di Enzo Marzo
Ormai non se ne parla più. Incombono altri avvenimenti e il terribile terremoto è scivolato in pagine sempre più allo sprofondo. Così, come per L’Aquila, il destino dell’Umbria e delle Marche è segnato, dato che sono due regioni “italiane” e quindi non si possono sottrarre alla retorica dell’immediata commozione buonista e al rigurgito divorante dell’indifferenza successiva. Purtroppo non entra nella testa degli italiani che il loro Paese è sotto perenne rischio sismico. E che molte risorse dovrebbero essere adoperate per la prevenzione. Tutto qui.
Ci dobbiamo arrendere? Periodicamente una parte del Paese è destinata a essere distrutta e a piangere i propri morti, anche perché qualche volta ci permettiamo alcune birichinate come le unioni civili e Dio giustamente si arrabbia e ci punisce. Senza spiegarci però perché colpisce una regione di santi come l’Umbria e non Venezia che è stata culla di deliziosi libertinismi irreligiosi. Questo ci fa venire in mente un dibattito che ebbe un grande clamore all’indomani del terribile terremoto di Lisbona del 1755, con quasi centomila morti.
Fu inaugurato da Voltaire che pose l’interrogativo: perché è toccato alla piissima Lisbona e non alla dissoluta Amsterdam? La domanda ridicolizza tutta la Teodicea di Leibniz. Si evidenzia il tallone d’Achille d’ogni religione: perché Dio è indifferente o causa prima di dolore? Lo ha riconosciuto anche il teologo Kung: nessuno può spiegare il rapporto tra il male e la divinità, onnipotente e infinitamente buona. Come ci insegnano falsamente da bambini.
Le ragioni individuate da Radio Maria sono farneticanti ma possiedono la logica di voler giustificare un Dio altrimenti accusabile d’essere dedito al Male. O almeno di non impedirlo. Meno intellegibile è la ragione per cui una radio privata debba prendere sussidi assai cospicui dallo Stato. Forse la spiegazione avrebbe bisogno delle speculazioni di un nuovo Leibniz (io però la risposta ce l’ho: siamo in un Paese con politici irrimediabilmente clericali).
Ma forse hanno ragione gli scettici che affermano che nulla è davvero spiegabile. Per esempio, come si spiega che ci rassegniamo al fatto che in Italia per puntellare una chiesa pericolante occorrono due mesi di scartoffie, con conseguente pianto al più che prevedibile precipitare della medesima, oppure come non siano inseguiti con prodotti ortofrutticoli molto maturi quei presidenti del Consiglio improvvisati che mentre frana il paese prendono platealmente per i fondelli gli italiani tutti con la geniale idea della costruzione di un ponte, come quello sullo Stretto di Messina, in una zona tristemente nota per uno dei più gravi disastri sismici che ci siano capitati nel Novecento.
Dopo l’ultima Leopolda ho dovuto rivedere alcune mie opinioni. Pensavo (con molti dubbi) che per il referendum di dicembre tutti gli sforzi dovessero essere convogliati a spiegare ai cittadini, pezzo per pezzo, i guasti che deriverebbero da quel cumulo di cambiamenti partoriti da dilettanti tutti tesi a sfasciare lo Stato di diritto e comunque certamente a spaccare il paese in due. Sbagliavo. Ora è chiaro che la vera linea di Renzi è quella iniziale.
Si era intestato quella “deforma”, poi sotto la spinta di Napolitano e altri è sembrato che cambiasse idea e che si defilasse un po’. Invece ha ripreso con veemenza la sua arroganza che con ogni mezzo (anche il più truffaldino) ha trasformato il referendum in un giudizio di Dio sulla sua persona e sul suo operato. Va bene. Allora andiamo a votare pensando a una riforma (quando è risibile questa parola) della Tv che accentra nelle mani di uno solo tutto il potere sulla comunicazione pubblica, oppure l’ipotesi copiata dal fascismo dell’intervento del governo sulla nomina dei professori universitari.
Pensiamo anche alla complicità indecente con un Verdini, una vera tragica macchietta di padre costituente, al partito della nazione, alla mancata ripresa economica, e non cadiamo nel raggiro che si tratterebbe di scegliere nei litigi del Nazareno sui quali il disinteresse nazionale dovrebbe essere totale, essendo baruffe chiozzotte tra cadaveri viventi. E pensiamo alla sua demagogia che è offensiva soprattutto perché è sfacciata, ostentata.
E pensiamo a quella legge elettorale giudicata “ottima” da Renzi solo perché è un incostituzionale vestito su misura su di lui, peccato però in tempi più propizi ormai passati da un bel pezzo. Proprio la campagna referendaria che va conducendo Renzi dovrebbe aver aperto gli occhi anche ai ciechi più ostinati. È un uomo pericoloso per la democrazia, per sua scelta si vota sulla sua politica, altro che sul Cnel. Allora come non votare No?