La prima autosospensione e i nomi dei primi indagati che rimbalzano tra gli ambienti giudiziari e quelli del meet up. Si sveglia così il Movimento 5 Stelle nel day after di quello che è stato probabilmente il momento cruciale nella vicenda delle firme false presentate a sostegno della lista per le amministrative di Palermo del 2012. Con un post scriptum comparso in calce ad un post sul blog, ieri Beppe Grillo aveva chiesto “a tutti gli indagati nell’inchiesta di Palermo di sospendersi immediatamente dal Movimento 5 Stelle non appena verranno a conoscenza dell’indagine nei loro confronti, a tutela dell’immagine del Movimento e di tutti i suoi iscritti”.
In serata, quindi, dopo un paio di smentite era arrivato il primo passo indietro: quello di Claudia La Rocca, la deputata regionale che aveva deciso di andare a sedersi davanti ai pm per rispondere a tutte le domande dell’inchiesta. C’era anche lei tra gli attivisti che la notte del 4 aprile del 2012 si trattennero in sede per finire quello che in una mail viene definito come “un estenuante lavoro”. Che tipo di lavoro? Per l’inchiesta delle Iene, la trasmissione di Mediaset che ha fatto scoppiare il caso, si tratta della copiatura di centinaia di firme, raccolte in un primo momento in alcuni moduli che però contenevano un errore nel luogo di nascita di uno dei candidati al consiglio comunale. È rispondendo alle domande dei pm Dino Petralia e Claudia Ferrari che la posizione della La Rocca è passata da testimone a indagata: e ieri la deputata ha quindi annunciato di essersi autosospesa dal Movimento. “La sua scelta, sicuramente non semplice, denota una coerenza che va senz’altro apprezzata”, dicono gli altri 13 deputati regionali, molti dei quali sono già stati ascoltati in Procura come persone informate sui fatti.
Intanto cominciano a circolare i nomi degli altri indagati, come la deputata nazionale Claudia Mannino e l’aspirante candidato sindaco Samanta Busalacchi: sono le due persone accusate dall’attivista Vincenzo Pintagro, che ai microfoni della trasmissione Mediaset aveva raccontato di essere stato presente quando le firme vennero ricopiate. Ma non solo. Nel registro degli indagati compaiono anche i nomi di due attivisti “pentiti”: interrogati dai pm avrebbero ammesso di avere a loro volta collaborato alla ricopiatura delle firme. Ancora da chiarire, invece, è la posizione dell’ex capogruppo alla Camera Riccardo Nuti, candidato sindaco nel 2012: nei giorni scorsi aveva annunciato di essere a disposizione dei magistrati per essere ascoltato, ma secondo alcune indiscrezioni sarebbe stato accusato da alcuni testimoni di essere stato al corrente della vicenda delle firme.
L’inchiesta però rischia di allargarsi a macchia d’olio: secondo la legge il reato ipotizzato dagli inquirenti – e cioè quello previsto dall’articolo 90 del Testo Unico 570 del 1960 – deve essere contestato non solo a chi ha alterato gli atti relativi all’elezione ma anche a chi ne ha tratto beneficio. In via ipotetica si tratta dell’intera lista di candidati al consiglio comunale, in cui figurano molti futuri eletti alla Camera e all’Ars. “Oggi in una fase in cui non sappiamo nemmeno i nomi degli indagati l’appello di chiedere di autosospendersi a chi dovesse ricevere una notizia di indagine è il primo passo e dimostra che non facciamo sconti a nessuno – dice il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio da Padova – Le forze politiche si giudicano da come reagiscono a questi fatti e noi chiediamo sempre a chi si trova coinvolto in un’inchiesta di farsi da parte”. Sulla stessa lunghezza d’onda Alessandro Di Battista che da Crotone promette a sua volta l’intenzione di “non fare sconti a nessuno”, mentre da Potenza Matteo Renzi attacca: “Fate conto di essere di quel partito lì – ha detto il premier – un partito che sta difendendo le firme false, i rimborsi del Senato se no gli salta l’ufficio comunicazione, un partito che grida al complotto. Fate conto di essere quel partito lì, volevate cambiare la storia e state cambiando la geografia”.
Intanto in questi giorni parecchi sostenitori del M5s sono stati convocati dalla Digos che gli ha sottoposto i moduli depositati nel 2012: messi davanti a quella che doveva essere la loro firma non hanno potuto fare altro che disconoscerne la grafia. È anche per questo motivo che il clima all’interno del meet up palermitano è tutt’altro che disteso: molti attivisti, per esempio, contestano ai deputati nazionali la scelta di voler querelare Pintagro, ma soprattutto la decisione di chiedere alle Iene il diritto di replica. In realtà quella che doveva essere una puntata riparatrice ha nuovamente acceso i riflettori sulla vicenda delle firme in un momento in cui l’inchiesta giornalistica ormai conclusa.
Adesso tra i grillini palermitani è in corso un conto alla rovescia, visto che la prossima settimana la procura di Palermo interrogherà tutte le persone indagate: è a quel punto che si farà un minimo di chiarezza su una vicenda che definire controversa è un eufemismo. La speranza della base palermitana del M5s è che dopo le autosospensioni degli indagati vengano “scongelate” anche le Comunarie, cioè le elezioni online per scegliere il candidato sindaco da contrapporre a Leoluca Orlando nella primavera del 2017. In 122 hanno inviato il proprio curriculum e da settembre attendono un qualsiasi tipo di segnale dai vertici.
Politica
Firme false M5s Palermo, tra gli indagati la deputata nazionale Mannino. Ora interrogatori, poi via alle Comunarie
Dopo l'autosospensione dell'eletta regionale La Rocca, dall'inchiesta emerge anche il nome della parlamentare e dell'aspirante candidato sindaco Samanta Busalacchi
La prima autosospensione e i nomi dei primi indagati che rimbalzano tra gli ambienti giudiziari e quelli del meet up. Si sveglia così il Movimento 5 Stelle nel day after di quello che è stato probabilmente il momento cruciale nella vicenda delle firme false presentate a sostegno della lista per le amministrative di Palermo del 2012. Con un post scriptum comparso in calce ad un post sul blog, ieri Beppe Grillo aveva chiesto “a tutti gli indagati nell’inchiesta di Palermo di sospendersi immediatamente dal Movimento 5 Stelle non appena verranno a conoscenza dell’indagine nei loro confronti, a tutela dell’immagine del Movimento e di tutti i suoi iscritti”.
In serata, quindi, dopo un paio di smentite era arrivato il primo passo indietro: quello di Claudia La Rocca, la deputata regionale che aveva deciso di andare a sedersi davanti ai pm per rispondere a tutte le domande dell’inchiesta. C’era anche lei tra gli attivisti che la notte del 4 aprile del 2012 si trattennero in sede per finire quello che in una mail viene definito come “un estenuante lavoro”. Che tipo di lavoro? Per l’inchiesta delle Iene, la trasmissione di Mediaset che ha fatto scoppiare il caso, si tratta della copiatura di centinaia di firme, raccolte in un primo momento in alcuni moduli che però contenevano un errore nel luogo di nascita di uno dei candidati al consiglio comunale. È rispondendo alle domande dei pm Dino Petralia e Claudia Ferrari che la posizione della La Rocca è passata da testimone a indagata: e ieri la deputata ha quindi annunciato di essersi autosospesa dal Movimento. “La sua scelta, sicuramente non semplice, denota una coerenza che va senz’altro apprezzata”, dicono gli altri 13 deputati regionali, molti dei quali sono già stati ascoltati in Procura come persone informate sui fatti.
Intanto cominciano a circolare i nomi degli altri indagati, come la deputata nazionale Claudia Mannino e l’aspirante candidato sindaco Samanta Busalacchi: sono le due persone accusate dall’attivista Vincenzo Pintagro, che ai microfoni della trasmissione Mediaset aveva raccontato di essere stato presente quando le firme vennero ricopiate. Ma non solo. Nel registro degli indagati compaiono anche i nomi di due attivisti “pentiti”: interrogati dai pm avrebbero ammesso di avere a loro volta collaborato alla ricopiatura delle firme. Ancora da chiarire, invece, è la posizione dell’ex capogruppo alla Camera Riccardo Nuti, candidato sindaco nel 2012: nei giorni scorsi aveva annunciato di essere a disposizione dei magistrati per essere ascoltato, ma secondo alcune indiscrezioni sarebbe stato accusato da alcuni testimoni di essere stato al corrente della vicenda delle firme.
L’inchiesta però rischia di allargarsi a macchia d’olio: secondo la legge il reato ipotizzato dagli inquirenti – e cioè quello previsto dall’articolo 90 del Testo Unico 570 del 1960 – deve essere contestato non solo a chi ha alterato gli atti relativi all’elezione ma anche a chi ne ha tratto beneficio. In via ipotetica si tratta dell’intera lista di candidati al consiglio comunale, in cui figurano molti futuri eletti alla Camera e all’Ars. “Oggi in una fase in cui non sappiamo nemmeno i nomi degli indagati l’appello di chiedere di autosospendersi a chi dovesse ricevere una notizia di indagine è il primo passo e dimostra che non facciamo sconti a nessuno – dice il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio da Padova – Le forze politiche si giudicano da come reagiscono a questi fatti e noi chiediamo sempre a chi si trova coinvolto in un’inchiesta di farsi da parte”. Sulla stessa lunghezza d’onda Alessandro Di Battista che da Crotone promette a sua volta l’intenzione di “non fare sconti a nessuno”, mentre da Potenza Matteo Renzi attacca: “Fate conto di essere di quel partito lì – ha detto il premier – un partito che sta difendendo le firme false, i rimborsi del Senato se no gli salta l’ufficio comunicazione, un partito che grida al complotto. Fate conto di essere quel partito lì, volevate cambiare la storia e state cambiando la geografia”.
Intanto in questi giorni parecchi sostenitori del M5s sono stati convocati dalla Digos che gli ha sottoposto i moduli depositati nel 2012: messi davanti a quella che doveva essere la loro firma non hanno potuto fare altro che disconoscerne la grafia. È anche per questo motivo che il clima all’interno del meet up palermitano è tutt’altro che disteso: molti attivisti, per esempio, contestano ai deputati nazionali la scelta di voler querelare Pintagro, ma soprattutto la decisione di chiedere alle Iene il diritto di replica. In realtà quella che doveva essere una puntata riparatrice ha nuovamente acceso i riflettori sulla vicenda delle firme in un momento in cui l’inchiesta giornalistica ormai conclusa.
Adesso tra i grillini palermitani è in corso un conto alla rovescia, visto che la prossima settimana la procura di Palermo interrogherà tutte le persone indagate: è a quel punto che si farà un minimo di chiarezza su una vicenda che definire controversa è un eufemismo. La speranza della base palermitana del M5s è che dopo le autosospensioni degli indagati vengano “scongelate” anche le Comunarie, cioè le elezioni online per scegliere il candidato sindaco da contrapporre a Leoluca Orlando nella primavera del 2017. In 122 hanno inviato il proprio curriculum e da settembre attendono un qualsiasi tipo di segnale dai vertici.
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Furto in una cabina elettrica alla stazione di Roma Aurelia. Salvini porta il complotto in Parlamento: “A giorni riferirò in Aula”
Palermo, 19 gen. (Adnkronos) - "Il sindaco, unitamente alla giunta, e il presidente del consiglio, unitamente all’intero consiglio comunale, condannano fermamente l’infame aggressione perpetrata, nella giornata di oggi, ai danni di un nostro concittadino settantaduenne ad opera di due malviventi, che dopo avere tentato di estorcergli del denaro, al rifiuto dell’uomo, lo hanno letteralmente massacrato, lasciandolo a terra, nella pubblica via, gravemente ferito". Così il sindaco di Lentini (Siracusa), Rosario Lo Faro dopo la rapina all'anziano rimasto gravemente ferito.
"Un atto di barbarie, insopportabile per l’intera comunità lentinese, che travalica ogni limite di tolleranza, di fronte al quale, una volta assicurati alla giustizia i due balordi, il Comune di Lentini non esiterà a costituirsi parte civile nel processo allo scopo di chiederne la massima punizione- dice -Da ultimo, interpretando il pensiero della città, ci auguriamo che la vittima possa, al più presto, riprendersi per ritornare all’affetto dei suoi familiari".
Palermo, 19 gen. (Adnkronos) - Un anziano di 72 anni è ricoverato in gravissime condizioni dopo essere stato rapinato con violenza. E' successo a Lentini, nel Siracusano, in via Libertà, a pochi passi dallo stadio comunale. Secondo una prima ricostruzione degli inquirenti il pensionato stava passeggiando da solo quando è stato avvicinato da due persone, che avrebbero preteso dei soldi. Al rifiuto dell’uomo, i due hanno iniziato a massacrarlo con violenza, con calci e pugni, anche in faccia. A dare l'allarme sono stati i passanti che hanno messo in fuga i due mentre il 72enne è stato trasportato al Pronto soccorso dell’ospedale di Lentini dove è arrivato in gravissime condizioni. E’ in prognosi riservata. Ha una commozione cerebrale. La Procura ha aperto una inchiesta.
Tel Aviv, 19 gen. (Adnkronos) - Romi Gonen, Emili Damari e Doron Steinbrecher. Sono loro le tre donne che, secondo quanto anticipato da Hamas, dovrebbero essere liberate alle 4 di questo pomeriggio (le tre ora italiana), dopo l'accordo raggiunto sul cessate il fuoco entrato in vigore questa mattina.
Emili Damari, 28 anni, ha doppia cittadinanza britannica, mentre Doron Steinbrecher, 31 anni, è romena. Entrambe erano state rapite da Kfar Aza il 7 ottobre del 2023. Steinbrecher, che è una infermiera veterinaria, viveva accanto alle abitazioni della sorella sposata e dei genitori nel kibbutz. "Sono arrivati. Mi prendono", aveva detto in un messaggio vocale inviato ai suoi amici la mattina del 7 ottobre. Damari si trovava nel suo appartamento quando sono arrivati i miliziani di Hamas che le hanno sparato a una mano e hanno ucciso il suo cane, Chooka. E' stata anche ferita alla gamba da una scheggia di proiettile. E' stata caricata sulla sua auto e portata a Gaza, come ha testimoniato la madre.
Romi Gonen era stata catturata mentre cercava di scappare in auto con amici, proprio mentre era al telefono con la madre Meirav. "Mi hanno colpito mamma, sto perdendo sangue. Tutti in macchina stanno perdendo sangue", erano state le ultime parole alla madre quel giorno. Poco dopo, le forze israeliane hanno trovato l'auto vuota. E il telefono di Romi è stato tracciato a Gaza. Un ostaggio rilasciato lo scorso novembre aveva rivelato alla famiglia che Romi era viva, ma non in buone condizioni di salute.
Caltagirone (Catania), 19 gen.(Adnkronos) - "Nella Commissione Europea è vietata qualsiasi manifestazione religiosa, come se l'Europa fosse priva di radici e priva di valori. Io lo facevo apposta, facevo il presepe e mettevo il crocifisso nel mio ufficio, quando ero commissario europeo". Lo ha detto il ministro degli Esteri e leader di Fi Antonio Tajani, intervenendo a Caltagirone (Catania) a un incontro su Don Luigi Sturzo.
Caltagirone (Catania), 19 gen. (Adnkronos) - "E' finita la stagione del partito unico dei cristiani, però credo che non possa esserci una rinuncia dei cristiani a esprimere le proprie idee e i propri valori, anche nell'agire politico. Essere cristiani non è un fatto privato, che riguarda solo la nostra coscienza. Per un politico cristiano valgono tutte le cose che ha detto don Luigi Sturzo nei suoi lunghi anni di impegno. Significa di avere il coraggio di fare delle scelte, già il coraggio di dirsi cristiani". Lo ha detto il vicepremier Antonio Tajani, intervenendo a Caltagirone a un incontro organizzato in ricordo di don Sturzo. "C'è il timore di dire 'sono cristiano', non è mica un marchio di infamia. Puoi applicare alla politica i valori cristiani".
Caltagirone, 19 gen. (Adnkronos) - "Io domani mattina sarò in Israele e poi sarò a Ramallah, in Cisgiordania, per sostenere la pace, per incoraggiare questa tregua che è ancora molto fragile". Così il ministro degli Esteri Antonio Tajani a margine della sua visita a Caltagirone (Catania) per ricordare don Sturzo.
Tregua che "poi deve trasformarsi veramente in un momento di pace. Un cessate il fuoco che sta cominciando ora. Bisogna che tutte le parti facciano il massimo perché possa consolidarsi, che da una prima fase poi si possa passare alla seconda e poi alla terza. L'Italia vuole essere protagonista di questa costruzione di pace, come lo è stata in passato. E in Israele e in Palestina andrò a ripetere questo messaggio".
"L'Italia vuole essere anche garante di questa tregua e mi auguro che si possa in futuro anche avere la riunificazione della Palestina, Gaza e Cisgiordania, per poi dar vita, in futuro, ad uno Stato palestinese che riconosca Israele e sia riconosciuto da Israele. L'obiettivo è sempre quello della pace e mi auguro anche che si possa finalmente arrivare a sottoscrivere gli accordi di Abramo, che sono quelli che invisi ad Hamas, hanno provocato tutto quello che è successo in questi mesi", ha detto ancora il ministro.
"Bisogna capire che il cessate il fuoco, in queste prime fasi, è ancora fragilee bisogna fare il possibile per sostenere le parti - ha sottolineato Tajani - A mano a mano che, da un lato, aumenterà il flusso di ostaggiche tornerà a casa e, dall’altro il flusso degli aiuti alimentari ed energetici, dovremo far crescere la fiducia reciproca e la voglia di porre definitivamente fine al conflitto. Sarà molto difficile, ma è ciò su cui dobbiamo lavorare. Per questo la mia missione di domani servirà a dare un chiaro segnale che con la pace e la stabilità, di Israele ma anche dell’intera regione, finisce l’isolamento".
"Anp non può ancora riprendere il controllo di Gaza. Dobbiamo lavorare per una positiva prima fase di 6 settimane per aprire le porte alla seconda. L'Italia con la Ue e con i paesi amici arabi sarà impegnata in questa lunga maratona per costruire la pace", ha quindi aggiunto Tajani.
"In Libano adesso dovrà essere presa una decisione. Noi abbiamo un candidato che è di i altissimo livello, mi auguro che sia gradito sia ai libanesi sia agli israeliani, quindi credo che possa si possa raggiungere questo obiettivo", ha detto ancora il vicepremier rispondendo ai giornalisti che gli chiedevano se l'Italia conferma le truppe Unifil con l'Italia al comando. "Abbiamo sempre dimostrato, con i nostri militari, di essere protagonisti di pace, graditi a tutti, come sono graditi i nostri carabinieri in Palestina così le nostre truppe, che sono parte dell'Unifil, sono gradite per la loro capacità di integrarsi nel territorio, di saper rispettare tutte le diverse identità. Ecco, sono fondamentali per la costruzione della pace in quell'area tormentata nel Medio Oriente, dove noi vogliamo, ripeto, essere protagonisti e portatori di pace", ha concluso.
Tel Aviv, 19 gen. (Adnkronos) - Romi Gonen, Emili Damari e Doron Steinbrecher. Sono loro le tre donne che, secondo quanto anticipato da Hamas, dovrebbero essere liberate alle 4 di questo pomeriggio (le tre ora italiana), dopo l'accordo raggiunto sul cessate il fuoco entrato in vigore questa mattina.
Emili Damari, 28 anni, ha doppia cittadinanza britannica, mentre Doron Steinbrecher, 31 anni, è romena. Entrambe erano state rapite da Kfar Aza il 7 ottobre del 2023. Steinbrecher, che è una infermiera veterinaria, viveva accanto alle abitazioni della sorella sposata e dei genitori nel kibbutz. "Sono arrivati. Mi prendono", aveva detto in un messaggio vocale inviato ai suoi amici la mattina del 7 ottobre. Damari si trovava nel suo appartamento quando sono arrivati i miliziani di Hamas che le hanno sparato a una mano e hanno ucciso il suo cane, Chooka. E' stata anche ferita alla gamba da una scheggia di proiettile. E' stata caricata sulla sua auto e portata a Gaza, come ha testimoniato la madre.
Romi Gonen era stata catturata mentre cercava di scappare in auto con amici, proprio mentre era al telefono con la madre Meirav. "Mi hanno colpito mamma, sto perdendo sangue. Tutti in macchina stanno perdendo sangue", erano state le ultime parole alla madre quel giorno. Poco dopo, le forze israeliane hanno trovato l'auto vuota. E il telefono di Romi è stato tracciato a Gaza. Un ostaggio rilasciato lo scorso novembre aveva rivelato alla famiglia che Romi era viva, ma non in buone condizioni di salute.