Il giudice del lavoro Federica Ferrari ha accolto il ricorso di Loredana Rossi, 45 anni, stabilendo che “il trasferimento della madre di un figlio in età scolare comporta un vulnus non altrimenti riparabile alla vita coniugale e familiare”. L’insegnante campana avrà diritto a un posto in Molise o nel Lazio come aveva richiesto nella domanda di mobilità
Da Pietravairano, in provincia di Caserta, era stata trasferita a Pavia ma il giudice del lavoro Federica Ferrari ha accolto il ricorso della maestra Loredana Rossi, 45 anni, stabilendo che “il trasferimento della madre di un figlio in età scolare comporta un vulnus non altrimenti riparabile alla vita coniugale e familiare”. L’insegnante campana avrà diritto a un posto in Molise o nel Lazio come aveva richiesto nella domanda di mobilità. Una vittoria per la maestra Loredana ma anche una sentenza unica che potrebbe fare scuola e vedere molte altre mamme o papà docenti ricorrere alle vie legali per ottenere l’avvicinamento a casa.
Il giudice Ferrari ha motivato la sua decisione facendo appello all’articolo 30 della Costituzione che stabilisce il “diritto- dovere dei genitori di mantenere, istruire ed educare i figli” ma anche al 31 che “tutela la maternità e l’infanzia” oltre che al 37 dove è sancito che dev’essere “consentito l’adempimento dell’essenziale funzione familiare”.
Non solo. Il tribunale di Pavia ha tenuto conto anche della necessità che la maestra Rossi ha di assistere la suocera disabile: “Il tutto risulterebbe – cita l’ordinanza – complicato dal fatto che l’assegnazione de quo non consentirebbe in alcun modo alla ricorrente di viaggiare giornalmente tra il luogo di residenza familiare (la Campania) e la sede di insegnamento (la Lombardia) al fine di poter assicurare la sua presenza in famiglia, stante la notevole distanza tra le due regioni. Il mancato subitaneo accoglimento della domanda pregiudicherebbe irrimediabilmente non solo lo status di lavoratore e la libertà di esercizio della professione ma anche la vita personale e familiare, danni non suscettibili di ristoro”.
Alla notizia della notifica la maestra Rossi ha esultato: “Il giudice ha deciso per la famiglia e non per la mancanza dei criteri adottati dal Miur. Finalmente avrò una cattedra in Molise e potrò tornare a casa”.
Una storia iniziata come quella di molte altre mamme insegnanti nei mesi estivi con la richiesta di mobilità: “Con la ‘Buona Scuola’ dopo anni di precariato a Caserta sono entrata di ruolo a Perugia dove ho svolto un anno di servizio tornando a casa ogni fine settimana per stare vicino ai miei figli e all’anziana suocera. Quest’anno avevo individuato tra gli ambiti territoriali per la mobilità la sede di Campobasso perché c’erano colleghi con un punteggio inferiore al mio ma l’algoritmo del Miur mi ha trasferito a Pavia. Non avevo scelto sedi lontane consapevole del fatto che ero impossibilitata ad andarci per la mia situazione famigliare: ho due figli adolescenti; mio marito è un militare e lavora fuori regione e i miei genitori sono anziani. A Pavia non sarei potuta restare nemmeno per ragioni economiche ma di là di questo come sarei potuta tornare dai miei figli ogni settimana?”.
Loredana non si è arresa: “Ho provato la strada della conciliazione ma non c’è stato nulla da fare. A quel punto ho deciso da sola, senza alcun sindacato ma con l’aiuto del mio legale di ricorrere alle vie legali. Finché ero a Perugia riuscivo a provvedere alle necessità di casa mia ma non potevo restare a 800 chilometri da casa pensando che se fosse successo qualcosa nemmeno sarei potuta tornare in fretta a Pietravairano”.