PEZZI D’AMORE SOTTO LE BOMBE
Dani Qappani. Mohadamyeh, Siria
I capelli di Dani sono già brizzolati a causa di quello che ha visto. Solo l’amore pare aver alleviato il dolore. “Mi sono sposato 15 giorni fa – racconta – ho conosciuto mia moglie su internet. Lei abitava in una zona sotto il controllo del governo, io in una assediata. Abbiamo parlato soltanto via chat per quattro anni, vivendo con la speranza di incontrarci. Poi, l’ultima volta che i lealisti hanno aperto un varco per i civili, lei ha lasciato tutto e è venuta a vivere con me. Ora è qui con me e si sta abituando. Però – dice affranto – credevo che avremmo vissuto in un altro modo, non in questo orrore”. Mohadamyeh è un microcosmo di ciò che in grande è la Siria: un perenne assedio. Paralizzata dall’impotenza, la popolazione ha resistito alla fame, vivendo da enclave forzata, separata dal resto del Paese: impossibilitata a uscire dai confini della città.
SAJJAD ABBAS, 23 anni. Sadr City, Iraq
A Sadr City, sobborgo di Baghdad, l’amore è questione di sguardi. Nella culla del fondamentalismo sciita incarnato dalla guida religiosa Moqtada al Sadr, ragazze e ragazzi incrociano i loro in un bazar: “Ci gettiamo fogliettini con il numero di telefono. Sei a un tavolo e lasci il numero di telefono in un tovagliolino di carta. Oppure incroci lo sguardo con una ragazza e getti a terra, tra i suoi piedi, palline di carta con il numero. Speri di ricevere una chiamata”, spiega Sajjad Abbas, che si è sposato prestissimo, a 21 anni. Troppo presto persino per la comunità in cui vive. “Io e mia moglie ci siamo sposati subito perché ci lega un amore fortissimo, ma qui la gente non crede che due ragazzi così giovani debbano essersi già sposati. E’ sconveniente”, ride.