di Francesco Bochicchio
Il 4 dicembre io voterò No. Ma non sarà un No sdegnato ed infuriato contro chi attenta ai miei diritti costituzionali. Sarà piuttosto un No infastidito, di quelli con cui si risponde al venditore ambulante o a quello porta a porta che cerca di venderti qualcosa che non ti serve. Perché per me la proposta di riforma costituzionale ha dentro buone idee e cose negative e nel complesso le seconde prevalgono sulle prime ma non in maniera schiacciante. Questo il mio ragionamento.
1. Nuovo Senato
Il bicameralismo perfetto per me non funziona. Immagino che i padri costituenti abbiano voluto cercare la qualità e la continuità del sistema legislativo, affiancando ad una Camera puramente “plebiscitaria“, e quindi soggetta a spinte “populiste” e “giovaniliste”, un Senato che è votato da gente più “matura” e che ha al suo interno un certo numero di “personalità eminenti”, opportunamente nominate senatori a vita da illuminati Presidenti della Repubblica (anch’essi senatori a vita ).
Ma oggi come oggi Senato e Camera sono equivalenti nel bene e soprattutto nel male, specie se eletti con leggi elettorali simili. Quindi ben venga l’eliminazione del Senato a patto che si introduca un vincolo di rappresentatività nella legge elettorale per la Camera (del tipo “la percentuale dei seggi assegnati ad un partito non può discostarsi più del 5% dalla percentuale dei voti ricevuti”). Oppure, se si insiste con una Camera la cui rappresentatività sia falsata da un abnorme premio di maggioranza (ci sono metodi migliori per assicurare la governabilità) allora ci vorrà un Senato eletto con metodo puramente proporzionale a cui affidare, anche in esclusiva, i ruoli di garanzia: elezione del presidente della Repubblica, designazione dei membri “politici” della Corte Costituzionale, istituzione delle commissioni di inchiesta parlamentari. Ma un Senato eletto indirettamente dai Consigli regionali, che sono votati con sistemi variamente maggioritari, è esso stesso maggioritario: è stato calcolato che, con l’attuale composizione delle giunte regionali, il Pd, partito di maggioranza relativa con circa il 30% di consensi, avrebbe 54 senatori su 100. E poi dove sarebbero i super-eroi in grado di fare bene sia il sindaco che il Senatore?
Per fortuna qualcuno ha pensato bene di elevare la soglia minima per eleggere il presidente della Repubblica al 60% dei presenti, per cui il partito di maggioranza relativa non riuscirebbe mai ad eleggerlo da solo: pur avendo 340 seggi alla Camera, che è il massimo concesso dall’Italicum al vincitore delle elezioni, gli servirebbero quasi il 100% dei voti dei senatori per raggiungere il 60% dell’assemblea congiunta Senato + Camera dei deputati, a meno che i parlamentari dell’opposizione non decidano di assentarsi in massa, nel qual caso si meritano il peggior presidente possibile.