Il Parlamento ha dato il via libera alla spesa di un miliardo di euro per l’acquisto di nuovi carri armati ed elicotteri da attacco per l’Esercito. Lo rende noto Mil€x, il neonato Osservatorio sulle spese militari italiane. Le commissioni Difesa e Bilancio di Camera e Senato hanno concluso l’esame dei nuovi programmi di acquisizione armamenti presentati dal Ministero della Difesa esprimendo parere favorevole (contrario solo il gruppo Cinquestelle). L’Esercito può quindi procedere con l’acquisto dei primi carri armati Centauro 2 prodotti dal consorzio Iveco-Oto Melara al costo di 530 milioni di euro e dei prototipi degli elicotteri da attacco Mangusta 2 prodotti da Leonardo Elicotteri per 487 milioni.
Come di consueto ormai per quasi tutti i maggiori programmi d’armamento della Difesa, a pagare sarà il ministero dello Sviluppo economico, integralmente per quanto riguarda gli elicotteri e prevalentemente per i carri armati. Per i carri Centauro 2 è stata finanziato solo l’acquisito della prima tranche di 50 mezzi (di cui 11 prototipi) ma l’Esercito ne vuole comprare 136. Per gli elicotteri Mangusta 2 il finanziamento riguarda solo 3 prototipi, ma il programma prevede in tutto 48 velivoli. Parliamo quindi di programmi che impegneranno i futuri governi a spendere diversi miliardi di euro.
Molte le perplessità che riguardano questi nuovi mezzi. Innanzitutto i costi elevatissimi, anche tenendo conto dell’inserimento dei costi di “supporto logistico decennale” a carico del produttore. Il Centauro 2 costa quasi 11 milioni a macchina: una cifra altissima, non solo rispetto ai 2 milioni di euro del Centauro 1 e ai 4,4 milioni del carro Ariete (entrambi mezzi degli anni ’90), ma perfino ai 6,6 milioni degli omologhi blindati Freccia (in servizio da pochi anni e ancora in fase di acquisizione). Il Mangusta 2 costa addirittura 162 milioni, quasi dieci volte tanto il Mangusta 1: uno sproposito anche considerando i costi di manutenzione.
I principali dubbi riguardano la reale necessità di comprare queste nuove costosissime macchine da guerra. I 136 carri Centauro 2 si andranno a sommare ai 630 nuovi blindati da combattimento Freccia, a 181 carri armati Ariete e Leopard e 200 carri ‘Dardo’ (per citare solo i mezzi pesanti). Una forza corazzata sovradimensionata rispetto alle esigenze operative nazionali, che infatti risponde ad esigenze di natura diversa, industriale e commerciale.
Come si legge nel documento della Difesa relativo al programma, “la produzione estensiva di sistemi per il cliente nazionale è il prerequisito di referenza indispensabile ad ogni opportunità di vendita all’estero”. Cioè: ne dobbiamo comprare tanti non perché servono all’Esercito, ma per poter lanciare il prodotto sul mercato internazionale. In sostanza lo Stato si mette al servizio dell’industria militare nazionale, prima assumendosi il rischio d’impresa tramite il finanziamento di tutta la fase di progettazione, sviluppo e realizzazione dei veicoli prototipali pre-serie, poi garantendo tramite grosse commesse il finanziamento della fase di industrializzazione e produzione su vasta scala, infine agendo come procuratore di commesse estere.
Stesso discorso per gli elicotteri Mangusta 2, la cui esigenza risulta incomprensibile se si considera che i Mangusta 1 sono stati appena aggiornati alla versione ‘Delta’ compiendo – parole della Difesa – “un salto generazionale” rispetto alla precedente versione in termini di prestazioni e armamento. La logica, anche qui, è puro marketing: “Lo sviluppo del nuovo velivolo – si legge nel documento della Difesa presentato al Parlamento – collocherebbe l’industria nazionale in posizione di vantaggio sul mercato internazionale in una finestra temporale nell’ambito della quale potrebbero essere concretizzate ottime opportunità di collaborazione e/o vendita”.
Il documento cita addirittura l’esempio virtuoso del Mangusta 1 “sulla base della quale è stata sviluppata una versione per l’estero che è stata acquistata dalla Turchia” – che ora, per inciso, li usa per bombardare i villaggi curdi.
Foto CIO (Consorzio Iveco Otomelara)