Chi ha contanti in cassetta di sicurezza è un criminale o almeno un evasore fiscale? Secondo il procuratore della Repubblica di Milano Francesco Greco “i contanti rinchiusi in cassetta di sicurezza in Italia e all’estero sono […] sempre denaro di provenienza illecita“. Un’affermazione apodittica spiegabile solo col fatto che nella sua attività s’è imbattuto regolarmente in mazzette di banconote di provenienza illecita.
Ma soprattutto hanno generato preoccupazioni i commenti alla riapertura della cosiddetta voluntary disclosure con la possibilità di sanare capitali in contanti, provenienti da evasione fiscale. Parrebbe che molti che hanno banconote, oro o gioielli in cassetta di sicurezza dovrebbero autodenunciarsi (di cosa poi?) e pagare pesanti imposte e sanzioni al fisco. Si veda per es. il Corriere della Sera.
Così c’è chi riporta a casa gioielli di famiglia, temendo verifiche d’imperio del contenuto delle sue cassette di sicurezza. Tutto ciò è infondato e conseguenza anche della cosiddetta guerra al contante, una trovata delle banche italiane, con l’aiuto della Banca d’Italia e delle solite pessime associazioni di consumatori.
In ogni caso nei caveau delle banche non ci sono solo soldi della mafia o di evasori. Molti risparmiatori hanno prelevato e tengono contanti per motivi prudenziali: per paura dei fallimenti bancari a partire dal 2008 con Lehman Brothers, per timore di prelievi forzosi ecc., al limite per cautelarsi da un’uscita dall’euro. Li ha indotti a ciò il buon senso e magari i messaggi provenienti dalla banca centrale tedesca, che insiste sulla funzione di riserva di valore del contante (Wertaufbewahrungsfunktion). Si veda il Bargeldsymposium oppure, per chi non ama le troppe consonanti del tedesco, un mio articolo sul Fatto.
I risparmiatori che hanno in cassette di sicurezza, casseforti o nascondigli casalinghi banconote in euro, dollari ecc. di provenienza regolare hanno il pieno diritto di tenerli dove preferiscono, di spenderli, volendo anche di riversarli in banca e nei limiti previsti di portarli all’estero. A più forte ragione viva tranquillo chi ha gioielli comprati, ereditati o ricevuti in regalo, logicamente privi delle relative fatture d’acquisto.
L’autodenuncia (voluntary disclosure) riguarda i proventi di evasione fiscale, non in generale i contanti in qualunque valuta, le monete d’oro, etc. che uno possiede. La cosa sembrerebbe ovvia ma, letti certi articoli, è il caso di dirla.