Vittorio Andrei, il rapper ventiduenne noto come “Cranio Randagio” morto sabato scorso a Roma, non aveva anomalie cardiache o cerebrali. Il medico legale ha stilato un primo referto nel quale si parla di insufficienza cardiaca, in attesa degli altri esami di laboratorio sui tessuti prelevati. Intanto la procura, che sulla morte di “Cranio Randagio” ha aperto un fascicolo a carico di ignoti ipotizzando il reato di morte come conseguenza di altro delitto, ha disposto la restituzione della salma ai familiari affinché possa essere celebrato il funerale.
E’ il pm Mariarosaria Guglielmi ad occuparsi della ricostruzione delle ultime ore di vita del rapper. Venerdì sera Vittorio era ad una festa in casa di un suo amico nel quartiere Balduina. Secondo alcuni partecipanti al party, scandito anche dal consumo di alcol e marijuana, il musicista si sarebbe addormentato ed il mattino successivo, una volta sveglio, avrebbe perso improvvisamente i sensi accasciandosi davanti ai suoi stessi amici. Inutile l’intervento del 118 chiamato dai ragazzi che avevano organizzato la festa.
Del caso si occupa il commissariato Monte Mario. Gli agenti, diretti da Claudio Cacace, hanno effettuato una perquisizione nell’appartamento sabato assieme alla polizia scientifica. Non si esclude che alla base del decesso possa esserci un mix di alcol e marijuana, ma solo la conclusione dell’autopsia potrà dare risposte ad ogni quesito. Nell’appartamento, però, non sarebbe stato trovato né hashish né altre sostanze. Secondo Repubblica Roma ci sarebbero almeno tre cose che non tornano quanto alla sera della morte di Vittorio: “Alle cinque di mattina, dopo «esserci ammazzati di canne », come hanno detto agli inquirenti, otto di loro se ne vanno. Restano i due fratelli, Vittorio e un altro. Alle 9 il padre, Marco Valerio Bonolis, rientra in casa e trova i 4 ancora svegli. Poi esce. E da qui tutto si fa un po’ confuso: sarebbero infatti andati a letto subito dopo l’uscita del padre e poi si sarebbero tutti svegliati intorno alle 14, tranne Vittorio. Cercano di svegliarlo, non ci riescono. Uno dei fratelli va a cercare un medico che vive nel palazzo e che però non c’è, l’altro chiama il padre e la madre. Che arrivano non si capisce quando.Così come non si capisce chi abbia chiamato il 118 e perché soltanto alle 15.05, e cioè oltre un’ora dopo, secondo il loro racconto, la scoperta delle condizioni di Vittorio. La polizia sta aspettando di acquisire i tabulati e le registrazioni del 118 per avere un quadro più completo della situazione. Altro elemento che non convince gli inquirenti è il fatto che la casa fosse assolutamente “pulita”: «ci siamo ammazzati di canne», come hanno raccontato, ma nell’appartamento la scientifica non ha trovato neanche un mozzicone”.