Il ministero dell'Interno: "I dati a disposizione sono stati dati ai quattro richiedenti: 'Comitato Basta un Sì', 'Comitato Popolare x il NO', 'Maie (Movimento associativo italiani all’estero ) nonché all’onorevole Renata Bueno (solo Brasile e Uruguay)"
Dopo la polemica scatenata dalle lettere spedite dal governo agli italiani all’esterno per sostenere il Sì al referendum costituzionale e dopo che il fronte del No ha protestato annunciando iniziative anche legali il Viminale ha diramato una nota ufficiale. “Sono stati regolarmente consegnati, su Cd, a tutti i richiedenti, gli unici dati sugli italiani all’estero di cui è in possesso il ministero dell’Interno e cioè: nome e cognome, data e luogo di nascita, indirizzo estero di residenza dell’elettore e sede diplomatica di competenza” si legge nel comunicato in cui si precisa che “il ministero non dispone né di mail né dei telefoni degli elettori all’estero”.
I dati a disposizione del Viminale, sottolinea ancora l’ufficio stampa, sono stati dati “ai quattro richiedenti: ‘Comitato Basta un Sì’, ‘Comitato Popolare x il NO’, ‘Maie (Movimento associativo italiani all’estero ) nonché all’onorevole Renata Bueno (solo Brasile e Uruguay)”. Infine, dice ancora il Viminale, “all’incaricato dell’onorevole Gargani, il Cd coi dati è stato consegnato il 12 ottobre”.
Una vicenda dai contorni ancora da chiarire perché proprio i comitati per il No, si legge in un lancio di agenzia, hanno dato mandato al professor Francesco Saverio Marini di presentare un esposto all’autorità giudiziaria. In particolare si farà “riferimento alla ‘contemporaneità’ del recapito della lettera e delle schede elettorali e soprattutto al mancato rilascio da parte del Viminale al Comitato popolare per il No degli stessi”. E sull’iniziativa è stata anche annunciata una conferenza stampa lunedì.
Durissimo il commento prima della nota del Viminale di Renato Brunetta: “Assume contorni sempre più torbidi e inquietanti la gravissima vicenda relativa alla lettera spedita agli italiani all’estero dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Il ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi, ha candidamente confermato la notizia dell’invio della missiva, ‘contemporaneamente alla scheda elettorale. Non insieme fisicamente, che poi scatta la polemica’. Nella lettera il premier invita i nostri concittadini a esprimersi sul referendum, non prima, però, di essersi profuso in una apologia delle ragioni del Sì, demagogica nello stile quanto falsa nel merito. L’intervento, oltre a rappresentare un’indebita e violenta ingerenza nella formazione del convincimento degli elettori, fa quantomeno sorgere il dubbio che la condotta integri anche gli estremi del reato di abuso d’ufficio. Come fa il Comitato per il Sì ad avere questi indirizzi e questi elenchi? Perché non sono accessibili anche al fronte del No? Chi pagherà? – prosegue il presidente di deputati di Forza Italia- Gargani, presidente di un Comitato per il No, ha fatto sapere che la sua richiesta in merito agli indirizzi degli italiani all’estero è stata respinta dal Viminale per motivi legati alla privacy. Oggi Alfano ha detto che Renzi ha inviato la missiva come presidente del Consiglio per invitare al voto. Cosa assolutamente falsa, Renzi invita solo a votare Sì. Le dichiarazioni del ministro dell’Interno rappresentano una chiamata in correità nei confronti del premier”.
Chiedeva chiarezza anche Massimo D’Alema: “Questa vicenda conferma una delle ragioni di fondo per cui votare No: le riforme costituzionali non le deve fare il governo. Il fatto che il governo sia in campo sul referendum con la forza del governo e che tende ad abusare questa forza. Certo se è vero che i sostenitori del Sì hanno potuto godere di questo vantaggio, questo è chiaramente un abuso, un sopruso. Ho una grande ammirazione per la nostra struttura diplomatica: spero tutti siano consapevoli che la diplomazia italiana è al servizio del Paese. Capisco ci possa essere un elemento di disperazione politica in chi sperava in un plebiscito e si ritrova in un confronto dall’esito incerto ma bisogna vigilare perché le regole siano rispettate e nei confronti di chi esercita il ruolo di governo con una certa dose di arroganza”, aggiunge D’Alema. Io “in quanto membro del Pd sono escluso dalla conoscenza di quegli elenchi perché faccio parte dei cattivi”.