: la fede nasce laddove finisce la religione. Credo che quest’uomo di fede ne avesse tantissima, alla sua maniera. Appunto perché aveva poca religione. Lo reputo molto amico anche in questo. Molto diverso, ma molto vicino”. Queste le parole di don Antonio Mazzi che ha ricordato l’oncologo. “Io molte volte ho avuto bisogno del professore per casi particolari e molto delicati di gente molto povera che doveva essere in qualche maniera aiutata – racconta -. E lui è stato sempre molto attento. Domani purtroppo non ci sono e ho sentito il bisogno di venire a ringraziarlo e a testimoniare quanto c’era di grande cuore in quest’uomo, oltre che di grande scienza. E’ un gran peccato che in questi momenti ci vengano a mancare personaggi come questi”. Umberto Veronesi “è stato un grande maestro” oltre che “un grande amico”. Così il conduttore tv e giornalista Alessandro Cecchi Paone ha voluto ricordare “il grande uomo di scienza” spentosi martedì a Milano, insieme al quale nel 2011 pubblicò il volume “Scienza e pace“. Parlando con i giornalisti a margine della camera ardente, Cecchi Paone ha augurato a tutti, e “soprattutto ai giovani”, di “avere un maestro come lui nella vita“.