La Regione sta per presentare a Bruxelles una lista di 650 "progetti retrospettivi": opere già avviate o realizzate con soldi statali o grazie a mutui accesi con la Cdp e il Credito Sportivo. L'idea è di farseli rimborsare ex post. Ma l'escamotage non piace alla Ue, che in questo modo finirà per pagare piscine, bocciodromi e altre strutture che nulla hanno a che vedere con gli obiettivi dei fondi per lo sviluppo regionale
La piscina comunale di Sciacca e quella di Chiusa Sclafani, un maneggio a Santo Stefano Quisquina e le banchine del porto di Licata, fino ad arrivare addirittura al bocciodromo a Napola, in provincia di Trapani. C’è di tutto nella lista dei cosiddetti progetti retrospettivi che la Regione Sicilia sta provando a farsi finanziare dall’Unione Europea: anzi, per la verità, più che di finanziamento sarebbe il caso di parlare di rimborso. I progetti retrospettivi, infatti, non sono altro che un escamotage studiato dai tecnici di Palazzo d’Orleans per provare a mettere una toppa sulla gestione dei Fondi europei per lo sviluppo regionale. Uno stratagemma che però rischia di costare caro. Entro la fine di marzo, infatti, scade il termine ultimo per la certificazione di tutti i progetti finanziati con i fondi Fesr 2007/2013. In pratica la Commissione Europea dovrà valutare, verificare e certificare ogni euro speso dalle Regioni grazie ai finanziamenti erogati da Bruxelles.
Il piano operativo 2007/2013 aveva stanziato per la Sicilia quasi 4 miliardi e mezzo di euro di fondi Fesr, ma ad oggi mancano ancora da certificare contributi per 780 milioni di euro: soldi che andrebbero persi se non impegnati in nuovi progetti, che però andavano presentati entro il 31 dicembre del 2015. È per questo motivo che i tecnici di Palazzo d’Orleans hanno deciso di affidarsi all’escamotage dei progetti retrospettivi. In pratica la Regione sta provando a spendere facendosi rimborsare vecchi progetti, già finanziati e già realizzati anni fa con altri contributi di provenienza statale, regionale o in qualche caso grazie a mutui accesi con la Cassa depositi e prestiti e con il Credito Sportivo.
Ecco quindi che da Palermo sta per arrivare a Bruxelles una lista di 650 progetti retrospettivi. Valore totale? Quasi 900 milioni di euro. Si va dagli 800mila euro stanziati dal mutuo del Credito Sportivo per il bocciodromo di Napola, ai 785mila euro per la manutenzione della piscina comunale di Chiusa Sclafani, dal milione per un maneggio a Santo Stefano Quisquina ai 980mila euro per i “lavori di completamento del museo diocesano di Piazza Armerina”. E poi i 15 milioni della “fornitura unità di trazione per ferrovia Circumetnea” e i 600mila euro per l’acquisto di “attrezzature per l’unità operativa di gastroenterologia con endoscopia medica e chirurgica dell’ospedale Civico di Palermo”, fino all’erba sintetica installata al campo sportivo di Ragusa e agli 800mila euro per il “rifacimento del campo di calcio di Marsala”, che – secondo le informazioni a disposizione della Commissione – sarebbe stato già collaudato 30 giugno 2016.
Insomma per mettere una toppa alla proverbiale lentezza della macchina burocratica regionale in tema di spesa europea, in Sicilia stanno provando a farsi rimborsare vecchi progetti, sicuramente utili ma che poco hanno a che vedere con gli obiettivi dei fondi Fesr. “L’obiettivo globale del programma operativo Fesr è quello di innalzare e stabilizzare il tasso di crescita medio dell’economia regionale, attraverso il rafforzamento dei fattori di attrattività di contesto e della competitività di sistema delle attività produttive, in un quadro di sostenibilità ambientale e territoriale e di coesione sociale”, si legge su Euroinfosicilia, il portale informativo del Fondo europeo per lo sviluppo regionale. Che c’entra il bocciodromo di Napola con la competitività delle attività produttive? E il maneggio di Santo Stefano Quisquina quanto aumenterà il tasso di crescita dell’economia regionale? Senza considerare che la stessa Commissione, pur non vietando l’utilizzo di progetti retrospettivi, ne sconsiglia l’uso bollandoli come una “procedura ad alto rischio”.
“Sebbene non vi siano disposizioni legali esplicite che vietino l’assistenza retrospettiva dell’Ue, la Commissione non raccomanda questa pratica. Le operazioni selezionate retrospettivamente per un cofinanziamento sono spesso avviate o realizzate senza essere state espressamente correlate con gli obiettivi di un programma e con i requisiti legali specifici vigenti per l’assistenza dell’Ue, di conseguenza esse comportano un rischio elevato di mancata ottemperanza alle pertinenti regole unionali e nazionali. Gli Stati membri devono essere consapevoli del notevole rischio legato al fatto di dichiarare alla Commissione spese inammissibili e delle relative conseguenze in cui possono incorrere”, scrivono i tecnici di Bruxelles del comitato di coordinamento fondi. Tradotto: nonostante l’espediente dei progetti retrospettivi la Regione Sicilia rischia comunque di perdere gran parte dei 780 milioni di fondi non certificati.
“Che beffa sapere che avevamo a disposizione centinaia di milioni per cambiare il volto della Sicilia con progetti innovativi che invece spenderemo per tanti micro interventi ordinari ormai vecchi”, attacca quindi l’europarlamentare siciliano Ignazio Corrao del M5s, che dopo aver chiesto e ottenuto la documentazione dalla Commissione Ue ha sollevato il caso dell’abuso di progetti retrospettivi da parte di Palazzo d’Orleans. E adesso lancia un nuovo allarme: “Mentre il dipartimento programmazione cerca di tappare i buchi della disastrosa gestione dei fondi 2007-2013, ancora non partono i nuovi bandi. Non un euro è stato messo a bando dei 4,3 miliardi previsti per la programmazione 2014-2020: un ritardo inaccettabile”. E che probabilmente renderà necessario l’utilizzo di nuovi escamotage contabili tra qualche anno.