Bulgaria e Moldavia si avvicinano politicamente alla Russia di Putin, allontanandosi dall’Unione europea. Questo è l’esito, analizzato dai media locali, delle elezioni presidenziali nei due Paesi dell’ex blocco sovietico, dove i candidati filo-russi hanno vinto al ballottaggio contro i candidati proposti dai partiti di governo. Doppio significato assume la svolta verso Mosca della Bulgaria, che fa parte dell’Ue, dove ha vinto il partito socialista, finora all’opposizione, inducendo alle dimissioni il primo ministro conservatore Boyko Borisov.
Bulgaria, vince il generale filo-russo Rumen Radev – A vincere al ballottaggio con oltre il 59 per cento dei voti è stato il generale Rumen Radev, ex capo dell’aeronautica militare. Radev ha nettamente battuto la sua avversaria, la presidente del parlamento e candidata del partito di governo Cittadini per lo sviluppo europeo della Bulgaria (liberal-conservatore), Tsetska Tsacheva, che ha ricevuto solo il 36,17% delle preferenze. “La vittoria elettorale del generale Radev è categorica”, ha dichiarato Borisov, per il quale i risultati delle elezioni rendono chiaro che il governo di coalizione non avrà più una maggioranza. In Bulgaria la carica di presidente ha solo funzioni di rappresentanza, ma i risultati delle elezioni aprono un periodo di crisi e incertezza politica. Borisov aveva annunciato che si sarebbe dimesso se la maggior parte dei 6,8 milioni di elettori avessero supportato Radev, piuttosto che il leader del suo partito pro-Europa. Secondo fonti locali, a pesare sul voto – che per gli analisti rappresenta un voto di forte protesta contro l’attuale governo – sono stati sopratutto il malcontento pubblico per la corruzione politica e giudiziaria, l’economia debole e il peso delle sanzioni occidentali contro Mosca decretate dopo l’annessione della Crimea.
Moldavia, “ripristinare rapporti amichevoli con Mosca” – Un altro politico filo-russo, Igor Dodon, è invece il nuovo presidente della Moldavia, la repubblica ex sovietica dove il 13 novembre si è ugualmente votato per il ballottaggio che vedeva Dodon, favorito dai sondaggi, opposto a Maia Sandu, la leader di Azione e Solidarietà, ex dirigente della Banca mondiale ed ex ministro candidata dalle forze filo-europeiste. Il vincitore è il leader del Partito dei socialisti moldavi che ha ottenuto il 52,57% dei voti, mentre la sua principale rivale si è fermata al 47,43. Sandu ha denunciato le “disfunzioni dello scrutinio”, con un numero di schede insufficienti in alcuni seggi e molte persone che non sono state in grado di votare. Il tasso di partecipazione al secondo turno è stato superiore al 53%, in quella che era la prima elezione diretta del presidente della Repubblica dal 1997.
Il nuovo capo di Stato moldavo ha annunciato che una delle sue prime mosse sarà quella di indire elezioni anticipate il prossimo anno per rimuovere l’attuale governo pro-Ue. In questo modo “lui e i suoi alleati potranno realizzare i progetti” che si sono preposti in campagna elettorale. “Prometto che sarò il presidente di tutti, per coloro che si considerano di destra e per coloro che si considerano di sinistra, per chi vuole l’integrazione europea e per coloro che vogliono stretti rapporti con la Russia”, ha detto Dodon, sottolineando di aver capito le responsabilità di essere il nuovo capo di Stato. Dodon ha promesso di ripristinare rapporti amichevoli con Mosca, auspicando al tempo stesso migliori relazioni con i Paesi vicini, in primo luogo Romania e Ucraina.
Il portavoce del Cremlino: “Soddisfatti dei risultati” – “Ci fanno senz’altro piacere alcune dichiarazioni” dei candidati vincitori in Bulgaria e Moldavia “che dimostrano la prontezza di lavorare sulla normalizzazione dei rapporti con altri paesi tra cui anche la Russia”. Queste le parole, riportate da Interfax, del portavoce del Cremlino Dmitri Peskov che ha aggiunto: “Noi siamo contrari a definizioni preconfezionate”, riferendosi all’analisi dei media secondo cui i nuovi leader sono filorussi. Peskov ha poi rivolto le sue “congratulazioni” ai nuovi leader. La Russia accoglie la nuova leadership bulgara come un’opportunità per rilanciare lo sviluppo del gasdotto South Stream, che era stato progettato per portare il gas russo nel Paese attraverso il Mar Nero. “La Russia ha sempre aderito e continua ad aderire all’idea di ampliare la cooperazione con la Bulgaria”, ha detto Peskov all’agenzia di stampa statale Tass, riferendosi al progetto del gasdotto, che è stato interrotto circa due anni fa in seguito alle crescenti tensioni sul conflitto in Ucraina.