Sono trentacinque le lettere che alla fine di ottobre hanno raggiunto gli ex vertici di Banca Etruria. Le ha inviate la Consob annunciando l’inizio del procedimento sanzionatorio amministrativo previsto dalla legge. Riguardano le obbligazioni subordinate emesse dall’istituto tra il 2012 e il 2013, quelle che poi sono state azzerate dal decreto di risoluzione del 22 novembre di un anno fa. A riceverle trenta ex amministratori o dirigenti ovvero i membri degli ultimi due consigli d’amministrazione, i due direttori generali che hanno guidato la struttura della vecchia Bpel nel periodo finale della sua esistenza, Luca Bronchi e Daniele Cabiati, e altri dirigenti in cima alla scala gerarchica esecutiva.

Le contestazioni più gravi secondo quanto si apprende sono dirette ai componenti del Consiglio di amministrazione presieduto da Giuseppe Fornasari, che cessò dall’incarico nel maggio 2014, il cda che decise l’emissione delle subordinate per rafforzare il patrimonio di vigilanza e in particolare le ultime due emissioni di giugno e ottobre 2013 per un valore di circa 160 milioni. Al Consiglio successivo, guidato da Lorenzo Rosi, si contesta di non aver modificato subito il profilo di rischio dei titoli visto l’aggravarsi della situazione finanziaria della banca. Il padre del ministro Maria Elena Boschi, Pierluigi, ha fatto parte di entrambi i consigli di amministrazione (del secondo è stato vicepresidente). La lettera consente ai destinatari di difendersi e di presentare le proprie controdeduzioni. Poi Consob deciderà se irrogare le multe che possono teoricamente arrivare fino a 250mila euro a testa.

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