Secondo la Procura di Santa Maria Capua Vetere e il gip che ha accolto la richiesta di arresto il professionista si sarebbe fatto promettere una mazzetta da 200.000 euro dall’imprenditore dei rifiuti Alberto Di Nardi
Da stimato professionista apprezzato dalla Dda di Napoli al carcere con accuse pesantissime, il passo è breve. È la parabola del commercialista napoletano Salvatore Ziccardi, 54 anni, amministratore giudiziario nel casertano di beni sequestrati e confiscati alla camorra.
I carabinieri di Maddaloni gli hanno consegnato un’ordinanza che descrive capi di imputazione di tentata induzione indebita e turbativa d’asta. Secondo la Procura di Santa Maria Capua Vetere e il gip che ha accolto la richiesta di arresto, Ziccardi si sarebbe fatto promettere una mazzetta da 200.000 euro dall’imprenditore dei rifiuti Alberto Di Nardi. La somma, mai versata, sarebbe dovuta arrivare in cambio di una ‘soffiata’ sulla procedura di gara per la vendita dello zuccherificio Ex Ipam, di proprietà della Società commerciale Europea. Una storia nella storia, perché si tratta di un bene sequestrato alla famiglia di Dante Passarelli, ritenuto un punto di riferimento economico e finanziario del clan dei Casalesi e in particolare di Francesco Schiavone.
Passarelli è scomparso nel novembre 2004 a 50 anni in circostanze strane, precipitando da una veranda senza recinzione poco prima della sentenza del processo Spartacus che lo vedeva tra gli imputati. I procedimenti penali contro Dante Passarelli si sono ovviamente estinti, ma le procedure di sequestro e confisca dei suoi beni sono andate avanti. Ed il 26 settembre 2013 le agenzie hanno battuto la notizia di una maxi confisca da 700 milioni di euro nei confronti degli eredi Passarelli: 126 tra case e negozi, 51 garage e tre società. Un impero, nato e cresciuto grazie ad affari il cui fulcro era nello zuccherificio ex Ipam di Pignataro Maggiore, messo sotto sequestro preventivo e poi all’asta da Ziccardi nella sua qualità di amministratore giudiziario. Ora il pm contesta al commercialista di aver rivelato a Di Nardi notizie relative alle modalità di presentazione dell’offerta per lo zuccherificio da parte di un altro concorrente, tentando poi di indurre l’imprenditore a promettergli il versamento della maxi tangente per la buona riuscita dell’operazione. Ziccardi, difeso dall’avvocato Domenico Ciruzzi, ha provato a scagionarsi fornendo la sua versione dei fatti nel corso delle indagini. Non gli hanno creduto.
L’inchiesta è stata condotta tra il novembre e il maggio scorso ed è nata da altre indagini sulla corruzione dell’amministrazione comunale di Maddaloni. Anche questa è una storia nella storia: Di Nardi è l’imprenditore che per ottenere appalti nel ramo dei rifiuti avrebbe ‘unto’ a suon di tangenti l’ex sindaca azzurra Rosa De Lucia, arrestata a marzo. E le sue dichiarazioni ricorrono spesso nei recenti provvedimenti sulle presunte malversazioni nel casertano, come l’inchiesta ‘Assopigliatutto’ culminata a settembre nell’arresto, poi revocato, dell’ex presidente della Provincia di Caserta Angelo Di Costanzo e di decine di politici, imprenditori e funzionari. La Procura ha parlato di una nuova ‘Tangentopoli’, anche se i Riesami successivi hanno ridimensionato la portata delle accuse: in qualche caso mancherebbero i “riscontri esterni” alle parole di chi, come Di Nardi, ha denunciato e si è autodenunciato.