Roma, 12 feb. (Adnkronos) - "Ho visto Sanremo ieri sera, erano anni che non lo vedevo, ma sono rimasto sveglio fino alle 2 per vedermelo tutto. Mi è piaciuto per la qualità espressa, è una vetrina italiana vera. Come ha detto Jovanotti è un po’ come Natale, capodanno, carnevale". Filippo Ricci, direttore creativo della Stefano Ricci Spa, ha commentato così con l'Adnkronos la prima serata del 75esimo Festival di Sanremo e gli outfit del conduttore Carlo Conti creati dalla maison.
Che emozione è stata vedere Carlo Conti con i vostri abiti in apertura del 75esimo Festival della Canzone italiana?
"Siamo abituati a palcoscenici internazionali, ma è la prima volta che saliamo con rispetto sul palco dell'Ariston, tra l'altro con il conduttore e direttore, e quindi è stata una bella emozione. Ero un po' in apprensione che questo outfit gli tornasse bene addosso in una serata movimentata. E' fatto tutto al 100% in Italia, su misura per Carlo, e c'è stato dietro un lavoro di ricerca, insieme a lui, dei tessuti e della costruzione dei modelli in questi mesi, quindi è stato parte proattiva della ricerca e dello sviluppo degli outfit per queste cinque serate", ha spiegato Filippo Ricci.
Che idea avete avuto nello sviluppo degli outfit? Ne utilizzerà uno a serata?
"L'idea che abbiamo avuto, sin dall'inizio, è stata quella di fare un percorso di sartorialità. Noterete che sono tutti outfit abbastanza rigorosi, anche se la qualità dei tessuti conferisce un senso di morbidezza. L'idea era di dare un concetto di eleganza senza tempo perché Sanremo appartiene alla cultura del Paese. Poi ieri sera abbiamo giocato con il colore, il midnight blu, questo blu notte che è ben diverso dal classico nero, anche se ci saranno degli outfit scuri in seguito. Non conosco la sequenza, visto che la deciderà lui con il proprio staff ogni sera. Sono tutti pronti e a disposizione, con un nostro sarto dedicato dietro le quinte. Carlo ha più scelte, ma credo userà un outfit a serata perché da quello che ho visto ieri, nel movimento veloce tra uno spazio e l'altro credo che voglia mantenere un ritmo serrato per le tempistiche sceniche sue".
Quali emozioni ci sono state durante la prima serata del Festival?
"E' stato bello vedere Papa Francesco e ascoltare il suo messaggio, credo che sia la prima volta nella storia del Festival, quindi anche solo quella è stata un'immagine potente. Poi Jovanotti ha provocato una scarica d’energia positiva, da re dell'entertainment", ha spiegato il direttore creativo della Stefano Ricci Spa.
Carlo Conti era preoccupato di non riuscire a valorizzare la classe e la modernità degli smoking, ci è riuscito?
"Ci è riuscito assolutamente, ha un bel portamento, e gli ho detto 'sei proprio un bel modello'. E' un uomo che sa stare sul palcoscenico e vestire dei capi sartoriali. Quello di ieri non era un capo semplicissimo, è una giacca smoking in velluto blu, tra l'altro quello è un jersey di velluto, quindi più morbido, ma lo vestiva molto bene, con i tre pezzi, e sotto aveva un gilet in lana coordinato con il pantalone mohair. Abbiamo voluto fare proprio il tocco estremo di sartorialità con tutto il bordino in raso che è stato fatto su tutto il revere. L'idea era quella di rispettare un percorso abbastanza classico della sartorialità italiana e fiorentina, perché se si va a vedere la spalla, è una vecchia scuola fiorentina il modo di realizzarla in maniera morbida, quindi la giacca è molto leggera".
Queste sera la seconda serata con nuove sorprese?
"Gli abiti sono smoking oppure giacche da cocktail, quindi ci sarà un'alternanza dove Carlo ha possibilità di scelta anche tra cravatta o papillon. Ci hanno scritto in molti sui social, anche dall’estero a conferma di una vetrina internazionale come Sanremo, proprio per avere questa informazione, ed è molto divertente. La cosa interessante è che ci arrivano messaggi da tutto il mondo, perché è il Festival della canzone italiana, è italianissimo, ma lo guardano in America, lo guardano gli italo-americani, lo guardano in Sud America, lo guardano a Est, e comunque la visibilità internazionale è importante. Questo è un palcoscenico di italianità che richiama la musica italiana in generale ma non solo", ha spiegato Filippo Ricci la cui maison vende in tutto il mondo.
I nostri mercati principali?
"Noi produciamo tutto in Italia, ma in Italia vendiamo poco. Noi vendiamo a clienti in tutto il mondo, con le nostre 82 boutique e in Italia ne abbiamo due a Firenze dove è anche la sede dell'azienda, due a Milano, uno a Porto Cervo. Tra i mercati più importanti gli Stati Uniti, le capitali del continente europeo come Londra e Parigi, al Middle East, Dubai, fino alla Cina. A Carlo Conti abbiamo fornito tutto l'outfit, dalle scarpe, alle camicie, e abbiamo anche fatto diversi capi sportivi per le conferenze stampa e gli altri impegni del Festival. Dalle giacche in maglia sportive con le sneaker più casual e abbiamo lavorato insieme per fargli provare un po' di tessuti anche particolari"ha concluso Filippo Ricci. (di Emanuele Rizzi)
Mondo
Bataclan, commissione inchiesta: “Servizi hanno fallito, si poteva evitare la strage. Misure ancora non all’altezza”
Il deputato repubblicano e presidente dell'organo incaricato di far luce sugli attentati che hanno colpito la Francia negli ultimi mesi parla delle falle del sistema e della gestione dell'emergenza: "Che cosa non ha funzionato il 13 novembre? Tutto. Abbiamo perso tempo dopo l'attacco di Charlie Hebdo". Le proposte: creare un coordinamento centrale, migliorare la condivisione dei dati e valutare la detenzione amministrativa per i "djihadisti di ritorno"
Il fallimento dei servizi segreti, che sono troppi e complessi; i provvedimenti presi in ritardo e non ancora sufficienti; la mancanza di coordinamento con le intelligence fuori dalla Francia. “Che cosa non ha funzionato il 13 novembre scorso? Tutto”. Secondo Georges Fenech, deputato membro dei Repubblicani, magistrato e presidente della commissione di inchiesta sugli attentati, c’è una sola analisi possibile ed è impietosa: “Gli attacchi terroristici della notte del Bataclan avrebbero potuto essere evitati”, spiega a ilfattoquotidiano.it. “Sono il fallimento dei nostri servizi e si potevano prevenire. E’ una cosa difficile da dire davanti alle famiglie delle vittime, ma io penso che sia giusto farlo. Se le informazioni fossero state condivise, avremmo evitato la strage. Abbiamo perso tempo: quelle stesse misure avrebbero potuto essere prese già dopo gli attacchi di Charlie Hebdo del gennaio 2015 “. La commissione da lui presieduta a inizio luglio ha consegnato un report di oltre 300 pagine che illustra il lavoro svolto in sei mesi e fa 39 proposte per affrontare l’emergenza: dalla riorganizzazione dei servizi segreti, sul cui punto tutti si dicono concordi, fino alla gestione della sicurezza sul territorio. Il testo si è basato essenzialmente sulle audizioni dei ministri e sui funzionari coinvolti: “Vigileremo che le nostre idee vengano ascoltate e messe in pratica”, continua il presidente. L’obiettivo fondamentale è quello di creare un centro di coordinamento della lotta anti terrorismo sul modello del sistema Usa. E il tempo, secondo Fenech e la commissione, stringe. Nell’introduzione al dossier si legge infatti: “La minaccia terroristica in Francia rimane molto elevata” e “malgrado le misure prese dal ministro dell’Interno Bernard Cazeneuve, e in particolare quelle relative all’organizzazione dei servizi e al nuovo utilizzo delle forze d’intervento, non sono ancora all’altezza della sfida di un terrorismo internazionale pronto a nuove forme di lotta finora insospettabili”.
“Rivedere la catena di comando” – Alla base di tutto ci sono le falle del sistema dei servizi segreti, da anni caratterizzati da guerre di potere e scarsa comunicazione. “Ci siamo resi conto che gli autori degli attentati di Charlie Hebdo e del Bataclan erano già conosciuti”, continua Fenech. “Sapevamo che tra i terroristi delle stragi c’era chi era radicalizzato e chi era stato in Siria: erano tutti nei nostri radar. Alcuni addirittura erano stati condannati. Bisogna riconoscere che c’è un problema”. Una delle proposte della commissione prevede la creazione di una “agenzia nazionale di lotta contro il terrorismo con un coordinamento centrale”: “Abbiamo una quindicina di servizi segreti in Francia e Parigi è uno stato dentro lo stato. Non possiamo continuare così”. Per questo i parlamentari sono andati a Washington per vedere come gli americani hanno reagito agli attentati dell’11 settembre 2001: “Gli Usa hanno creato il National Counterterrorism Center: hanno un direttore nazionale che è un vero coordinatore. Da noi si trova all’Eliseo e deve fare i conti con varie agenzie. E’ necessario partire da questa figura, dargli più fondi e responsabilità”. A questo proposito viene citata la testimonianza del direttore dei servizi esterni (Dgse) Bernard Bajolet che ha detto: “Gli attentati del 13 novembre dimostrano il fallimento del mio dipartimento: sono stati pianificati fuori dalle nostre frontiere e organizzati in Belgio, ovvero aree di nostra competenza. E sono anche un fallimento senza dubbio per i servizi interni, perché si sono manifestati sul territorio francese”. Morale, non si salva nessuno. Il problema non solo è nelle lotte interne e nelle scarsa condivisione, ma anche nella gestione delle informazioni: “Abbiamo avuto difficoltà”, dice Fenech, “pure nell’ottenere i nomi delle persone seguite dai diversi organi destinati alla lotta contro il terrorismo”. L’esempio per il deputato viene dal fatto che i tre assalitori del Bataclan erano “perfettamente conosciuti dall’intelligence e dalla giustizia”: “Samy Amimour era sotto controllo giudiziario, ma questo non gli ha impedito di andare in Siria con l’altro terrorista Omar Mostefai, anche lui identificato ‘fiche s’. Mentre Foued Mohamed-Aggad era noto alla giustizia francese per essersi unito allo Stato islamico nel 2013″.
“Manca la condivisione delle informazioni con l’Unione europea” – Il problema di gestione non si ferma a livello francese, ma riguarda anche l’Europa: “Nella prevenzione”, sostiene Fenech, “è mancata la condivisione delle informazioni a livello di Unione europea. Abbiamo visitato Europol a Bruxelles: è un’agenzia che non ha abbastanza dati e che manca di efficacia”. L’esempio che viene citato è quello di Abdelhamid Abaaoud, considerata la mente degli attentati e morto nell’assalto di Saint-Denis: “Siamo partiti dai casi concreti”, continua Fenech, “volevamo sapere come fosse stato possibile che Abaaoud avesse potuto circolare con tanta facilità dal momento che era segnalato con ‘fiche S’. Era stato localizzato ad Atene e i belgi avevano capito che era un belga-marocchino. Quando hanno fatto l’intervento in Belgio, hanno avvisato i greci solo mezzora prima dell’operazione e Abaaoud è fuggito. Se ci fosse stata una struttura centrale avremmo potuto agire diversamente”. A parlare per Fenech sono le date: il terrorista fugge a giugno 2015, gli attacchi di Parigi avvengono a novembre. A questo proposito serve, come spiega il deputato, uno sforzo europeo che certo dipende esclusivamente da scelte politiche: “Dopo il 13 novembre abbiamo avuto uno choc ed è stata espressa la volontà di cooperare. Abbiamo creato un centro di condivisione delle informazioni. Ma per cambiare davvero serve l’intervento politico. Bisogna che gli Stati, i ministri degli Interni, obblighino l’Europa a uno scambio rapido di informazioni”. Fenech a questo proposito nel report cita due “anomalie”: l’impossibilità per l’agenzia europea Frontex di accedere agli archivi che permettono di “tracciare i movimenti sospetti” e il fatto che il primo agente Europol sia arrivato in Grecia “in appoggio” a Frontex solo nel dicembre 2015.
L’introduzione della detenzione amministrativa limitata per i “djihadisti di ritorno” e lo Stato di emergenza “inutile” – Il presidente della commissione va oltre nelle sue proposte. Se da una parte ritiene che un maggior coordinamento delle agenzie e la condivisione delle informazioni avrebbe potuto evitare gli attentati, dall’altra propone misure rigide come strumento di prevenzione: “Lo Stato di diritto deve adattarsi al livello della minaccia”, conclude. “Per questo io sono a favore della detenzione amministrativa”. Il provvedimento prevede la reclusione di un sospetto per motivi di sicurezza dello Stato, anche in assenza di prove di reato. L’esempio è quello dei presunti djihadisti che tornano dalle zone siriane: “Sono figure che non possono essere messe sotto accusa e il governo per far fronte al fenomeno si è accontentato di creare dei centri di deradicalizzazione”. Secondo il deputato non basta e, a chi lo accusa di voler ricreare una Guantanamo alla francese, replica: “E’ falso, perché ci sarebbe l’intervento del giudice che garantisce la tutela dei diritti umani. Caricaturizzano le mie posizioni per screditarle. Mi accusano di fare polemica quando servirebbe l’unità nazionale”. Se Fenech da una parte invoca il pugno duro, dall’altro condanna lo Stato d’emergenza che è stato inserito in Costituzione dal presidente Hollande: “E’ stato utile subito dopo gli attentati per consentire più perquisizioni, ma passati i primi giorni non serve più a niente. L’unica utilità è quella di rassicurare il popolo, ma dobbiamo renderci conto che non è sufficiente”. Davanti al fallimento la commissione di inchiesta chiede una rivoluzione del sistema, nella speranza di essere ancora in tempo.
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Milano, 12 feb. (Adnkronos) - Il conto in Olanda dove sono stati sequestrati i soldi versati da Massimo Moratti, nell'ambito di una truffa in cui è stato usato il nome del ministro della Difesa Massimo Crosetto, risulta intestato a più persone straniere su cui ora sono in corso gli accertamenti per verificarne l'esistenza e anche per capire eventuali collegamenti con altri soggetti. E' quanto si apprende da fonti investigative.
In particolare, da quanto emerge, sul conto olandese risultano versati i 980mila euro della truffa al presidente di Saras, soldi che il gruppo avrebbe tentato di spostare altrove, ma la tempistica non ha giocato a loro favore e il 'congelamento' del denaro è arrivato prima.
In attesa degli esiti delle rogatorie, si attendono già domani, in procura a Milano si continua a lavorare anche sui numeri telefonici usati per mettere a segno i plurimi tentativi di truffa - ora usando il nome del ministro o del suo staff - nei confronti del gotha dell'imprenditoria e della finanza.
Roma, 12 feb. (Adnkronos) - Sicurezza negli stadi, contrasto alla criminalità e prevenzione dei comportamenti illeciti. Sono le tematiche al centro del tavolo presieduto dai ministri dell’Interno e per lo Sport e i giovani, Matteo Piantedosi e Andrea Abodi che hanno incontrato i presidenti di Figc Gabriele Gravina, Lega serie A, Ezio Simonelli, Lega nazionale professionisti serie B, Paolo Bedin, Lega italiana calcio professionistico, Matteo Marani, Lega nazionale dilettanti, Giancarlo Abete. Presenti anche il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni, il capo della Polizia, Vittorio Pisani e il presidente dell’Osservatorio sulle manifestazioni sportive, Mario Improta.
La riunione è stata l’occasione per proseguire il confronto già avviato su proposte e iniziative da mettere in campo congiuntamente. L’obiettivo rimane quello di tutelare le tifoserie sane e di individuare in maniera chirurgica coloro che vanno allo stadio per attuare comportamenti criminali e violenti, assicurando un ambiente più sicuro e vivibile per tutti gli appassionati. Il tavolo ha anche discusso di azioni concrete per contrastare le scommesse illegali e per arginare il fenomeno della pirateria audiovisiva, sanzionando i fruitori dei contenuti illegali. Prossimo incontro tra un mese. Così una nota congiunta dei ministri dell'Interno e per lo Sport e i giovani.
Londra, 12 feb. (Adnkronos) - Non sarà consentito l'alcol ai Mondiali del 2034 in Arabia Saudita. Lo ha dichiarato l'ambasciatore saudita nel Regno Unito, il principe Khalid bin Bandar Al Saud. I tifosi che assisteranno al torneo non potranno trovare bevande alcoliche negli hotel, nei ristoranti o negli stadi. L'Arabia Saudita è un paese differente dal Qatar, dove l'alcol era disponibile in alcuni posti durante i Mondiali del 2022, e non ci saranno eccezioni per questo torneo. "Al momento, non consentiamo l'alcol", ha detto Al Saud a LBC.
"Ci si può divertire molto senza alcol, non è necessario al 100% e se vuoi bere dopo essere andato via, sei il benvenuto, ma al momento non abbiamo alcol. Un po' come il nostro clima, è un paese secco". L'Arabia Saudita è stata confermata come paese ospitante della Coppa del Mondo a dicembre, nonostante le preoccupazioni sui diritti umani. Alla domanda se i tifosi gay di calcio sarebbero stati al sicuro nel paese, Al Saud ha aggiunto: "Daremo il benvenuto a tutti in Arabia Saudita. Non è un evento saudita, è un evento mondiale. E in larga misura, daremo il benvenuto a chiunque voglia venire".
Roma, 12 feb. (Adnkronos) - Le attiviste del Referendum Cittadinanza hanno lanciato un appello via social alle artiste e agli artisti che in questi giorni si esibiranno sul palco del Festival di Sanremo: dire Sì all’Italia che riconosce tutte le sue figlie e tutti i suoi figli direttamente dall’Ariston. La cantante Giorgia e Brunori Sas sono stati i primi a rispondere all'appello e, insieme alle attiviste di ActionAid Utibe Joseph e Kejsi Hodo, hanno cantato il celebre brano di Toto Cutugno L'Italiano.
Gli artisti, poi, hanno ricevuto in dono un ciuccio con un nastrino tricolore da portare con sé sul palco, come simbolo di tutti quei figli e figlie d'Italia che non hanno ancora il riconoscimento della cittadinanza. Il referendum cittadinanza ha ricevuto l'ok dalla Corte Costituzionale lo scorso 20 gennaio insieme agli altri 4 quesiti sul lavoro promossi dalla Cgil. Andrà al voto in primavera.
Dopo la bocciatura del quesito sull'Autonomia la sfida del quorum si fa più ardua, ed è per questo che i promotori partono proprio dal più popolare spettacolo televisivo italiano per richiamare l'attenzione del Paese sull'appuntamento referendario. Il referendum cittadinanza è stato promosso da +Europa, Possibile, Dalla Parte Giusta della Storia, ActionAid, Libera, Arci, Italiani senza Cittadinanza, Conngi, insieme a una grande rete di oltre 70 organizzazioni.
Milano, 12 feb. (Adnkronos) - La competenza territoriale si radica a Milano, da qualunque lato si inquadri la questione. Lo sostiene la Cassazione nelle motivazioni sul caso Visibilia che vede indagata, tra gli altri, la ministra del Turismo Daniela Santanchè con l'ipotesi di truffa aggravata all'Inps in relazione alla cassa integrazione nel periodo Covid. Nel provvedimento, che segue la decisione dello scorso 29 gennaio, si rigetta la richiesta della difesa di considerare singole ipotesi di truffa (e non una truffa continuata) e di radicare la competenza a Roma.
Per il collegio della seconda sezione penale presieduta da Anna Petruzzellis - chiamato a rispondere alla questione sollevata dalla giudice delle indagini preliminari di Milano Tiziana Gueli - dato che la procura meneghina ha rilevato che l'ultima erogazione dei contributi è stata pagata a un dipendente in una banca nel Milanese, "deve essere affermata la competenza territoriale del Tribunale di Milano". Nell'indagine, coordinata dai pubblici ministeri Maria Giuseppina Gravina e Luigi Luzi, risultano coinvolti 13 dipendenti delle due società indagate, Visibilia Concessionaria srl e Visibilia Editore spa, che sarebbero stati messi in cassa integrazione a zero ore senza saperlo (e quindi continuando a lavorare) causando un 'danno' di oltre 126 mila euro versati dall'Inps.
"La soluzione - si legge nella decisione della Cassazione - non cambia nel caso in cui si voglia ancorare la competenza territoriale al momento della richiesta della cassa integrazione, posto che dalla documentazione prodotta in atti risulta che la richiesta è stata inviata alla sede Inps di Milano e che sempre la sede Inps di Milano ha autorizzato la cassa integrazione". Infine, a rafforzare la competenza territoriale il fatto che "avendo le società sede a Milano, il delitto di truffa si è comunque consumato a Milano, al momento della acquisizione dell’ingiusto profitto da parte delle società, che si realizza in concomitanza con la percezione dei contributo da parte dei lavoratori". L'udienza preliminare sul caso Visibilia riprenderà come da calendario il 26 marzo prossimo.
Roma, 12 feb. (Adnkronos) - L'aula della Camera ha approvato la proposta di legge recante 'modifiche alla disciplina della Fondazione Ordine costantiniano di San Giorgio di Parma'. I voti favorevoli sono stati 140, 84 quelli contrari e 3 gli astenuti.
Roma, 12 feb. (Adnkronos) - "Ho visto Sanremo ieri sera, erano anni che non lo vedevo, ma sono rimasto sveglio fino alle 2 per vedermelo tutto. Mi è piaciuto per la qualità espressa, è una vetrina italiana vera. Come ha detto Jovanotti è un po’ come Natale, capodanno, carnevale". Filippo Ricci, direttore creativo della Stefano Ricci Spa, ha commentato così con l'Adnkronos la prima serata del 75esimo Festival di Sanremo e gli outfit del conduttore Carlo Conti creati dalla maison.
Che emozione è stata vedere Carlo Conti con i vostri abiti in apertura del 75esimo Festival della Canzone italiana?
"Siamo abituati a palcoscenici internazionali, ma è la prima volta che saliamo con rispetto sul palco dell'Ariston, tra l'altro con il conduttore e direttore, e quindi è stata una bella emozione. Ero un po' in apprensione che questo outfit gli tornasse bene addosso in una serata movimentata. E' fatto tutto al 100% in Italia, su misura per Carlo, e c'è stato dietro un lavoro di ricerca, insieme a lui, dei tessuti e della costruzione dei modelli in questi mesi, quindi è stato parte proattiva della ricerca e dello sviluppo degli outfit per queste cinque serate", ha spiegato Filippo Ricci.
Che idea avete avuto nello sviluppo degli outfit? Ne utilizzerà uno a serata?
"L'idea che abbiamo avuto, sin dall'inizio, è stata quella di fare un percorso di sartorialità. Noterete che sono tutti outfit abbastanza rigorosi, anche se la qualità dei tessuti conferisce un senso di morbidezza. L'idea era di dare un concetto di eleganza senza tempo perché Sanremo appartiene alla cultura del Paese. Poi ieri sera abbiamo giocato con il colore, il midnight blu, questo blu notte che è ben diverso dal classico nero, anche se ci saranno degli outfit scuri in seguito. Non conosco la sequenza, visto che la deciderà lui con il proprio staff ogni sera. Sono tutti pronti e a disposizione, con un nostro sarto dedicato dietro le quinte. Carlo ha più scelte, ma credo userà un outfit a serata perché da quello che ho visto ieri, nel movimento veloce tra uno spazio e l'altro credo che voglia mantenere un ritmo serrato per le tempistiche sceniche sue".
Quali emozioni ci sono state durante la prima serata del Festival?
"E' stato bello vedere Papa Francesco e ascoltare il suo messaggio, credo che sia la prima volta nella storia del Festival, quindi anche solo quella è stata un'immagine potente. Poi Jovanotti ha provocato una scarica d’energia positiva, da re dell'entertainment", ha spiegato il direttore creativo della Stefano Ricci Spa.
Carlo Conti era preoccupato di non riuscire a valorizzare la classe e la modernità degli smoking, ci è riuscito?
"Ci è riuscito assolutamente, ha un bel portamento, e gli ho detto 'sei proprio un bel modello'. E' un uomo che sa stare sul palcoscenico e vestire dei capi sartoriali. Quello di ieri non era un capo semplicissimo, è una giacca smoking in velluto blu, tra l'altro quello è un jersey di velluto, quindi più morbido, ma lo vestiva molto bene, con i tre pezzi, e sotto aveva un gilet in lana coordinato con il pantalone mohair. Abbiamo voluto fare proprio il tocco estremo di sartorialità con tutto il bordino in raso che è stato fatto su tutto il revere. L'idea era quella di rispettare un percorso abbastanza classico della sartorialità italiana e fiorentina, perché se si va a vedere la spalla, è una vecchia scuola fiorentina il modo di realizzarla in maniera morbida, quindi la giacca è molto leggera".
Queste sera la seconda serata con nuove sorprese?
"Gli abiti sono smoking oppure giacche da cocktail, quindi ci sarà un'alternanza dove Carlo ha possibilità di scelta anche tra cravatta o papillon. Ci hanno scritto in molti sui social, anche dall’estero a conferma di una vetrina internazionale come Sanremo, proprio per avere questa informazione, ed è molto divertente. La cosa interessante è che ci arrivano messaggi da tutto il mondo, perché è il Festival della canzone italiana, è italianissimo, ma lo guardano in America, lo guardano gli italo-americani, lo guardano in Sud America, lo guardano a Est, e comunque la visibilità internazionale è importante. Questo è un palcoscenico di italianità che richiama la musica italiana in generale ma non solo", ha spiegato Filippo Ricci la cui maison vende in tutto il mondo.
I nostri mercati principali?
"Noi produciamo tutto in Italia, ma in Italia vendiamo poco. Noi vendiamo a clienti in tutto il mondo, con le nostre 82 boutique e in Italia ne abbiamo due a Firenze dove è anche la sede dell'azienda, due a Milano, uno a Porto Cervo. Tra i mercati più importanti gli Stati Uniti, le capitali del continente europeo come Londra e Parigi, al Middle East, Dubai, fino alla Cina. A Carlo Conti abbiamo fornito tutto l'outfit, dalle scarpe, alle camicie, e abbiamo anche fatto diversi capi sportivi per le conferenze stampa e gli altri impegni del Festival. Dalle giacche in maglia sportive con le sneaker più casual e abbiamo lavorato insieme per fargli provare un po' di tessuti anche particolari"ha concluso Filippo Ricci. (di Emanuele Rizzi)