“Non esistono più i film di una volta”. Mi sembra sempre di riascoltare il leitmotiv di tanti puristi della celluloide quando m’immergo in questo cinema. Così con un angelo e un diavoletto sulle spalle cerco di capirci qualcosa in più: il cinema è figlio della letteratura, della pittura, della fotografia. In seguito a prime e seconde nozze con i fumetti si è lasciato andare anche tra le braccia di amanti opulente come l’industria dei giocattoli (Transformers, G.I. Joe ecc.) e quella dei videogame (Super Mario, Tron e una sfilza d’altri) ed è diventato anello forte, a volte flop, di una trasversalità di linguaggi e prodotti d’intrattenimento che impregna i nostri tempi. Mi capitano a tiro due titoli al cinema pochi mesi fa e ora passati in versione casalinga: Warcraft – L’inizio, già dal titolo promesso franchise di orchi in guerra contro gli uomini, e di Angry Birds, nuovo divertissement d’animazione per i più piccoli e non solo.
Proprio i pennuti arrabbiati con i verdi maialini ladri di uova sono i protagonisti di un film colorato e buffo per un mood generale che ricorda i personaggi amabilmente trucidi di Hanna & Barbera. Angry Birds esordisce come app per iPhone nel 2009: 12 milioni di download solo per la prima versione, che comprendendo ad oggi tutte le 16 successive ha superato il miliardo giusto nel 2012. Diciamo che se ci fosse stata la fine del mondo come annunciato, per la software house finlandese Rovio sarebbe stata una fine in grande stile. Ma il mondo resiste ancora, e seppur malandato, con 80 milioni di dollari in produzione ottenuti dall’entrata nel progetto di Sony Pictures più altri 100 per pubblicizzarlo e distribuirlo, il film voluto dalla Rovio ha incassato 350 milioni nel globo dopo essere entrato nella storia come uno dei videogames più giocati, amati e citati di sempre.
I backstage sul doppiaggio italiano si trovano solo su YouTube. Peccato perché stavolta è stato ingaggiato come protagonista Maccio Capatonda, rivelazione premiata con uno strameritato Leggio d’Oro nella categoria voce cartoon. Il Blu-Ray offre l’occasione di ascoltare anche l’originale Peter Dinklage di Game of Thrones, oltre a Francesco Pannofino nel ruolo di Bomb. Invece il mugugnare di Sean Penn tra le penne del grosso Terence si trova anche nella versione italiana. Tra gli extra, oltre ai corti dei pulcini, i vari backstage sulla costruzione di Bird Island e Pig City più un interessantissimo capitolo sul compositore Heitor Pereira, troviamo anche Francesca Natale e le sue tavole. Matita italiana di cui andar fieri, Francesca è art director dei personaggi e nel disco parla del suo lavoro.
“Giochini palmari crescono” direte voi. Sicuro, ma il divertimento slapstick, spensierato ma non scemo, fa per tutta la famiglia. Invece una doppia sorpresa me l’ha fatta Warcraft. Una buona e una cattiva per la verità. Ma vediamo da dove viene questo fantasy. Nel ’93 era nato come videogame strategico in tempo reale. Un medioevo alternativo popolato di battaglie e magie tra uomini e orchi che ha prodotto una serie sterminata di seguiti, espansioni, fumetti, giochi da tavolo, franchise e cosplay d’ogni ordine e grado. Nei contenuti speciali se ne saggia un’allegra anteprima americana a tripla effe: fan, folklore e feticismo. L’ossatura tecnica del film è imponente ma il regista Duncan Jones a volte scimmiotta la cinepresa di Peter Jackson. Lo spessore è lontano da quello di Tolkien, ma la storia è cucita su misura per i fan del game che ci hanno trovato decine di citazioni tra armi, suoni e personaggi, anche comprimari, presenti nei videogame.
La bella sorpresa sono le lavorazioni presenti negli extra, un dietro le quinte talmente ricco da superare il film. L’orco Durotan lo interpreta al motion capture Toby Kebbell, che tra un ciak e una papera snocciola curiosità sull’esperienza. Nel cast anche Ben Foster e Glenn Close come ganci per il pubblico diverso dall’orda di fan del gioco. Tutti insieme hanno fatto superare i 433 milioni di dollari ai boxoffice sparsi per il mondo. Warcraft non dimostra soltanto l’avanzamento tecnico nel ricreare al computer micro-espressioni facciali dalla perfezione mai raggiunta prima o scenari e creature fantastiche, ma anche la finalizzazione della sala cinematografica come ennesimo campo di battaglia per l’industria dell’immaginario. L’asticella della qualità narrativa può ancora essere alzata, nel frattempo tra avventure trapiantate e manipolate ad hoc per strizzare il pubblico del media di turno si naviga a vista.