La Ragioneria generale dello Stato ha riscontrato problemi relativi a tre emendamenti. Martedì l'Aula, invece delle fiducia, voterà quindi il ritorno alla Bilancio. Che avrebbe invece dovuto avviare l'esame di ammissibilità sui 4.962 emendamenti alla ex finanziaria
Slitta l’approdo della legge di Bilancio nell’aula della Camera. Colpa di un “ingorgo” con il decreto fiscale collegato alla manovra, su cui il governo intendeva porre la fiducia martedì 15: la Ragioneria generale dello Stato ha riscontrato problemi di copertura relativi a tre emendamenti e il relatore di maggioranza ha quindi chiesto il rinvio del testo alle commissioni Bilancio e Finanze per le necessarie modifiche. Così martedì mattina l’aula voterà l’autorizzazione al rinvio e le commissioni dovranno dedicarsi a questo. E salterà l’esame di ammissibilità sui 4.962 emendamenti alla manovra che era previsto per le 11 nella Bilancio. L’ok in prima lettura al decreto sulla rottamazione delle cartelle sarà probabilmente posticipato a mercoledì. Resta da vedere se l’inizio delle votazioni sulla manovra in aula partirà giovedì 17 come era previsto dal calendario.
Le criticità rilevate dalla Ragioneria riguardano le modifiche introdotte sul regime dei minimi e sulla riscossione coattiva. La prima prevede che se il contribuente che applica il regime fiscale agevolato possa continuare a goderne anche se ha conseguito ricavi o compensi superiori alle soglie di legge (15mila euro) con l’applicazione dell’aliquota del 27% sulla quota eccedente il tetto. Questo però rischia di allargare a dismisura la platea degli aventi diritto, aumentando l’onere per le casse dello Stato. La seconda misura che dovrà essere rivista dispone che il pagamento spontaneo delle entrate degli enti locali è effettuato sul conto corrente di tesoreria dell’ente impositore o mediante F24, anche attraverso strumenti di pagamento elettronici, mentre per le entrate diverse da quelle tributarie il versamento è effettuato esclusivamente sul conto corrente di tesoreria o tramite strumenti elettronici. Governo e maggioranza decideranno ora se stralciare le norme o riscriverle con l’ok della Ragioneria. Occorre poi una correzione formale al comma 13bis dell’articolo 1 (quello sull’abolizione di Equitalia), che contiene un errato rimando di legge.
Il presidente della commissione Bilancio della Camera, Francesco Boccia, ha detto che alla luce del ritorno del decreto all’esame della commissione “chiederò che ogni riformulazione che abbia una spesa sia firmata dalla Ragioneria“. “Non inizio la discussione sulle riformulazioni – ha anticipato – se non c’è chiarezza ex ante sulle coperture”. Boccia ha ricordato un caso simile accaduto a luglio scorso, quando approdò in aula il decreto enti locali. Dopo il veto della Ragioneria ad alcune proposte emendative “non bollinabili“, Boccia scrisse una lettera al ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, per chiedere maggiore attenzione da parte dei rappresentanti del Tesoro nel corso delle operazioni di voto. “E’ del tutto evidente come un simile modo di procedere – aveva fatto notare allora Boccia nella lettera – possa pregiudicare il corretto svolgimento dei rapporti tra i competenti organi parlamentari e il Governo nell’ambito del procedimento legislativo”.