Secondo quanto riportato da La Stampa, il sottosegretario Luca Lotti ha presentato denuncia alla procura di Firenze contro l'utente Beatrice Di Maio per una serie di messaggi che riguardano l'esecutivo. I dem hanno depositato un'interrogazione in Parlamento chiedendo di sapere se i vertici sono a conoscenza dell'attività del soggetto, mentre il leader dal sito ha replicato: "Sveglia! E' solo una persona che scrive online"
Palazzo Chigi contro l’account Twitter satirico pro M5s che porta il nome di Beatrice Di Maio (@BeatricedimaDi). Il sottosegretario Luca Lotti, secondo quanto scrive la Stampa, ha presentato denuncia alla Procura di Firenze contro l’utente che ha all’attivo 14mila follower e circa 5mila tweet. Sotto accusa in particolare alcuni post contro il Pd e il governo che risalgono a quando venne diffusa la notizia dell’inchiesta lucana sul petrolio che ha portato alle dimissioni della ministra allo Sviluppo economico Federica Guidi. Sull’argomento il Pd ha presentato due interrogazioni in Parlamento: “Esiste una struttura”, si legge, “che lavora nel web con il compito di diffamare con notizie false il Pd e le istituzioni della Repubblica? Se vero, da chi è controllata e in che modo è organizzata? Di questa preoccupante ipotesi di una macchina del fango costruita ad arte a favore del M5s ne sanno qualcosa Luigi Di Maio, Beppe Grillo, Davide Casaleggio, Alessandro Di Battista?”. Il Movimento Cinque Stelle ha risposto alle accuse attraverso il blog: “Per i nuovi complottisti di regime se un cittadino scrive su Twitter qualcosa a favore del M5s è un complotto, ci deve essere qualcosa sotto, è un fake. Sveglia! E’ una persona che scrive su twitter. Pd e Lotti sono ridicoli perché perdono tempo con i complotti”.
Scorrendo il profilo finito al centro delle polemiche si trovano immagini e vignette con messaggi ironici, fumetti satirici e post che rilanciano semplicemente video di musica. Non c’è traccia invece di informazioni false o diffamazione. Ad esempio viene contestata la pubblicazione di una foto del Capo dello Stato e del Quirinale con la bandiera della Total e la scritta “Per alcuni il silenzio è d’oro… quello di Mattarella è d’oro nero!”. Di fatto quelli erano i giorni dell’inchiesta Tempa Rossa e le opposizioni chiedevano che il presidente della Repubblica prendesse posizione sulla vicenda. Oppure viene citata a sfavore dell’account, la scelta di diffondere la foto della ministra Maria Elena Boschi associata all’hashtag Total: in quelle settimane la collega Guidi si sarebbe dimessa per la vicenda e più volte l’esecutivo è stato contestato.
Beatrice Di Maio ha quindi un’attività molto simile a quella di altre decine di utenti presenti su Twitter. Nella foto profilo si vede una ragazza che davanti al viso espone un cartello con la scritta “Io voto No”, presumibilmente in riferimento al referendum sulla Costituzione. Seguono una serie di post pro M5s e contro il governo. Nella maggior parte dei casi sono foto di politici accompagnate da messaggi satirici e che assomigliano a tanti altri che si possono trovare in rete. Il tono è sempre quello dell’ironia e della provocazione. Ad esempio fissa in alto c’è la foto della Boschi che parla al telefono e la scritta: “Pronto Banca Etruria? È una cosa importantissima mi passa il mi babbo o il fratello o la mi cognata o il mi cugino?”. Perché quel riferimento? A marzo 2016 è uscita la notizia che il padre della ministra era indagato per concorso esterno in bancarotta fraudolenta nell’ambito dell’inchiesta sulla banca. Nella serie sulla ministra, Beatrice Di Maio ha anche condiviso una foto che la ritrae ad Oxford accompagnandola con gli hashtag #Lacricca #Total e #Quartierino: era il periodo in cui si discuteva dell’inchiesta lucana, anche in rete, e le parole chiave usate da chi contestava il governo erano quelle. Quindi ancora una volta nessuno dei tweet può essere definito falso: sono battute o provocazioni che partono da fatti avvenuti realmente e documentati dalla stampa.
L’accusa, riportata da la Stampa, è che l’account di Beatrice Di Maio abbia “un andamento assai ingegnerizzato”, e che sia una “struttura” che “si mimetizza con l’attività spontanea (degli utenti “veri”, ndr) come un albero in una foresta”. E quindi “eventuali falsi e calunnie, ovunque generate, si viralizzano” e poi vengono “anonimizzati, quindi meno denunciabili”. Su questo, dice il quotidiano torinese, si basa la denuncia del sottosegretario Lotti che mette al centro la domanda: “C’è una centrale che gestisce materialmente questi account?”.
La #satira è una grande dimostrazione, la più alta espressione, di #libertà e #democrazia.
Cit.— beatrice di maio (@BeatricedimaDi) November 16, 2016
Sul tema il Pd ha deciso di presentare due interrogazioni in Parlamento, chiedendo se dietro l’attività dell’account ci sia una rete più estesa. “Di questa preoccupante ipotesi di una macchina del fango costruita ad arte a favore del M5s”, ha detto Fiano, “ne sanno qualcosa il vice presidente della Camera Luigi Di Maio, ne sanno qualcosa Grillo, Davide Casaleggio, Di Battista? Oppure ancora una volta saranno bravi a urlare nei loro comizi ma a tacere quando si tratta di ipotesi così gravi che li riguardano?”. Stessa domanda pongono Puglisi e Marcucci: “Fa capo al M5S una macchina del fango che ha il compito di diffondere notizie false e diffamatorie contro il governo e le istituzioni?”. Secondo i due senatori, “bisogna verificare puntualmente se esiste una centrale di cyber propaganda che muove falsi account in grado di inquinare il dibattito politico e di rendere virali vere e proprie menzogne che colpiscono le istituzioni e se questa centrale risponda direttamente ad un partito”. Ai parlamentari democratici hanno risposto i capigruppo dei Cinquestelle, Giulia Grillo e Luigi Gaetti: “Troviamo ridicolo che il sottosegretario Lotti e il principale partito di maggioranza dedichino tempo a vere e proprie stupidaggini, che nulla hanno a che vedere con il Movimento 5 stelle. Il governo piuttosto che dedicarsi al cyber-onanismo pensi ai veri problemi del Paese: la disoccupazione, i problemi della sanità, il dissesto ambientale, la corruzione e la povertà”.