“Nell’ambito dell’attività estorsiva dovevano pagare tutti”. Il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho ha illustrato nel corso di una conferenza stampa i dettagli dell’operazione “Sansone” nell’ambito della quale sono stati arrestati 26 appartenenti alla cosca Condello e alle famiglie mafiose Zito-Bertuca, Buda-Imerti e Garonfolo di Villa San Giovanni.
L’inchiesta del Ros, coordinata dai sostituti della Dda Giuseppe Lombardo e Anna Maria Frustaci, ha fatto luce su numerose estorsioni. In manette, oltre ai vertici della ‘ndrangheta di Archi e della cittadina in provincia di Reggio, è finito Pasquale Calabrese, imprenditore di riferimento della cosca Bertuca e impegnato in numerosi appalti pubblici.
“Certamente – ha affermato il procuratore De Raho – uno degli imprenditori che si occupava dei lavori della Salerno Reggio Calabria e del Ponte è stato oggetto del fermo. Ha una contestazione di partecipazione all’associazione mafiosa. Almeno per il quadro indiziario valutato dalla Procura della Repubblica è ritenuto un elemento della cosca”.
Possiamo dire che la ’ndrangheta aspira a mettere le mani sull’appalto per il Ponte? “Questa – ha risposto il magistrato – è una deduzione che certamente sulla base degli elementi giornalistici può anche avanzarsi”.
Durante la conferenza stampa, è intervenuto anche il generale Giuseppe Governale, comandante del Ros, secondo cui: “I clan non avevano bisogno di atti eclatanti per le estorsioni. Basta fare un nome a Villa San Giovanni che nessuno fiata. Abbiamo documentato almeno venti casi di estorsione nei confronti di aziende e di società. Nessuno ha denunciato”.
Non tocca l’indagine, ma il procuratore De Raho si è lanciato in uno sfogo circa le famiglie mafiose coinvolte nell’inchiesta “Sansone”: “La cosca Zito-Bertuca controlla da oltre 25 anni Villa San Giovanni dove nel 1991 venne ucciso il giudice Scopelliti. È stato un omicidio che non viene dimenticato dalla Procura della Repubblica. Certamente chi l’ha commesso prima o poi verrà identificato”