“Pura fantascienza”. Al telefono dell’amministratore delegato di Live Nation Roberto De Luca risponde un suo collaboratore. “Cazzate”. Questa la sua opinione sul giallo che getta nuovo scalpore nel mondo della musica all’indomani delle perquisizioni effettuate nelle sedi della multinazionale dei live e di Vivo Concerti. Giallo sulla gola profonda intervistata di spalle dalle Iene che ha consentito di scoperchiare lo scandalo dei biglietti venduti da Live Nation direttamente ai siti di bagarinaggio online. Perché se la trasmissione di Italia Uno ha spacciato quella persona per la dipendente di uno di questi siti, ora salta fuori l’ipotesi che invece si tratti di Antonella Lodi, direttrice operativa della stessa Live Nation. Il Corriere della sera dà la cosa per possibile, Repubblica addirittura per certa. Ma questa ricostruzione lascia basita anche la concorrenza. “Sarebbe esattamente come dire che Antonella Lodi ha deciso di distruggere la carriera a lei e alla persona che l’ha inventata, Roberto De Luca – commenta Clemente Zard, da poche settimane amministratore delegato di Vivo Concerti -. Sono due persone molto unite. C’è quasi un amore tra di loro, mi sembra follia. Sono stretti collaboratori. Mi sembra strano che lei possa avere fatto una cosa del genere. Che sia la gola profonda che ha fatto disintegrare Live Nation”.
Le indagini per associazione a delinquere e truffa
Facciamo un passo indietro. Dopo il caso dei concerti di Bruce Springsteen e dei Coldplay, settimana scorsa le Iene hanno affrontato in un primo servizio la questione delle migliaia di biglietti che spesso scompaiono poco dopo la messa in vendita sul sito TicketOne, canale ufficiale per l’online, per ricomparire sui siti di secondary ticketing. La trasmissione ha dimostrato come, in almeno un caso, molti biglietti siano stati immessi sul mercato secondario direttamente da Live Nation, che poi si è tenuta per sé il 90% del sovrapprezzo realizzato dai bagarini digitali. Questa settimana la seconda puntata: anche un altro promoter, Vivo Concerti, avrebbe ceduto direttamente biglietti a siti di secondary ticketing, senza passare per Ticket One. Ieri le perquisizioni della guardia di finanza nelle sedi di entrambe le società. A predisporle la procura di Milano che al momento indaga su tre persone: De Luca, la possibile gola profonda Antonella Lodi e Corrado Rizzotto, fino al mese scorso amministratore delegato di Vivo e oggi nei ranghi di Indipendente Concerti, società partner di Live Nation.
“Per quanto riguarda Vivo Concerti, tutte le accuse sul secondary ticketing riguardano la passata gestione di Rizzotto”, dice al telefono Clemente Zard, che ha preso il posto di Rizzotto solo da qualche settimana. Per quest’ultimo, come per De Luca e Lodi, l’ipotesi di reato è quella dell’associazione a delinquere finalizzata alla truffa. Se nel corso delle indagini il tutto venisse derubricato a truffa, per arrivare a un processo ci sarà bisogno della querela della parte danneggiata. Non gli acquirenti finali dei biglietti, ma TicketOne, la società che fino all’anno prossimo ha l’esclusiva per le vendite online dei tagliandi degli eventi organizzati da molti promoter e che, nei casi sotto indagine, si è vista scavalcare. Per il momento TicketOne non ha voluto “soffiare sul fuoco”, per usare le parole del suo amministratore delegato Stefano Lionetti. A soffiare sul fuoco dello scandalo è stato invece Ferdinando Salzano, amministratore delegato di Friends&Partners, concorrente di Live Nation nell’organizzazione dei concerti. Una settimane fa Salzano ha infatti indetto una conferenza stampa insieme a Claudio Maioli, manager di Luciano Ligabue, per prendere le distanze da quanto emerso nel caso di Live Nation, “un pentolone di merda che sta colpendo la musica italiana”. Tanto da invitare gli altri operatori che dovessero avere avuto rapporti diretti con i siti di secondary ticketing ad autodenunciarsi. “Live Nation non è l’unica – ha detto Salzano -. Ci sono anche altri organizzatori”. E in effetti, pochi giorni dopo, è saltato fuori il nome di Rizzotto per Vivo Concerti.
Il legame tra Friends&Partners e Vivo Concerti
C’è una cosa, però, che sinora nessuno ha fatto ancora notare. E che contribuisce a complicare ancora di più il quadro. Ovvero il legame tra Friends&Partners e Vivo Concerti. L’azionista di riferimento di entrambe le società è infatti lo stesso, la casa discografica Warner Music Group Italy, che da un lato controlla con il 60% la società di cui Salzano è amministratore delegato e socio di minoranza. Mentre dall’altro ha la piena proprietà di Vivo Concerti, dopo l’acquisizione avvenuta nel 2011. Anche il presidente delle due società è lo stesso, e cioè Marco Alboni, che ricopre il medesimo ruolo in Warner. Una posizione a due facce verso il secondary ticketing, quella di Warner? Alboni, contattato via sms mentre è all’estero, invita ilfattoquotidiano.it a parlare con Zard e preferisce non commentare “un’indagine su una persona che non lavora con noi. L’indagine riguarda quella persona e non Vivo”. Solo che Rizzotto lavorava per loro fino al mese scorso. E a volte, oltre alle indagini, ci sono anche le questioni di opportunità. Questioni su cui Zard risponde, sostenendo che “Warner non ha nessun legame con Vivo Concerti a livello operativo, è solo un investitore finanziario. L’amministratore delegato ha totale autonomia nella scelta delle biglietterie, per cui a monte Alboni non è a conoscenza di questi circuiti”. Le scelte legate al secondary ticketing, come detto, Zard le riconduce unicamente a Rizzotto: “Alboni non ha rinnovato il suo contratto a ha chiamato me”. Rivendica la propria autonomia da Warner anche Salzano. Le sue parole contro il sistema del bagarinaggio online si sono rivoltate contro il suo principale azionista? “Non mi sembra ci siano responsabilità di Alboni, ma di Rizzotto – risponde l’amministratore delegato di F&P -. Ogni amministratore delegato è responsabile delle proprie azioni. Friends&Partners è una società completamente autonoma e ha una posizione chiara contro il secondary ticketing. Warner non ha nessun ruolo operativo dentro F&P”.