Dopo l’approvazione in commissione, l'emendamento che allargava le maglie del regime forfettario era dato per assodato. Ma lunedì la Ragioneria si è accorta che mancavano coperture per 30 milioni nel 2017 e 80 milioni nel 2018. E per non accumulare ritardi, si è deciso per lo stralcio. Il tributarista: "Il rischio è che se una partita Iva è vicina al limite, faccia del nero pur di non superare la soglia di reddito"
Un buco nelle coperture scovato dalla Ragioneria generale dello Stato. E la necessità di portare il prima possibile il decreto Fiscale al voto di fiducia, in modo da evitare un ingorgo nei lavori alla Camera che causerebbe ritardi nell’approvazione della legge di Bilancio. Per questi motivi un emendamento al decreto Fiscale a favore delle partite Iva in regime forfettario, il regime introdotto due anni fa per sostituire quello dei minimi, è stato stralciato dal decreto Fiscale. Eppure l’emendamento, presentato da Area popolare, era già stato approvato in commissione Bilancio nei giorni scorsi e aveva ricevuto l’apprezzamento per esempio della Cna, la Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa.
La norma serviva a consentire ai freelance e ai piccoli imprenditori di non dovere rinunciare per forza al regime forfettario in caso di superamento della soglia di fatturato prevista. Se lo sforamento fosse avvenuto per non più di due anni (anche non consecutivi) in un quinquennio e per non più di 15mila euro, per conservare il regime che garantisce un’aliquota sostitutiva all’Irpef del 15% (5% per nuove attività) sarebbe stato sufficiente versare un’imposta del 27% sulla parte di reddito sopra soglia. Una novità a vantaggio per esempio di chi, superando il tetto nel 2016, passerà al regime ordinario con una serie di oneri amministrativi, senza poter rientrare nel regime agevolato fino al 2018, dopo un anno in cui il reddito è rimasto sotto il limite previsto.
Dopo l’approvazione in commissione, la norma era ormai data per assodata da tutti. Ma lunedì la Ragioneria si è accorta che mancavano coperture per 30 milioni nel 2017 e 80 milioni nel 2018. Così il decreto, che era già passato dalla commissione all’Aula, è stato rimandato in commissione. E qui, per non accumulare ritardi, si è deciso per lo stralcio dell’emendamento contestato. Possibile che la misura, una volta trovate le coperture, verrà ripresentata come emendamento alla legge di Bilancio, cosa già prospettata sia da Area popolare che dal presidente della commissione Bilancio Francesco Boccia (Pd). Ma le critiche non mancano: “È stata stralciata una norma a favore di giovani e nuove imprese – commenta Giorgio Infranca, avvocato tributarista dello studio milanese Roveda e associati -. Il rischio è che se una partita Iva è vicina al limite, faccia del nero pur di non superare la soglia di reddito. Considerando questo effetto, è probabile che la mancanza delle coperture sarebbe controbilanciata da un’emersione del sommerso”. Una misura del genere, secondo Anna Soru, presidente dell’associazione delle partite Iva Acta, “limiterebbe un po’ l’effetto depressivo dei regimi agevolati, che spesso riducono la spinta alla crescita in quanto il freelance non ha convenienza a superare il fatturato di 30mila euro se non è sicuro di un balzo consistente”.