PER MIO FIGLIO di Frédéric Mermoud. Con Emmanuelle Devos, Nathalie Baye, David Clavel. (Francia/Svizzera, 2016) Durata: 90’. Voto 2,5/5 (DT)

L’ossessione di Diane è ritrovare la donna bionda che al volante di una Mercedes color beige (la “moka” del titolo originale) ha ucciso suo figlio in un incidente stradale. Uscita nottetempo dalla casa di cura dove è ricoverata dopo lo shock, grazie ad un investigatore privato riesuma informazioni da alcuni testimoni del misfatto e risale ai possibili proprietari dell’auto trasferendosi letteralmente da Losanna in Svizzera ad Evian in Francia con tanto di pistola in tasca. Lì scopre che la possibile omicida potrebbe essere Marlene, elegante proprietaria di un salone di bellezza in rotta col suo atletico boyfriend e la figlia ventenne. La Mercedes Moka di Marie risulta in vendita così Diane si intrufola nel nucleo familiare intessendo rapporti di finta amicizia con ognuno dei tre fino all’agnizione finale che rivelerà il colpevole. Costruito attorno ad un concetto di tempo piuttosto piatto, senza ostentazione di follie o disperazioni esibite dai singoli, il thriller di Mermoud acquisisce la sua dimessa forza dal continuo confronto/incontro/svelamento tra Diane e il terzetto di possibili assassini del figlio. Lasciando stare impropri confronti con Chabrol, l’impressione di fondo è che comunque manchi sempre qualche appiglio (narrativo, performativo, registico) a cui aggrapparsi per iniziare a girare sulla giostra del film, che altrimenti lascia lo spettatore ad osservare la superfice piana di un’opera che scorre comunque dignitosa verso un finale a sorpresa.