Chiudere i bagni a bordo degli otto treni fermati dalla Procura di Bari per ottenerne il dissequestro. È questa una delle proposte inserite da Trenitalia nella richiesta di togliere i sigilli ai convogli bloccati negli stabilimenti di Foggia e Taranto, quattro ‘Vivaldo’ e quattro ‘Minuetto’, per un totale di 8 locomotori e 22 carrozze, che valgono circa 40 milioni di euro. Secondo la Procura di Bari i servizi igienici di bordo sversano liquami sui binari, violando il regolamento europeo. L’azienda ribatte. “Quei treni sono in regola con le normative ferroviarie europee, alla stregua dei nostri sarebbero passibili di sequestro gran parte dei convogli che circolano in Europa” dichiara a ilfattoquotidiano.it Marco Mancini, responsabile prodotto e rapporti con le associazioni dell’ufficio stampa delle Ferrovie dello Stato. Che conferma il contenuto della proposta: “In attesa di una decisione di merito, un’ipotesi proposta per tornare subito a utilizzarli, sulle tratte brevi, è chiudere i bagni. In analogia con le vetture delle metropolitane, che i bagni non li hanno proprio”.
LE CAUSE DEL SEQUESTRO – Nei giorni scorsi i carabinieri del Noe di Bari hanno eseguito alcuni controlli sui treni che viaggiano sulle tratte di Puglia, Molise e Basilicata
L’EMERGENZA DA TAMPONARE – Trenitalia ha poi rassicurato i viaggiatori dopo che, nelle prime ore successive al sequestro, sono state cancellate 20 corse, sostituite con i bus. In una nota ha comunicato che sono stati adottati “una serie di provvedimenti organizzativi straordinari per garantire ai clienti l’offerta commerciale e i servizi programmati e ridurre al minimo i disagi”. Sulla rete regionale della Puglia stanno arrivando altri otto treni provenienti da Campania, Abruzzo e Lazio, che entreranno in funzione da domani.
LA PROPOSTA – Ma quei treni servono. All’azienda e ai pendolari. Anche perché costituiscono il 20 per cento dell’intero parco circolante e coprono il 40-50% delle percorrenze locali in Puglia. Ecco perché Trenitalia, nell’istanza di dissequestro presentata venerdì 11 novembre, poche ore dopo la notifica del provvedimento, ha avanzato anche la proposta di chiudere i bagni a bordo, utilizzando gli 8 treni solo sulle tratte della linea Adriatica a Nord di Bari, ossia Mola–Bari–Molfetta. In questo modo la soluzione riguarderebbe solo percorsi della durata di 25 minuti dove il servizio si svolge in regime metropolitano e per i quali non ci sarebbe alcun obbligo giuridico di predisporre i servizi igienici. L’azienda inviterebbe i passeggeri a utilizzare i servizi igienici che si trovano nelle stazioni. Ora la proposta è al vaglio del magistrato titolare dell’inchiesta, il pm Baldo Pisani. Di fatto, in caso il gip rigettasse la richiesta di dissequestro, Trenitalia ha già annunciato che ricorrerà al Riesame.
L’INDAGINE POTREBBE ESTENDERSI – Un altro aspetto della vicenda è che l’indagine dei carabinieri del Noe che ha portato al sequestro potrebbe estendersi a tutta Italia, visto che si tratta di treni utilizzati su tutta la rete nazionale. Gli stessi investigatori hanno sottolineato che il problema potrebbe essere più ampio proprio “data la diffusione nazionale di questo tipo di treni”. Che circolano anche in altri Paesi europei. Come ribadisce anche Mancini: “Allora sarebbero tutti passibili di sequestro”. Di fatto una valutazione come quella dei carabinieri del Noe di Bari, se condivisa dai colleghi di altre regioni, potrebbe avere ripercussioni importanti sul trasporto dei pendolari.
Aggiornato alle 18.43