La fotografia scattata dal rapporto Ecosistema Urbano 2016 mostra che il Paese è incapace di migliorare in maniera costante nelle buone pratiche ambientali. Tra tutti i capoluoghi nessuno fa meglio del centro marchigiano: Macerata al primo posto tra i centri urbani. A Parma, invece, i rifiuti riciclati passano dal 48 al 72 per cento
Palermo spreca ancora la metà dell’acqua immessa nella sua rete idrica. A Milano la quantità di polveri sottili è tornata ad avvicinarsi ai valori del 2013, nonostante Area C, metro e tram. La raccolta differenziata a Napoli cresce a un ritmo molto basso (1,5% all’anno) e a Roma il trasporto pubblico non è migliorato dal 2011 a oggi. La fotografia scattata dal rapporto Ecosistema Urbano 2016 di Legambiente – stilato in collaborazione con l’istituto di ricerca Ambiente Italia e con Il Sole 24 ore – mostra un’Italia intrappolata in “una diffusa staticità”, incapace di migliorare in maniera costante e decisa nelle buone pratiche ambientali. “Un sostanziale immobilismo che non si registra solo considerando i dati attuali con quelli dell’anno precedente”, denuncia Legambiente, “ma si conferma anche valutando un periodo più lungo, i cinque anni della durata del mandato di un sindaco”.
Italia a due velocità: “Politica rigida, si muovono i cittadini” – Così mentre le amministrazioni comunali non riescono a incidere in maniera netta sulle trasformazioni positive per rendere i centri urbani eco-sostenibili, sono i cittadini a tentare un salto nel futuro: “Questo rapporto racconta un Paese a due velocità: quella delle amministrazioni e quella dei cittadini con le associazioni, i comitati di quartiere, le cooperative solidali”, è il commento di Rossella Muroni, presidente di Legambiente. La politica “si conferma lenta, rigida e quasi impermeabile ai cambiamenti”, la cittadinanza invece spicca “per vivacità e spirito d’iniziativa con tantissime buone pratiche che pur coinvolgendo concretamente, una strada o un quartiere” esprimono “un’idea di città e di futuro capace di coniugare giustizia sociale e vivibilità, cultura e socialità, economia e ambiente”. Ma su cosa si basa il rapporto, che vede Macerata al primo posto tra i centri urbani? Ecosistema Urbano 2016 ha preso in esame 17 parametri divisi in cinque macro-aree: aria, acqua, rifiuti, energie rinnovabili e mobilità. Si va quindi dalla depurazione delle acque ai livelli di Pm10, passando per i consumi domestici da rinnovabili al solare pubblico, fino alla raccolta differenziata, alle isole pedonali e al verde urbano.
Bene i centri medio-piccoli: Macerata regina, Cosenza fa progressi – Tra tutti i capoluoghi nessuno fa meglio del centro marchigiano, anche se a farla da padrone sono le città medio-piccole del Nord con ben 8 rappresentanti nella Top Ten che si completa con Oristano, unica presenza per Sud e Isole. E più in generale la situazione è maggiormente vivace nei centri urbani di medie dimensioni: “Un certo dinamismo – sottolinea il rapporto – sembra caratterizzare tante città medio-piccole che hanno mostrato negli ultimi cinque anni (2011-15) mutamenti significativi”. A Cosenza, per esempio, è più che raddoppiata la raccolta differenziata passando dal 21% al 50%, così come è molto migliorata sullo stesso fronte la situazione proprio a Macerata (dal 43% al 74%), Mantova (dal 40% al 77%) e a Parma, con una quota di rifiuti riciclati passata dal 48% al 72 per cento. Virtuose per quanto riguarda il trasporto pubblico risultano Venezia e Brescia, dove in controtendenza rispetto alla perdita di utenti del resto d’Italia, continuano a crescere i passeggeri. Così come è stabile, significativo e consolidato, il calo del Pm10 a Verona, anche se il centro veneto resta ancora molto lontano da Pisa, capoluogo italiano con i valori più bassi di polveri sottili.
Grandi centri arrancano: a Roma zero solare sugli edifici pubblici – Male, invece, le grandi città. Palermo – quartultima nella classifica generale chiusa da Siracusa, Caserta e Vibo Valentia – ottiene risultati accettabili solo per i dati legati all’ozono e per numero di auto circolanti. Il rapporto di Legambiente boccia anche Milano: la metropoli lombarda si piazza al 73simo posto con i peggiori dati in assoluto per le medie dell’ozono ed è penultima nelle polveri sottili (fa peggio solo Frosinone), nei consumi idrici (solo Reggio Calabria la supera) ed è molto indietro anche sulla copertura dei consumi elettrici domestici provenienti da fonti rinnovabili (appena il 4%). Male Napoli (82esima) dove, al di là dei dati sulla raccolta differenziata, sono eccessive le perdite nella rete idrica (oltre il 40%) e le “infrastrutture dedicate alle bici sono praticamente quasi inesistenti”. Avranno un gran da fare anche le sindache di Roma e Torino, Virginia Raggi e Chiara Appendino, su temi cari al Movimento Cinque Stelle. La Capitale è 85esima in classifica generale: “Registra pessime medie per NO2, le perdite della rete idrica sfiorano il 45% – sostiene Legambiente – elevata produzione di rifiuti e zero solare installato su edifici pubblici”. Il capoluogo piemontese, infine, “fa molto male sia per quel che concerne il biossido di azoto, in cui va peggio solo Milano, che nelle medie delle polveri sottili”.