Asfalti speciali più silenziosi, robusti e drenanti. Ma anche energia per alimentare centrali termoelettriche e materiali speciali per realizzare cordoli, dossi stradali e persino campi sportivi. Il tutto riciclando gomme altrimenti destinate al macero
Vi può stimolare, l’idea di viaggiare su un asfalto nettamente più silenzioso di quelli convenzionali, ugualmente drenante e capace di maggior durata, ma soprattutto realizzato con una forte componente di sostenibilità? Il prodotto esiste ed è una realtà già da qualche anno, ma mai come ora risulta attuale vista la crescente coscienza ecologica: economia e sviluppo bilanciati con il riciclaggio assiduo sono ormai indicate come l’unica ricetta possibile per proseguire nello sviluppo senza esaurire le risorse, ormai scarse, del nostro pianeta.
Di asfalto ce ne sarà comunque sempre bisogno, anche una volta che dovese consolidarsi la una mobilità su base prevalentemente elettrica: un manto stradale realizzato sfruttando il polverino di gomma derivato dai vecchi pneumatici, perché è di questo che parliamo, torna sempre utile. I risultati di diverse misurazioni a riguardo sono stati ribaditi in occasione di un recente convegno a Rimini Fiera organizzato da Ecopneus (consorzio per il riciclaggio delle gomme che raggruppa Bridgestone, Continental, Goodyear Dunlop, Marangoni, Michelin e Pirelli) nell’ambito di Ecomondo.
Tali misurazioni sulle prestazioni di questa speciale superficie sono state compiute in forma multipla coinvolgendo tra l’altro la società di ricerca iPOOL Srl, in precedenza settore operativo interno al CNR di Pisa. Per le prove è stato impiegato un campione di asfalto “green” di 7mila metri quadrati all’interno della stessa area fieristica, misurando in media un abbattimento della rumorosità da traffico circolante pari a ben 5 decibel.
Risparmio di materie prime, riduzione dell’energia sfruttata, tecnologia: strumenti che anche in Italia, “possono aprire le porte a grosse opportunità di industrializzazione della produzione e degli impieghi di materiale riciclato”. Nello specifico, infatti, i pneumatici fuori uso (denominati PFU) vengono sottoposti a numerosi trattamenti che permettono di ricavare sia energia che materia. La prima permette di rispondere al fabbisogno energetico alimentando le centrali termoelettriche, grazie a caratteristiche chimico-fisiche che consentono di ottenere lo stesso potere calorifico del carbone.
Il materiale vero e proprio, scomposto, dà invece origine a due prodotti, granulo e polverino di gomma, oltre a una piccola quantità di acciaio da fondere e riutilizzare. La polvere si trasforma per l’appunto in asfalti speciali, più drenanti, silenziosi e duraturi, mentre i granuli servono per realizzare cordoli stradali, dossi artificiali, aiuole spartitraffico, mattonelle così come pannelli insonorizzanti per pareti e pavimentazioni anche adatte ad attività sportive.