LA VERITA’ NEGATA di Mick Jackson. Con Rachel Weisz, Tom Wilkinson, Timothy Spall. (Usa/GB, 2016) Durata: 105’ Voto 4/5 (DT)
1994, tra gli Stati Uniti, Londra, l’Europa e Auschwitz. Lo “storico” negazionista inglese David Irving cita per diffamazione la professoressa di storia statunitense Deborah Lipstadt. Nel suo libro Denying the Holocaust: The Growing Assault on Truth and Memory, primo studio sistematico sul negazionismo antisemita al mondo, la Lipstadt avrebbe accusato Irving di aver manipolato la storia a fini personali negando l’esistenza dell’Olocausto. Vicenda legale che si fa molto seria quando la Lipstadt scopre che per il sistema giuridico inglese tocca all’imputato l’onere della prova per dimostrare la propria innocenza. Per difendere se stessa dovrà quindi provare in aula, assieme ad un pool di avvocati che hanno difeso perfino la principessa Diana nel divorzio da Carlo d’Inghilterra, che l’Olocausto non è un’invenzione. Courtroom drama teso e serrato con almeno un paio di attori davvero sublimi (Wilkson e Spall su tutti), La verità negata si basa su accadimenti reali intercorsi nel volgere di un decennio trasformati in sobrio e metodico racconto scritto senza sbavature da David Hare.
La regia di Jackson lascia poi spazio all’emersione di almeno un paio di elementi drammaturgici dirimenti: l’ovvia ma complicata dimostrazione materiale di un fatto storico tragicamente assodato come lo stermino nazista di 6 milioni di ebrei; e il non facile rapporto tra la Lipstadt e i suoi avvocati che in nome della vittoria della causa la obbligano a togliere di torno le testimonianze dei sopravvissuti ai lager e soprattutto la sua voce dal banco dei testimoni. Il pregio maggiore del film è così racchiuso nella battuta “Non diamo nulla per scontato, servono prove” pronunciato dalla difesa della protagonista. Come se per sbarazzarsi della folle spregiudicatezza di Irving ci fosse davvero bisogno di ricominciare faticosamente da capo la ricerca storica. Comunque: repetita iuvant.