“Molti ci dicono che potevamo lasciarla morire, con tutte le volpi che ci sono, cosa avrà avuto di speciale…” così Davide Revello e sua moglie Barbara ripercorrono i ricordi dei sei mesi trascorsi con MaPi, la volpacchiotta che hanno salvato da morte certa grazie all’aiuto dell’Enpa di Savona, e poi hanno accudito fino alla sua completa indipendenza. Proprio come nel “Piccolo Principe” di Saint Exupéry: “Non è stato facile dire addio alla volpe, nei mesi trascorsi insieme si era creato un legame fortissimo, quasi simbiotico.” Aggiunge Davide: “È sempre rimasta se stessa, selvatica, e ogni volta che accettava il nostro aiuto era come un regalo, un dono che non dimenticheremo mai. Avevamo degli appuntamenti fissi, quasi rituali, come le coccole prima di andare a dormire, andava matta per giocare con i cuscini sul divano, e mangiava a tutte le ore del giorno”. La volpe era stata affidata alla coppia che vive a Santa Giulia, una frazione della Val Bormida nel comune di Dego (Sv), perché “senza un occhio e l’imprinting materno, era ritenuta non autosufficiente e in pericolo di vita” invece, “in pochi mesi di convivenza l’abbiamo vista rinascere, guardava sempre più spesso fuori dalla finestra e quando usciva nel bosco tornava sempre meno frequentemente. Un giorno MaPi è entrata un’ultima volta in casa, ci ha guardato in modo diverso dalle altre volte, quasi a volerci salutare, ed è tornata per sempre nel bosco. Ora le lasciamo una ciotola con il suo cibo preferito in giardino, ogni tanto passa e ci saluta, si lascia avvicinare e accarezzare, si vede che ricorda quello che c’è stato ed è rimasto il legame, ma è tornata libera, ora guardiamo ai boschi, fuori dalla finestra, con una strana sensazione di felicità, nell’indelebile ricordi dei momenti trascorsi insieme a MaPi