La delega curata dalla senatrice Pd Francesca Puglisi, plenipotenziaria di Matteo Renzi sulla scuola, è quasi pronta: prevede la creazione in tutto il Paese di strutture che coprano l’intero percorso di istruzione dei bambini dalla nascita fino all’ingresso nelle scuole elementari. I primi fondi sono nella legge di Bilancio. Ma il potenziamento degli organici sarà inferiore alle aspettative
Nidi “di Stato” (gestiti sempre dai Comuni, ma sotto la supervisione nazionale del ministero), educatori tutti laureati. E forse finalmente anche le assunzioni per i maestri d’asilo, che aspettano il loro momento da oltre due anni. La delega 0-6, curata dalla senatrice Pd Francesca Puglisi (plenipotenziaria di Matteo Renzi sulla scuola) è quasi pronta: prevede la creazione in tutto il Paese di nuovi poli che coprano l’intero percorso di istruzione dei bambini dalla nascita fino all’ingresso nelle scuole elementari (appunto dagli 0 ai 6 anni). Per realizzarlo ci vorranno “una barca di soldi”, come spiegano sindacati e addetti ai lavori. Infatti se ne parla da oltre un anno, ma adesso un po’ di risorse ci sono: circa 200 milioni di fondi extra già nella legge di Bilancio 2017, destinati a crescere negli anni a venire. Anche se non è detto che basteranno. E le nuove assunzioni saranno comunque inferiori alle aspettative: da un minimo di mille a un massimo di 5mila posti. Ammesso che il ministero dell’Economia non si metta di traverso.
5MILA POSTI PER I MAESTRI D’ASILO? – Negli ultimi due anni la Buona scuola ha creato i nuovi organici di potenziamento per tutti gli ordini di scuola, tranne che per la materna. E infatti i maestri precari sono ancora lì che aspettano nelle graduatorie ad esaurimento. Ora il governo proverà a sbloccare la questione all’interno della manovra, dove la misura non c’è ancora ma potrebbe entrare con gli emendamenti. Due le soluzioni possibili: o stornare una quota degli organici già previsti alle superiori (magari le classi di concorso meno affollate, dove comunque è prevista la stabilizzazione degli organici di fatto per dirottarla all’infanzia, oppure una misura ad hoc per gli asili, con un mini-potenziamento da un docente per istituto). Nelle varie ipotesi si va da un massimo di 5mila ad un minimo di mille posti, sperando che arrivi l’ok sulle coperture economiche: cifre comunque ben lontane dalla platea degli iscritti in GaE, ancora 18mila. Ma il governo conta di assorbirli tutti nel giro di un paio d’anni grazie alle normali assunzioni da turnover (7mila posti sono stati banditi nel Concorsone), e soprattutto grazie all’Ape social (gratuito per le maestre d’asilo, che secondo le ultime stime dovrebbe essere sfruttato da circa 8mila insegnanti dell’infanzia.
ECCO I NUOVI POLI 0-6 – Ma il progetto 0-6 non si riduce all’ennesima infornata di docenti. Attualmente nidi e materne sono due segmenti ben separati. E i primi, a differenza delle seconde, non sono un diritto sancito dalla legge e presentano grandi disuguaglianze sul territorio, coperto appena per il 17% del fabbisogno, con punte vicino allo zero nel Meridione (vedi il 2% della Calabria). Con la delega nascerà un nuovo ciclo unico, sotto l’egida del Ministero dell’Istruzione. L’obiettivo è arrivare entro i prossimi anni al 33% di diffusione, creando dei poli omnicomprensivi dell’infanzia, affiancando il nido a dove oggi già esiste un asilo o creando strutture ex novo: il segmento 0-3 resterà di competenza comunale, il 3-6 statale; ma la gestione farà capo al Miur e ci saranno delle figure di raccordo didattico e organizzativo. L’idea è che i bambini possano compiere in questi nuovi centri tutto il loro percorso dalla nascita fino all’ingresso alle elementari.
200 MILIONI PER IL “FONDO INFANZIA” – Insomma, parliamo di una riforma che potrebbe davvero migliorare la qualità della vita delle famiglie italiane. Se realizzata fino in fondo, ovviamente. E per farlo ci vorranno molti soldi. Nella legge di Bilancio ci sono 300 milioni di euro per le deleghe della Buona scuola nel 2017 (400 nel 2018, 500 nel 2019): di questi circa 200 dovrebbero andare subito allo 0-6, con un aumento proporzionale a quello delle risorse nei prossimi anni. Si costituirà così il nuovo “fondo per l’infanzia”, da cui saranno escluse le spese per il personale docente: servirà solo per i nuovi investimenti. “È un inizio, ma non basta”, commenta Cristina Giachi, vicesindaco di Firenze e responsabile scuola dell’Anci. Infatti per dare consistenza e organicità al progetto bisognerà far confluire in esso anche le risorse che lo Stato già spendeva sui nidi, solo in maniera disomogenea e attraverso altri capitoli di spesa (per lo più politiche sociali del ministero del Lavoro e Pon europei). Il governo è d’accordo, i Comuni pure, le Regioni un po’ meno (perderebbero la competenza attuale). Su questo punto si gioca gran parte della partita.
LAUREA OBBLIGATORIA PER TUTTI – Il progetto prevede anche una continuità didattica fra nidi, asili e scuole elementari, in base a standard nazionali. E una formazione più qualificata degli insegnanti: tutti coloro che si fanno carico della prima istruzione dei bambini dovranno avere una laurea. Quinquennale in Scienze della formazione primaria per i maestri d’asilo, triennale in Scienze dell’educazione per gli educatori dei nidi. Invariato invece il sistema di reclutamento: concorsi nazionali per i primi, territoriali per i secondi. Il requisito, comunque, non sarà retroattivo: riguarderà solo i nuovi assunti. E qui i sindacati sollevano i primi dubbi sul destino di chi è iscritto in GaE ma non è laureato. Ma per una volta le assunzioni sembrano essere solo una parte marginale della riforma.
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