Termina così il procedimento di secondo gradosui fatti della Valle di Susa. Gli imputati erano in tutto 47. I difensori: "Condanne spropositate". Quelle più alte restano quelle a 4 anni e 6 mesi di carcere inflitte in primo grado
Nessuna attenuante per aver agito per motivi di particolari valori morali e sociali. In primo grado il processo era finito con 47 condanne e sei assoluzioni, oggi in appello a Torino le condanne sono state 38 condanne. Cuore del dibattimento gli scontri che avvennero nella notte tra il 26 e il 27 giugno 2011 quando migliaia di sostenitori della causa No Tav non solo abitanti della Val di Susa – si radunano intorno alla “Libera repubblica della Maddalena” (Chiomonte) per opporsi all’arrivo delle ruspe e delle forze dell’ordine che dovevano prendere il controllo dell’area prima del 30 giugno, altrimenti l’Italia avrebbe perso una parte di finanziamenti. Dalla loro opposizione nascono gli scontri con gli agenti, scontri che si replicano in maniera più dura il 3 luglio quando, al termine di una marcia, dei gruppi si distaccano per andare ad “assediare” l’area del cantiere.
In secondo grado le condanne più alte restano quelle a 4 anni e 6 mesi di carcere inflitte in primo. “È stata riconosciuta la legittimità dell’operato delle forze dell’ordine in occasione degli scontri in Valle di Susa di cui ci siamo occupati e, soprattutto, non è stata riconosciuta agli imputati l’attenuante di avere agito per particolari motivi di valore sociale, contro la quale mi ero battuto duramente”, ha detto il procuratore generale del Piemonte, Francesco Saluzzo, subito dopo la lettura della sentenza.
“La sentenza di primo grado non ci piaceva. Questo è un piccolo passo in avanti, ma non è ancora sufficiente – ha commentato Claudio Novaro, uno dei difensori – alcune condanne sono state ridimensionate. Ci sono stati casi di riconoscimento delle attenuanti generiche e di attribuzione della condizionale. Ma altre condanne restano francamente sproporzionate rispetto all’entità dei fatti e facciamo fatica a capire il motivo. Bisogna riconoscere il contesto entro il quale maturarono quei fatti”.
Un corteo di No Tav è stato improvvisato a Torino da almeno un centinaio di attivisti, al corteo pacifico era presenti gli imputati e le persone che avevano seguito l’udienza fra il pubblico. C’era anche Francesca Frediani, consigliera regionale del M5S.
Il pg: “Rischio avvicinamento ai livelli delle Farc” – Se i giudici giustificano comportamenti “violenti, antidemocratici e antilibertari” c’è il rischio di “avvicinarsi pericolosamente ai livelli delle Farc“, aveva detto in mattinata il pg Saluzzo nel ribadire le richieste di condanna per 47 imputati. Secondo l’accusa fu “un’azione militare”
Il magistrato, dopo avere affermato che “la lotta del movimento contro il Tav può avere valenza sociale ma deve svolgersi nel perimetro della legge”, aveva parlato dell’esistenza di “frange e gruppuscoli che hanno fatto della violenza un sistema che gira per l’Italia e l’Europa ma non ha nulla a che vedere con le legittime manifestazioni di protesta”. Rispetto alle sue prime richieste (circa 180 anni di carcere in tutto) il pg aveva proposto una leggera riduzione per alcune posizioni.
“Non mi pare – aveva osservato ancora il pg – si possa parlare di eccessività della pena perché siamo in presenza di fatti che connotano una condotta pericolosa e violenta”. Il pg aveva poi aggiunto che a suo avviso non devono essere concesse le attenuanti generiche oltre a quelle già concesse in primo grado in quanto nessuno degli imputati ha rivisto la sua posizione durante in processo. Saluzzo lo scorso ottobre aveva avanzato richieste di condanna per complessivi 140 anni.